La vegetariana
La trama
"Ho fatto un sogno" dice Yeong-hye, e da quel sogno di sangue e di boschi scuri nasce il suo rifiuto radicale di mangiare, cucinare e servire carne, che la famiglia accoglie dapprima con costernazione e poi con fastidio e rabbia crescenti. È il primo stadio di un distacco in tre atti, un percorso di trascendenza distruttiva che infetta anche coloro che sono vicini alla protagonista, e dalle convenzioni si allarga al desiderio, per abbracciare infine l'ideale di un'estatica dissoluzione nell'indifferenza vegetale. La scrittura cristallina di Han Kang esplora la conturbante bellezza delle forme di rinuncia più estreme, accompagnando il lettore fra i crepacci che si aprono nell'ordinario quando si inceppa il principio di realtà - proprio come avviene nei sogni più pericolosi.
– Contrasti –
La vegetariana di Han Kang (Adelphi Edizioni) è un libro che ho fatto fatica a digerire. Quando sono arrivata all’ultima pagina, era una domenica mattina in cui il sole era appena sorto, ho esclamato: “E quindi?”. Pensavo che dormendoci su avrei trovato una risposta, o comunque che avrei avuto un punto di vista diverso, così non è stato.
Ho apprezzato molte parti de La vegetariana, ma mi è sfuggito l’insieme. Yeong-Hye è la protagonista del libro. No, non è vero. Le protagoniste del libro sono la sua apatia, il male di vivere, l’inquietudine, l’impossibilità di mangiare, la rinuncia alla vita.
Yeong-Hye è solo un involucro che racconta questa profonda sofferenza. I punti di vista ne La vegetariana sono diversi ma quasi sempre esterni a Yeong-Hye, questa donna sempre così dimessa, un bel giorno decide di smettere di mangiare carne.
Prima che mia moglie diventasse vegetariana, l’avevo sempre considerata del tutto insignificante.
Il marito è la prima voce narrante di questa storia. A lui il compito di osservare per primo il cambiamento della moglie. Non si può certo dire che il loro sia un matrimonio felice, anzi. Yeong-Hye è a abituata però ad essere comandata. Prima dal padre tirannico e violento e poi dal marito, insignificante ma al tempo stesso potente.
Yeong-Hye smette di mangiare carne dopo aver fatto un sogno terrificante e da lì comincerà il suo viaggio verso una trasformazione inquietante ed incredibile. Involuzione o evoluzione dipenderà dai punti di vista di chi osserva.
La nostra protagonista, che diventerà sempre più magra e invisibile, sprofonderà nella follia:
Non era né triste né assente, come ci si sarebbe potuti aspettare da una malata. Ma non era nemmeno allegra o spensierata. Era il tono calmo di una persona che non appartiene a nessun luogo, di qualcuno che è entrato in una zona di frontiera tra diversi stati dell’essere.
Nella seconda parte del libro Yeong-Hye viene descritta dal marito della sorella e qui il registro cambierà. Tra i due si instaura una relazione ricca di tensione e magia. Il cognato riesce a vedere in quella apatia qualcosa d’altro.
La terza è forse quella più dura: il punto di vista è quello della sorella che la guarda dissolversi. Commozione, dolore, sensi di colpa… tutto qui si mescola in maniera (in)sofferente. Questa è forse la parte che ho amato di più, ad esclusione però del finale, nebuloso e frettoloso.
La vegetariana colpisce per la potenza dei contrasti: è un libro brevissimo ma ricco di significati. Yeong-Hye si sta ribellando al patriarcato, alla società… Yeong-Hye sparisce per rinascere. Un racconto crudo, violento e a tratti erotico. Le tre parti sono tre racconti particolari che suscitano un’inquietudine profonda e arrivati alla fine scopriremo che alla domanda della ragazza anoressica – se così possiamo chiamarla – no, non sappiamo rispondere:
perché è così terribile morire?
La vegetaria è…
Contrasti. Mi ripeto: ho apprezzato molto alcune parti ma quando si è trattato di arrivare alla fine mi è sfuggito il filo che le teneva insieme. Non credo quindi di aver compreso fino in fondo quest’opera. Sicuramente alla fine resta una sensazione di forte irrequietezza. Più volte mi sono sentita sopraffatta dalla violenza e dall’amarezza.
Le piante sono gli unici esseri viventi che possono sopravvivere senza fare del male a nessuno.
Consigliato per chi è in cerca di una storia forte, cruda, a tratti violenta e diciamolo, anche incomprensibile come la vita.
Aggiungo, per vantarmi, che questo è stato il primo libro della mia sfida: trenta libri da leggere in un anno!
3 COMMENTI
Mara
9 mesi faNon mi è piaciuto, mai letto un libro così mal scritto (o mal tradotto).
Marco
1 mese faNé mal scritto né (credo, perché non conosco il coreano…tu sì?) mal tradotto.
Interessante invece, come ogni opera che ti pone davanti ad un modo diverso di concepire la vita, il mondo, la relazione con sé stesso e con gli altri.
A me è piaciuto.
Alessandra - La lettrice controcorrente
1 mese fa AUTHORperché dove hai letto che è scritto male?