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RECENSIONE: Max e Flora (Isaac Bashevis Singer)

Max e Flora - Isaac Bashevis Singer - Adelphi edizioni
RECENSIONE: Max e Flora (Isaac Bashevis Singer)

Max e Flora

Valutazione:
four-stars
Autore:
Traduttore:
Pubblicato da:
Data uscita:
08/05/2023

Pagine:
226
Genere:
ISBN:
9788845986673
ASIN:
B0C49NPLRQ
Acquista:

La trama

A Max basta vederla, quella Rashka appena quindicenne, per rimanerne abbagliato. E dire che finora tutto filava liscio: lui e la sua bella Flora, moglie e amica, complice e amante, sono tornati a Varsavia per procurarsi della «merce» per la loro fabbrica di borsette – in realtà, carne fresca per il florido bordello che gestiscono a Buenos Aires. Appena arrivati, si sono immersi, come un tempo, nel mondo di via Krochmalna, cuore pulsante del ghetto di Varsavia, sorta di corte dei miracoli, dove, all’inizio del Novecento, aleggia ancora un buon «odore di birra, mostarda, bagel caldi e pretzel» e trafficano i loro vecchi amici, gente come Meir Panna Acida, Leah Lingualunga, Itche il Guercio e Srulke il Tonto. Ma, come recita un antico detto yiddish, «dieci nemici non possono fare a un uomo il male che può fare a se stesso». E così sarà di Max Shpindler, un’altra delle indimenticabili figure della vasta commedia umana che Singer ha saputo mettere in scena: cinico e donnaiolo, in apparenza pienamente soddisfatto di sé e della propria ricchezza, pronto a finanziare un gruppo di anarchici se questo gli consente di far soldi, Max è in realtà tormentato da dubbi, e da domande a cui non trova risposta, e da tentazioni di morte – un tumulto che proprio l’incontro con l’irresistibile Rashka porterà con prepotenza alla luce. Dopo «Keyla la Rossa» e «Il ciarlatano», un terzo, strepitoso inedito del grande scrittore polacco.

– Inquietudine –

Max e Flora - Isaac Bashevis Singer - Adelphi edizioniMax e Flora di Isaac Bashevis Singer (Adelphi edizioni) è un romanzo che mi ha convinto più di Keyla la rossa (LEGGI QUI la mia recensione). Dico che mi ha convinto di più perché in Max e Flora l’attenzione è rimasta sempre altissima e ho amato tutto di questo libro.

Ancora una volta ci troviamo a Varsavia e ancora una volta siamo in compagnia di persone poco raccomandabili. Max è un protagonista insopportabile: scorretto, insicuro, famelico, impulsivo e spietato, dà la caccia a giovani vergini per farle lavorare in fabbrica, una fabbrica di borsette. Basta poco per scoprire che in realtà Max cerca ragazze da corrompere, guastare e trasformare in prostitute.  Eppure Max ci viene presentato con un uomo di successo: ha una bellissima moglie con una carriera di attrice alle spalle e qualche rimpianto.

La relazione tra Max e Flora è felice almeno fino a quando non arriva, nelle loro vite, una ragazzina che cambierà, suo malgrado, tutto: Rashka. Ma questa non è soltanto una storia d’amore che rischia di finire male, no, è molto di più. Questo ritratto della malavita immortala i personaggi inquieti, spietati e insicuri che si muovono in uno scenario pieno di fango e sofferenza.

Max e Flora hanno fatto fortuna a Buenos Aires, il ritorno a Varsavia è una piccola parentesi lavorativa che si trasformerà in una tragedia a tratti ricca di comicità.

Come ho fatto a cacciarmi in questa situazione? si chiese.
Si ricordò del detto yiddish: dieci nemici non possono fare a un uomo il male che può fare a se stesso. Aveva sempre sostenuto che qualunque problema poteva essere risolto se ci si metteva d’impegno, ma per la prima volta si trovava in un vicolo cieco.
Max e Flora - Isaac Bashevis Singer - Adelphi edizioniA scatenare l’ira di Max è una rivelazione sul passato di Flora. Come ha potuto mentirgli? Le bugie scateneranno in Max reazioni esagerate, molte persino senza senso, che diventeranno il motore di Max e Flora.
Rapimenti, progettare omicidi, fughe… tutto in Max è portato all’esasperazione e anche Flora comincia a cambiare. All’inizio l’attrice costretta ad imparare le battute a memoria perché analfabeta, mi faceva tenerezza, poi ho capito che nulla è come sembra, nemmeno l’ingenuità di una donna innamorata. Innamorata, non sprovveduta.
Ci sono intrighi, tradimenti e colpi di scena.
Pronti a tornare a Varsavia e a fare follie con Max?
Sono felice adesso? si chiese, come se aspettasse una risposta da se stesso. No, non era felice. Nemmeno contento

