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RECENSIONE: L’estate che ho ucciso mio nonno (Giulia Lombezzi)

L’estate che ho ucciso mio nonno di Giulia Lombezzi (Bollati Boringhieri)
RECENSIONE: L’estate che ho ucciso mio nonno (Giulia Lombezzi)

L'estate che ho ucciso mio nonno

Valutazione:
three-half-stars
Autore:
Pubblicato da:
Data uscita:
11/03/2025

Genere:
ISBN:
8833944344
ASIN:
B0DVGL264Y
Acquista:

La trama

Bisogna amare i propri nonni. Questo si è sentita ripetere Alice fin da piccola.
Ma quando suo nonno, da poco vedovo, viene a vivere con lei e la madre, la ragazza si rende conto che tale comandamento è inattuabile. Seppur debole e depresso, Andrea esercita su tutta la casa il proprio carattere brutale, portando Marta, la mamma di Alice, a uno stato di totale asservimento.
È come se un’intera generazione, con tutti i suoi dettami assurdi e violenti, si fosse insinuata nella vita delle due donne, impestandola di sigarette, imperativi e ricatti.
La rabbia di Alice cresce, alimentata dalla brace dei sedici anni. La mamma che conosceva sta scomparendo, e lei si sente come si fa a liberare qualcuno che non vuole essere libero? Che cos’è veramente l’emancipazione?
In un susseguirsi di badanti che vanno e vengono, sbronze liberatorie con gli amici del cuore, litigi con famigliari ciechi e sordi e una fame che non passa mai, Alice comincia a covare desideri bui, a pensare cose che non andrebbero pensate.
Il viaggio nel passato della madre, nel paese in cui è cresciuta, e lo svelamento di ciò che ad Alice è sempre stato nascosto risulta un punto di non Andrea deve sparire. L’unico modo per affrontare un mostro è diventare un mostro?
L’estate che ho ucciso mio nonno racconta, in una prima persona sarcastica, fragilissima e schietta, quanto fa male avere sedici anni, quante cicatrici lasciano i legami famigliari, e quanti demoni nasconde la parola amore.
E Giulia Lombezzi si rivela un talento immenso della giovane narrativa italiana.

 – Grido –

L’estate che ho ucciso mio nonno di Giulia Lombezzi (Bollati Boringhieri) è una lettura che mi ha stupito. Attirata da copertina e titolo, l’ho acquistato quando ero in vacanza a Lucca e l’ho divorato.  Ad attrarmi la tematica e la promessa di un libro senza filtri… e così è stato.

Mi sono trovata di fronte a un romanzo di formazione, a una storia carica di dolore (quali famiglie possono scappare dal dolore?) e di grande ironia.

L’estate che ho ucciso mio nonno di Giulia Lombezzi (Bollati Boringhieri)La voce narrante di L’estate che ho ucciso mio nonno è quella di Alice, una ragazzina che vive sola con la mamma separata. La sorella di Alice ha scelto di costruire la sua vita all’estero e Alice e la madre conducono una vita ordinaria da sole, senza grandi scossoni. L’equilibrio della famiglia viene rotto l’arrivo del nonno Andrea che non può più stare a casa da solo. La casa di Alice viene presto trasformata per l’arrivo di Andrea, le sculture di cui si occupa la madre vengono fatte sparire, compaiono letti, e rialzi in bagno e persino la cucina subisce molti cambiamenti: piatti poco conditi e più adatti ai gusti di quello che a tutti gli effetti si comporta come il capofamiglia.

All’inizio Andrea mi ha fatto una gran pena, si tratta di un uomo anziano che sprofonda sempre di più. Non riesce ad occuparsi di sé stesso e diventa, come spesso accade, sempre più egoista e pretenzioso. Tutto è dovuto e arriva gradualmente, nemmeno tanto, a stravolgere la vita delle due donne che trascorrono le loro giornate con questa ingombrante presenza in casa.

Ben presto in Alice, che vede la madre consumarsi sempre più, nasce un desiderio inconfessabile: vorrebbe vedere il nonno morto, addirittura ucciderlo.

