Vertigine
La trama
Alcuni segreti vanno tenuti nascosti, ma saremmo disposti a morire purché non vengano mai svelati?Jonathan Touvier, ex alpinista cinquantenne, si risveglia intontito e non sa dove si trova. Attorno a lui soltanto buio, umidità, freddo. È finito in fondo a una grotta e non ha idea di come sia successo. Non è solo. Insieme a lui ci sono il suo fedele cane Pokhara e due sconosciuti: Farid, giovane di origini maghrebine, e Michel, uomo di mezza età che lavora in un macello. Jonathan è incatenato al polso, Farid alla caviglia; Michel è libero, ma la sua testa è coperta da una spaventosa maschera di ferro, che esploderà se si allontana dagli altri due. Sulla schiena hanno tre biglietti con altrettante domande: «Chi sarà il ladro?», «Chi sarà il bugiardo?», «Chi sarà l’omicida?». Qualcuno sta giocando con loro, e ha tessuto con cura una ragnatela inestricabile per intrappolarli. Chi è? E perché l’ha fatto? Ben presto, però, la domanda più urgente diventerà un’altra: fino a che punto si può arrivare per non soccombere in una situazione così estrema? Se la natura può rivelarsi un’assassina spietata, l’uomo può trasformarsi in un predatore senza scrupoli: tra menzogne e mezze verità, scatta una disperata lotta per la sopravvivenza, da affrontare con ogni mezzo e strategia possibile.
– Intrigante –
Vertigine di Frank Thilliez (Fazi editore) è stata una sorpresa. Mi aspettavo un libro completamente diverso con più enigmi, più azione…e invece Thilliez imprigiona letteralmente il lettore e lo costringe a contare ore, giorni e a soffrire con i protagonisti di questa storia.
Mi sento di nuovo vivo. tra un paio di minuti al massimo solleverò i miei settanta chili da terra e potrò capire cosa mi è successo. Ma, d’un tratto, un nuovo rumore mi pietrifica. Un tintinnio, non appena muovo il polso. Mi tiro su, alla cieca, attraversato dalle vertigini, e tasto con l’altra mano. Un cerchio ruvido mi stritola il polso destro. Per quanto stupido e irreale possa sembrare, credo di essere incatenato.
Vertigine si apre proprio così: un uomo incatenato e confuso nel buio più totale. Si tratta del cinquantenne ex alpinista Jonathan Touvier. Ma Jonathan non è solo, insieme a lui altri due uomini: uno con una maschera di ferro Michel (e questo mi ha ricordato L’enigmista inizialmente) e il ragazzino Farid.
I tre uomini non si conoscono, sono stati drogati, rapiti e trasportati nelle viscere della terra. Non sono solo, con loro c’è anche Pokhara, il cane di Jonathan. Senza la possibilità di orientarsi, soli al freddo e incatenati dovranno lottare contro le condizioni atmosferiche per sopravvivere. «Chi sarà il ladro?», «Chi sarà il bugiardo?», «Chi sarà l’omicida?». Sono queste le domande a cui dovranno rispondere.
L’ambiente è chiaramente claustrofobico e mi ripeto, ricorda L’enigmistica. Persone incatenate, foto di parenti rapiti… lucchetti da aprire… ma Thilliez riesce comunque ad inserire elementi di novità, soprattutto per quanto riguarda il finale (ma di questo ovviamente non parleremo).
Ci hanno derubati persino del tempo. Questa “premura”, questa cura del dettaglio mi lasciano perplesso, e mi fanno capire che difficilmente la situazione si risolverà nel giro di qualche ora. Più passa il tempo, più temo il peggio. Morirete tutti. Devo prendere in mano la situazione. Mi avvicino a Michel, esamino la sua maschera con attenzione, provo a forzare il lucchetto.
Quanto si può sopravvivere senza mangiare? E senza bere? Non sarebbe più facile lasciarsi morire? Tutte domande legittime ma che non tengono conto del fortissimo istinto di sopravvivenza. Ci sono segreti che devono emergere nonostante il dolore e il senso di colpa… il gioco in Vertigine (al di là di certi passaggi che riguardano il cane – perdonatemi ma preferisco avvisarvi) è prevalentemente mentale. La tensione cresce con il trascorrere delle ore e la tensione tra i tre prigionieri arriverà alle stelle. Ma bisogna sopravvivere e provare ad uscire ad ogni costo:
Ricomincio, dunque, la fastidiosa operazione. Mentre raschio il ghiaccio, non posso fare a meno di scrutare i grappoli di stalattiti. Il baratro è vivo… E se lo fosse davvero? E se questa materia, intorno a noi, fosse l’interno delle fauci di un mastodontico mostro organico? Le gocce sarebbero la saliva. Le stalattiti, il palato. Il pozzo, la gola. Stringo i denti e osservo lo spazio intorno. I muri d’inchiostro infiniti… Le ombre che giocano con la lampada… Immagino anche foreste di occhi, che ci osservano in silenzio.
Jonathan mentre le ore trascorrono racconta della sua famiglia, della moglie malata di leucemia e degli eventi traumatici che l’hanno reso l’uomo di oggi.
Un po’ come in Puzzle (LEGGI QUI la mia recensione) la mente gioca un ruolo importantissimo nella storia. La nostra testa può diventare una prigione, dipende tutto (o quasi) da noi.
Vertigine è…
Intrigante. Sicuramente non è potente come altri libri di Thilliez ma come dico spesso: fa quello che promette. Intrattiene, fa macinare le pagine e distrae. L’ho divorato e sono contenta di aver letto anche questo thriller.
Alcune parti sono molto crude e mi hanno impressionato. Non ho capito dove volesse andare a parare finché non sono arrivata alla fine e da lì ancora sono stata spiazzata.
Consigliato per chi è in cerca di una storia ad alta tensione, per chi non ha paura di rimanere chiuso nella mente di qualcuno per chi non si lascia certo impressionare dalle dinamiche che entrano in gioco quando si tratta di sopravvivere.
2 COMMENTI
Isabella
5 mesi faNn riesco ad andare avanti… quei guanti di pelo mi hanno straziato il cuore
Fra
11 mesi faSu questo libro ho letto solo recensioni positive.
Sembra proprio il genere che piace a me.