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RECENSIONE: Se la morte ti ha tolto qualcosa, tu restituiscilo (Naja Marie Aidt)

Se la morte ti ha tolto qualcosa tu restituiscilo - Naja Marie Aidt - Utopia editore
RECENSIONE: Se la morte ti ha tolto qualcosa, tu restituiscilo (Naja Marie Aidt)

Se la morte ti ha tolto qualcosa, tu restituiscilo

Valutazione:
four-stars
Autore:
Traduttore:
Pubblicato da:
Data uscita:
25/03/2021

Pagine:
160
Genere:
ISBN:
B08NMGCT12
ASIN:
B08Z7981LC
Acquista:

La trama

Si può raccontare il più atroce dei dolori, la perdita di un figlio? Forse no. Nel marzo del 2015, la poetessa danese Naja Marie Aidt riceve una telefonata. Carl, il figlio venticinquenne, è morto. Non si sa né come né perché: la madre e il lettore non riescono a fronteggiare l'angoscia che li travolge. Un incidente, un malore, un suicidio? Di pagina in pagina l'autrice mette ordine nella propria disperazione, scoprendo e raccontando cosa è accaduto al ragazzo. È il viaggio di una madre dentro di sé, un viaggio alla scoperta della morte. Un esercizio di consapevolezza di natura maieutica: dare alla luce la morte di una persona a cui si è data la vita. Come si può? La prima reazione della poetessa è il silenzio. La sua penna si inaridisce. Compone linee scarne, rifiuta le maiuscole e la punteggiatura, ricopia lemmi e definizioni dal vocabolario, riporta versi e stralci di grandi autori del passato che sono sopravvissuti a lutti devastanti: da Cicerone a Mallarmé, da Whitman a Roubaud. E così, a poco a poco, qualche lettera riempie il vuoto. La disposizione delle parole sulla pagina si fa sempre più ordinata e il lettore apprende ciò che è accaduto. Nel dolore si restaura un equilibrio che continua a fondarsi sul paradosso. Chi può sconfiggere la morte? Soltanto chi impara a restituire ciò che non gli appartiene più. Insomma, chi sa lasciar andare. Dare alla morte un figlio per Naja Marie Aidt è un dono di libertà pari al darlo alla luce.

Se la morte ti ha tolto qualcosa tu restituiscilo - Naja Marie Aidt - Utopia editore

– Frammenti –

Se la morte ti ha tolto qualcosa, tu restituiscilo di  Naja Marie Aidt (Utopia editore) è un’opera difficilissima da inquadrare, carica di amore, dolore e bellezza.

Come si affronta la perdita di un figlio? Ovviamente non ci sono risposte a questa domanda. Il terrore di ogni genitore è questo: sopravvivere ai propri figli. Il destino, la sorte, il caso ha voluto che Aidt scoprisse questo dolore. Ci sono scrittrici che hanno riversato la sofferenza nelle pagine e altre come Aidt all’inizio, che sono rimaste inghiottite dalle pagine bianche.

Per me non è possibile scrivere altro che di questo non-tempo. Non mi riesce di vedermi scrivere in futuro. Se prima immaginavo di scrivere di questo e di quello, nel futuro ora tutto tace. Non c’è alcun movimento. C’è solo un silenzio di morte.

Se la morte ti ha tolto qualcosa, tu restituiscilo è un’opera in prosa e in versi, è un diario, un’opera che spacca il cuore e lo cura.

Il 14 marzo del 2015 la vita della poetessa danese cambia per sempre. La telefonata, dai contorni così confusi all’inizio e poi via via sempre più spaventosamente precisi, giunge – come spesso accade – durante un momento felice: Carl è morto. Il suo primogenito è morto.

Ho paura di dimenticarlo. Dimenticare la sensazione del suo corpo, della sua voce, della sua risata. Ho paura che svanisca in me ogni giorno di più. Che svanisca di pari passo con il mio guarire. È insopportabile. E forse è il solo modo che mi permetterà di guarire.

Comincia così questo diario composto da frammenti: ci sono annotazioni, poesie, definizioni da dizionario… impossibile staccarsi se non per riprendere fiato. Anche la narrazione non procede in maniera lineare, come potrebbe?

