Marie aspetta Marie di Madeleine Bourdouxhe (Adelphi) è un libro delicato e intenso. È un modernissimo inno all’amore. Non credevo che mi sarebbe piaciuto, pensavo che a questo libro sarebbe mancato qualcosa, la trama semplice, la solita protagonista donna… e invece dentro c’è un mondo!
«Sei pronta?».
La porta della camera era stata aperta da una mano nervosa. Marie si allontanò di scatto dalla finestra, prese un’aria indaffarata, tirò le tende.
«Ma sì, sono pronta… È meglio chiudere, con questo caldo…».
«È mezz’ora che ti aspetto…».
Lei non rispose, guardò il viso irritato di Jean, seguì il marito.Non si era nemmeno pettinata. Entrando in camera, aveva visto dalla finestra spalancata una barca sul mare; se la sporta per vederla meglio ed era rimasta lì, con la testa appoggiata allo stipite. C’era stato il baccano del vecchio autobus che faceva servizio fino al paese, il rumore assordante di un motoscafo che attraccava, uno sciame di bambini urlanti che correva in direzione del porto; la barca che aveva attirato Marie alla finestra era scomparsa da tempo, era tornato il silenzio, e dal terreno saliva un vago odore di resina.
Le scale erano deserte, e Marie mise un braccio attorno alle spalle di Jean .
«Sei arrabbiato?».
Nel corridoio al pianterreno si fermò un momento davanti allo specchio: «Sono ben pettinata, almeno?».
Vide le ciocche un po’ scomposte, e quella più scura che ricadeva troppo in basso sulla tempia destra.
«Sì ce ne hai messo di tempo, ma stai benissimo.».Lei non replicò Jean non vedeva niente… Guardava senza vedere, ansioso com’era di andare fuori. Vero però che l’aveva fatto aspettare mezz’ora…
Uscirono dall’albergo.
«Che sole! Disse mari. «Farai un bagno magnifico.».
«E tu no?».
«Non lo so, ti risponderò dopo aver visto l’acqua.».
« Dici sempre così e poi non lo fai mai…».La strada è bianca, arida, senza ombra. Entrano in quella calura, l’attraversano senza pronunciare una sillaba. Nel sole, l’abito di Maria è leggermente trasparente e le lunghe gambe e flessuosa si delineano sotto la stoffa; i capelli diventano castani, rossi, biondi, ravvivati da mille riflessi cangianti; a testa alta, strizza gli occhi, corruga la fronte e ogni tanto si scherma con le mani grandi e belle. In bocca un sentiero più stretto che scende verso il mare. Camminano vicinissimi, sulla destra, cercando l’ombra magra dei giovani cipressi che fiancheggiano il sentiero. I capelli di Marie si riprendono una tinta più omogenea, il viso si distende e si vedono di più gli occhi, quello sguardo velato che sembra cosa sulle cose con indifferenza. Ma di colpo il sentiero finisce, sbocca sulla spiaggia, ed ecco il di nuovo la luce uniforme e ardente.
( Qui la mia recensione )
Marie aspetta Marie
La trama
Chi ha letto "La donna di Gilles" sa che non c'è un'altra scrittrice capace come Madeleine Bourdouxhe di raccontare gli sbigottimenti e le lusinghe dell'amore: senza sbavature né svenevolezze, ma con un'intensità e un'evidenza che hanno qualcosa di lancinante. In questo secondo romanzo della Bourdouxhe (che Jonathan Coe ha definito «una delle più belle scoperte letterarie degli ultimi anni») non siamo più nella grigia e fuligginosa periferia di Liegi, bensì nella "douceur de vivre" della Parigi della fine degli anni Trenta; e se Elisa, la struggente protagonista della Donna di Gilles, viveva nell'attesa, nel dono di sé, nella devozione assoluta per un marito di cui tutto sapeva accogliere e perdonare, Marie (che pure ama profondamente il suo, di marito) scopre la violenza della passione quando, su una spiaggia della Costa Azzurra, incrocia lo sguardo di un ragazzo di vent'anni dalle spalle sottili, i fianchi stretti e le lunghe gambe abbronzate. Un pomeriggio si incontrano, come per caso, su un sentiero che costeggia il mare e, su un pezzetto di carta che lei non getterà, lui scrive un numero di telefono. Che Marie chiamerà, tornata a Parigi, dalla cabina telefonica di un caffè. In una breve Nota all'edizione Gallimard della Donna di Gilles, Madeleine Bourdouxhe aveva scritto: «L'annientamento nell'amore: un po' la storia di tutte le donne», ma qui la prospettiva è cambiata, e il suo sguardo segue con vibrante complicità il percorso di una donna che affronta, con un'audacia che quasi la stupisce, «l'intransigenza del desiderio». E che alla fine del libro, a chi le chiede il suo nome, risponde di chiamarsi Marie «Marie e basta». «Saltando dalle rocce sulla sabbia, il ragazzo tende la mano a Marie per aiutarla. Lei ha già preso lo slancio, convinta che lui si farà da parte per lasciarla saltare. Invece non si muove, la accoglie tra le braccia e la tiene stretta per qualche secondo. «Si siedono sulla sabbia. Potrebbero parlarsi ancora: delle colline lontane che digradano verso il mare, della forma di una villa bianca tra i cipressi. Ma a che serve? Sanno che non c'è niente da dire. Accettano tra loro quel silenzio, la ricchezza, la sincerità di quel grande silenzio. Sanno pure che in quel momento vedono ogni cosa dalla stessa prospettiva e che, per entrambi, quella vela rossa sul mare spicca netta, aspra, crudele come quella cosa che è in loro». Con una nota di Faith Evans.
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