Max e Flora è…

Inquietudine. Non ho voluto raccontarvi molto della trama perché i colpi di scena ci sono e non voglio togliervi il gusto della scoperta. Tutti i personaggi sono inquieti e insicuri. Oscillano tra crudeltà e pietà, tra amore e disperazione.

Inutile dirvi che ho già Il ciarlatano pronto sulla scrivania (me l’aveva regalato il mio fidanzato tempo fa) e potrò così concludere questa trilogia.  Sono molto contenta di aver scoperto Singer  e sono sicura che staremo insieme ancora per molto tempo.

Consigliato per chi è in cerca di una storia potente, ammaliante, divertente e commovente. Tutto si mescola, proprio come in Keyla la rossa e a dominare sono i contrasti di questo popolo senza Dio, in cerca di Dio.

four-stars

Alcune note su Isaac Bashevis Singer

Isaac Bashevis Singer

Isaac Bashevis Singer (Radzymin, Polonia, 1904 – Miami, Florida, 1991) scrittore ebreo-polacco di lingua jiddish. Di ascendenza rabbinica, trascorse l’infanzia nel quartiere popolare di Varsavia dove il padre aveva il suo «Beth Din» (tribunale religioso ebraico): l’esperienza di questo ambiente osservante e avventuroso, domestico e insieme sacrale (rievocato nel libro di ricordi Alla corte di mio padre, 1966), così come gli studi nel seminario rabbinico di Varsavia, furono determinanti per la sua personalità di scrittore, rivelatasi dopo che, nel 1935, si trasferì a New York. Il suo primo romanzo, Satana a Goray (1935), ritrae la tentazione messianica, ossia il sogno mistico-erotico e perverso di cooperare all’infrazione della legge, per accelerare il trionfo del male che deve precedere la redenzione totale: è la metafora della seduzione dell’indistinto e dell’informe, sulla quale Singer ritornerà spesso, per interpretare il mondo moderno disgregato in una molteplicità centrifuga e caotica. Seguirono (sempre scritti in jiddish e poi tradotti in inglese con la collaborazione dell’autore) i romanzi La famiglia Moskat (1950), La fortezza(1955-57), Lo schiavo (1960), Il mago di Lublino (1960), La proprietà (1969), Shosha (1978), Schiuma (1991). Ma è soprattutto nelle raccolte di racconti Gimpel l’idiota (1957), I due bugiardi(1961), Breve venerdì (1964, nt), il cui originale jiddish risale ad anni precedenti, che Singer raggiunge l’apice della sua grandezza. Scrivendo le sue brevi novelle e le sue parabole, piene di trasporto chassidico e di terrestrità, crea un linguaggio unico, uno stile essenziale e visionario che, negando ogni corrente forma letteraria, rappresenta in tutta la sua intensità l’infrangersi della monolitica unità del sistema di valori dell’ebraismo (e di ogni altra cultura) in una delirante molteplicità di particolari selvaggiamente autonomi. La sua narrativa di attinge dalla storia recente o antica del ghetto e della provincia ebraica polacco-galiziana e, più tardi, dall’esperienza della moderna diaspora negli Stati Uniti e in Israele, personaggi e motivi volta a volta pittoreschi, sensuali, patetici, intensamente religiosi, favolosamente candidi, per evocare ogni volta impassibilmente il miscuglio di bene e di male, di tenerezza creaturale e di bestialità di cui è fatta la vita. A quelle citate hanno fatto seguito altre raccolte di racconti: La seduta (1968, nt), Un amico di Kafka (1970), Una corona di piume (1973), Passioni (1975), La luna e la follia (1986). Singer è anche autore di fiabe: Zlateh la capra (1966), Mazel e Shlimazel, ovvero il latte della leonessa (1967), Quando Shlemiel andò a Varsavia (1968), e di una trilogia autobiografica, uscita in italiano con il titolo Ricerca e perdizione (1975-81). Nel 1978 ha ottenuto il premio Nobel.

 

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