Occuparsi della morte come tale, riconoscerne un desiderio di realtà mi ha portato ad ammettere che nella lingua e in tutte le sue costruzioni c’è qualcosa su cui io non ho il controllo.

E così ogni giorno bisogna fare i conti con una sofferenza che non trova vie di uscita. Ogni giorno bisogna alzarsi, compiere i gesti quotidiani mentre il dolore aggredisce e strema. Gli amici sorreggono, supportano e assistono impotenti alla devastazione di una famiglia.

L’amico dice: “Andiamo”. Metti un piede davanti all’altro. Camminiamo. è mattina, la luce è pungente. Alla luce la paura si diffonde intorno a noi come olio sull’acqua. E andiamo alla deriva. Siamo tronchi alla deriva, bastoni, frammenti d’ossa. Non siamo più noi. Non riusciamo a contenere noi stessi. Siamo senza io. Siamo diventati noi.

E all’improvviso la consapevolezza che Carl e tutti quelli che abbiamo perso vivono dentro di noi, che se la morte ti ha tolto qualcosa tu restituiscilo:

Ma le poesie dicono anche di restituire ciò che i morti ci hanno dato quando erano vivi. Che l’essere dei morti, per così dire, può ancora trovare posto nella vita, che l’amore che ci hanno dato può essere ancora donato. Qui risiede una speranza. La speranza che ciò che mi hai dato crescerà in altri, se sarò in grado di condividerlo.

Le parole tornano sempre a salvarci anche quando il buio ci inghiotte. La parola salva, diventa un àncora, si trasforma in un porto in cui riversare il dolore e rinascere:

È una sensazione molto fisica:
Lui è dentro di me.
è dentro il mio corpo.
porto il suo essere nel mio corpo.
Lo porto ancora dentro il mio corpo.
Come quando giaceva nel mio utero.
Ma ora è la sua vita intera che io porto.
Io porto la tua vita intera.

Questo il senso del libro e della vita stessa.


Se la morte ti ha tolto qualcosa tu restituiscilo è…

Frammenti. Impossibile incasellare un’opera così complessa e variegata. Con ripetizioni, divagazioni, citazioni, scopriamo cosa è successo a Carl. Perché è saltato giù da quella finestra e rileggiamo i presagi di morte presenti nella vita della madre.

Il libro è breve ma ha bisogno di essere metabolizzato. Ci sono pagine che contengono solo  poche parole in maiuscolo, altre sono fitte di definizioni e citazioni. Un diario del dolore personale ma anche universale. Non si supera la morte di un figlio ma si può comunque andare avanti, ritrovare nelle parole la forza di rialzarsi. Se la morte ti ha tolto qualcosa, tu restituiscilo è una profondissima e straziante dichiarazione d’amore per un figlio, per la vita, per la poesia.

Consigliato a tutti. Avete subito una perdita e avete bisogno di sentirvi compresi? Non solo compresi, la poetessa vi trascinerà nel dolore più sordo e insieme, un passo alla volta, risalirete.

 

four-stars

Alcune note su Naja Marie Aidt

Naja Marie Aidt

Naja Marie Aidt è nata nel 1963 ad Aasiaat, in Groenlandia. È una delle scrittrici danesi più affermate della sua generazione. Autrice di versi, racconti e romanzi, ha ottenuto nel 2008 il Nordisk Råds Litteraturpris, uno dei massimi riconoscimenti per la letteratura scandinava. Si è distinta, inoltre, come autrice di drammi, opere radiofoniche e libri per l’infanzia.

Nel 2019, la sua opera autobiografica “Se la morte ti ha tolto qualcosa, tu restituiscilo” è stata selezionata per il National Book Award per la letteratura in traduzione. Il libro ha trovato il consenso unanime della critica internazionale ed è stato tradotto in più di quindici lingue. Nel novembre del 2020, l’Accademia di Danimarca le ha assegnato il Gran Premio, consacrando le sue opere tra i classici contemporanei della letteratura danese.

Vive tra Copenaghen e New York. I suoi libri sono in corso di pubblicazione nel catalogo di Utopia.

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