Dino Egger
La trama
Dino Egger appare in negativo. Ha l’evidenza del cratere. Il suo biografo non avrà vita facile... Dino Egger, questo nome proprio non evoca niente a nessuno, ed è un vero peccato. Benché la cosa sia perfettamente comprensibile, dato che Dino Egger non è mai esistito. Eppure avrebbe compiuto eccezionali imprese, stando ad Albert Moindre – già protagonista del romanzo intitolato "Santo cielo" (Prehistorica, 2022). Certo, va detto che Albert Moindre è un uomo modesto; Dino Egger invece era destinato a lasciare il segno nel nostro mondo. Perché non vide la luce, a dispetto delle sue straordinarie qualità? Quale sarebbe stata la sua grande opera letteraria? Non è possibile sperare ancora nella sua miracolosa apparizione? Albert Moindre si farà carico di rispondere a tutte queste domande, spazzando via oltre 2000 anni di vecchia metafisica.
– Esplosivo –
Uscirà domani in tutte le librerie Dino Egger di Éric Chevillard (Prehistorica editore). Per questo libro ho scelto di fare una recensione decisamente diversa. Quella che farei per un classico, perché so che questo testo è destinato a restare. Il mio rapporto con i libri di Chevillard non è lineare, alcuni li ho amati molto, altri mi hanno lasciato tiepida. su Dino Egger sinceramente non ho avuto mai un dubbio: è un capolavoro. Lo so, è una parola abusata, ma è decisamente la più calzante. Il tema delle possibilità mi ha sempre affascinato. Cosa sarebbe successo se…? Ma qui Chevillard fa qualcosa di diverso, costruisce un mondo alternativo basato su infinite possibilità e sulla loro negazione. Mettete una mentos nella bottiglia di Coca Cola: mi sono sentita così durante tutta la lettura del libro. Immaginate un autore in grado di mescolare metafisica, ironia, dolore e letteratura… ecco, non dovete immaginarlo, esiste già, è Chevillard. L’effetto che vi farà Dino Egger è inspiegabile, esplosivo. Veniamo ai dieci motivi per cui dovreste leggerlo, alcuni sono più seri di altri e spero di strapparvi un sorriso durante la lettura.
1 – Il protagonista è lo stesso di Santo cielo
Se avete letto Santo cielo (QUI la mia recensione) vi farà piacere sapere che in Dino Egger c’è il ritorno di Albert Moindre. Qui Albert non fa i conti con il regno dei cieli, non è lì per chiedere come e quando ha perso l’ombrello giallo a cui teneva, no, qui Albert ha una missione impossibile: scrivere la biografia di un uomo grandissimo. Una persona ordinaria come lui potrà mai riuscire nell’impresa?
2- Chevillard dimostra che è possibile scrivere una biografia impossibile
Chevillard si diverte a dimostrare che mentre molti autori sembrano incapaci di scrivere qualcosa che non riguardi sé stessi (lo dico io, non Chevillard), lui è in grado di scrivere tutto, anche la biografia di un uomo che non esiste. Avete capito bene: Dino Egger non è mai esistito. Da qui parte lo scrittore. Dino sarebbe stato un uomo magnifico, un uomo che avrebbe cambiato le sorti del mondo se solo fosse venuto al mondo. Albert Moindre ha l’arduo compito di raccontare una vita che non è stata. Quanto sarebbe stata importante la sua opera letteraria? E le sue scoperte sul mondo?
3- Il peso della leggerezza e quello del mondo
Dino Egger è un libro in grado di mettere in discussione ogni certezza (ci arriveremo dopo) ma non è un romanzo pedante, anzi. Chevillard rende leggera ogni cosa che tocca, ogni tematica, ogni oggetto viene esaminato, ribaltato e pesato fino a farlo diventare qualcosa d’altro. Ed è questa la vera magia, improvvisamente non è più importante chi è Dino Egger, ma chi non è mai stato.
4 – Il peso di chi non siamo
Credo che per approfondire questa voce non basterebbe un libro. A volte ha davvero più importanza chi non siamo, quello che non facciamo… che impatto ha la nostra mancanza di azione nella vita? Lo snocciolare di possibilità di Dino Egger costringe a pensare alle nostre occasioni mancate. A tutto quello che avrebbe potuto essere ma che non è stato. La parte difficile è costruire quel mondo e abitarlo.
5 – Lo stile
Sullo stile preferisco fare un passo indietro e far parlare l’autore. Io ho sottolineato intere pagine. Mi sono innamorata già dall’incipit, mi sono fatta trascinare in questo mondo ipotetico, molto più reale di quello in cui si muove Moindre. Perché alla fine Dino Egger è un paradosso.
Dino Egger appare in negativo. Ha l’evidenza del cratere. Il suo biografo non avrà vita facile, dato che il suo compito consiste nel farlo venire al mondo, nel dargli quella consistenza che gli fu rubata in seguito a una serie di malaugurate circostanze e sfavorevoli casualità.