Corteggiare il pensiero della sua morte in qualche modo mi placa.
Intorno a noi, là fuori, nelle case con dentro le famiglie si svolge l’estate, qua dentro non si svolge proprio un cazzo, la differenza tra un giorno e l’altro è il telegiornale. Ma siccome ha la sigla sempre uguale, le speaker sempre uguali e le pubblicità sempre uguali, alla fine se non ascolto con troppa attenzione anche le notizie non cambiano.
Questa sera Nonno soffia sulla tisana con un’attenzione che potrebbe fare tenerezza, se non fosse lui. Lo provo a sovrapporre con le foto che ho trovato negli album.
Cosa volevi alla mia età? Eri già via da tutto. Eri scappato dalla finestra.
C’erano dei pomeriggi in cui ti fermavi, quando sei diventato il Macellaio, per ricordarti l’odore della bambina che avevi allontanato? Se non fossi stato povero saresti stato capace di amare? Forse i bisnonni sono la prova che Tolstoj aveva torto e che coltivare la terra non ti rende altro che uno stronzo manesco? E colpa della mezzadria se voglio uccidere mio Nonno?

L’estate che ho ucciso mio nonno è senza filtri. Questa ragazzina, che esce e soprattutto messaggia con gli amici, vorrebbe soltanto indietro la sua vita di prima. Come tutti gli adolescenti vorrebbe essere vista dalla mamma. Ma nessuno la ascolta, a tutti gli altri membri della famiglia l’unica soluzione possibile sembra essere tenere in casa Andrea.  Ma loro non sanno cosa significa avere in casa Andrea:

«Gliel’hai lavato mai, il culo?»
«Alice!» tutti e tre, in coro.
L’ho detto veramente? Sì, e mi è pure piaciuto dirlo, quindi lo ridico. «A Nonno gliel’hai mai lavato, tu, il culo?»
Sento brace sotto le guance. «Dovresti provare, sai, è un’esperienza. Ti fa mettere le cose in prospettiva, come dici tu».
«Aly…»
«Ma tu non vivi qui, e non sai un cazzo, e non ci sei mai, quindi taci».

La rabbia di Alice è incontenibile. Le sue urla non vengono ascoltate, ogni tentativo di riavvicinarsi e salvare la madre fallisce perché non viene capito. Accusata di essere egoista e cattiva, viene imprigionata nel ruolo della bambina viziata ma è l’unica a vedere che in quel rapporto c’è qualcosa che non va.

L’estate che ho ucciso mio nonno ha il merito di distruggere il velo di romanticismo che c’è dietro alla famiglia che decide di prendersi cura di un membro in difficoltà. Ho apprezzato molto il linguaggio di Alice e l’ho trovato credibile, così come le sue reazioni. Andrea è un padre padrone, tutto gli è dovuto e più avanti si scopriranno segreti e bugie, ma anche senza colpo di scena (che avrei evitato) la storia e le decisioni dei personaggi sarebbero rimaste credibili.

L’estate che ho ucciso mio nonno è feroce e ironico allo stesso tempo, è un grido, un tentativo di autenticità, ad ogni costo.


L’estate che ho ucciso mio nonno è…

Un grido. Alice è una ragazza alle prese con i primi amori, fa i conti con le delusioni, la rottura dei suoi genitori, la lontananza di Francesca. Cerca sé stessa e vorrebbe farlo con la mamma accanto. Il suo grido di rabbia è anche disperato, vuole essere vista, ascoltata.

L’estate che ho ucciso mio nonno è un libro che mi è piaciuto, avrei tolto qualche pagina e appunto il colpo di scena che giustificherebbe determinate scelte (che fatica non fare spoiler) ma lo promuovo decisamente e devo ammettere che ho letto la prima parte in apnea.

Consigliato per chi è in cerca di una storia forte, coinvolgente e decisamente spiazzante.

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three-half-stars

Alcune note su Giulia Lombezzi

giulia lombezzi

Giulia Lombezzi, nata a Milano nel 1987, è drammaturga, sceneggiatrice e scrittrice. È stata finalista al premio Calvino 2020 col suo primo romanzo, La sostanza instabile (2021), premio Kihlgren Opera Prima nel 2022. Collabora con, tra gli altri, il Piccolo Teatro Grassi, il LAC di Lugano e l’Iranshahr Playhouse di Teheran. È tra gli autori del podcast di Storytel Mi dica tutto. Insegna presso la NABA e la Scuola Belleville di Milano e la Scuola Holden di Torino.

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