Noterete che sto usando il condizionale con leggerezza e senza convinzione: fatto sta che non riesco ad accettare questa finzione che mio malgrado sancisce l’inesistenza in qualsiasi tempo e luogo di Dino Egger, Dio l’abbia in gloria, che avrei molto penato a inventare, di cui mi sono ridotto a immaginare vita morte e miracoli, partendo da nulla, questo nulla che non è nulla, che è piuttosto la mancanza di cui soffre ogni lucida coscienza, l’abisso che questa contempla, spaventata, in preda a una vertigine così stordente che in confronto l’immensità degli spazi infiniti è rassicurante, punteggiata di stelle dove riposare l’occhio e posare presto il tallone, se alla fine la conquista spaziale prenderà piede, malgrado il ritardo accumulato in seguito all’involontaria défaillance del suo più ardito pioniere, del più audace e geniale inventore aeronautico che la Terra avesse mai portato benché per qualche anno solamente, giusto il tempo che si costruisse un razzo e si sradicasse dal suolo sputando le sue fiamme.
6 – La tensione crescente
Dino Egger si legge come un thriller. Le pagine finali sono un crescendo… Albert Moindre ha preso una decisione, l’unica in grado di far apparire Dino Egger! O forse no, non è l’unica perché nel mondo delle NON possibilità le possibilità si moltiplicano. Non c’è un solo modo per salvare il mondo ma diversi, e tutti hanno un prezzo particolarmente alto per Moindre. Le righe finali ci conducono verso un nuovo inizio, beffardo e un po’ amaro. O forse luminoso e necessario. Chi può dirlo?
7 – Ha la copertina più bella che vedrete quest’anno
Vi ricorda qualcosa la copertina? Magari un certo Escher? Ebbene sì, la copertina è sua. Mi emoziona pensare che ho seguito da lontano l’evolversi della copertina. Per un libro così ci voleva una grande opera senza se e senza ma e così Prehistorica è andata in Olanda per vestire Dino Egger con una copertina pazzesca.
8 – Il piacere di perdere il controllo
Alzi la mano chi è un manico del controllo come me! Nella vita sono fatta così, devo sempre controllare tutto, nelle letture amo l’imprevedibilità. Mi piace la fatica fatta sulle pagine, che sia emotiva o intellettiva, mi piace essere condotta dove non avrei mai pensato. E Dino Egger ci porta in un mondo fatto di “cose” che non ci sono e proprio per questo il loro peso è schiacciante.
9 – Il lettore è l’unico padrone
Dino Egger non è stato scritto per moda, per noia o per qualunque altro motivo futile. Dino Egger è nato dalla penna di Chevillard solo ed unicamente per il lettore. Potrebbe sembrare una banalità ma non lo è. Questo libro è stato scritto per noi, per spingerci al limite, per spiazzarci… solo per noi. E scusate se è poco.
10 – Non troverete mai un libro simile a Dino Egger
Non troverete mai un libro simile a questo, lo dico senza timore di smentita. Chevillard non scimmiotta nessuno è unico. Può piacere oppure no ma sicuramente la sua voce è originale, controcorrente e decisamente spiazzante. Ci sono pochi autori in grado di rendere la lettura un fatto così fisico. Penso a quanto si sta scomodi leggendo Sul riccio, a quanto ad un certo punto sembri strano il mondo reale rispetto a Sul soffitto... e potrei andare avanti. Ma se non vi ho convito finora dubito che lo farò alle battute finali. So di non essere scesa nei dettagli ma vorrei che vi godeste il viaggio come ho fatto io, senza sapere nulla. Amerete tutto.
L’incipit di Dino Egger
Finalmente ne ho uno per le mani e adesso sapremo. Adesso sapremo. Finalmente! Otterremo una risposta alla questione che non lascia in pace neanche per un secondo la mente che un giorno l’ha concepita per caso o al termine di una riflessione ben ordinata: cosa sarebbe oggi il mondo se Omero o Marco Polo non fossero esistiti? O Platone. O Pitagora. O Leonardo. O Mozart, Einstein, Archimede, Colombo, Rembrandt, Marx, Newton, Shakespeare, Cervantes,
uno di quelli là che hanno a un momento dato della storia impresso un movimento, un disordine, oppure messo in moto un’ingegnosa e fatale meccanica che ha dato il via alla realtà nuova – evento ormai irrecusabile, inscritto nel corso del tempo, perpetrato infinitamente attraverso le proprie conseguenze e i propri effetti a catena e che modificò fondamentalmente lo stato delle cose -, se uno di quelli là o un altro ancora di quei personaggi decisivi – sono noti del resto, inutile proseguire l’enumerazione – non fosse esistito, cosa sarebbe diventato il mondo? Stavolta, lo sapremo.
Lo sapremo poiché ne ho uno per le mani, sì Egger, ed Egger – almeno questo Egger qui – Dino Egger – questo Dino Egger almeno – non è mai esistito.
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