Cerca...
TOP

RECENSIONE: Lo scialle andaluso (Elsa Morante)

Lo scialle andaluso - Elsa Morante - Einaudi editore
RECENSIONE: Lo scialle andaluso (Elsa Morante)

Lo scialle andaluso

Valutazione:
three-stars
Autore:
Pubblicato da:
Data uscita:
13/01/1985

Pagine:
213
Genere:
ISBN:
9788806583057
ASIN:
B00CY1BV4W
Acquista:

La trama

Dei moltissimi racconti scritti nella sua vita, Elsa Morante presenta qui una scelta disposta in ordine cronologico. Nei dodici racconti di questa inquieta vicenda predestinata, si potrà seguire, meglio ancora che nei romanzi, il tema drammatico e affascinante che sempre ha accompagnato la scrittrice e che prende forma soprattutto nel breve romanzo finale che dà il titolo alla raccolta: il rapporto viscerale madre e figlio. Menzogna e sortilegio s'incammina verso la necropoli del proprio mito familiare: pari a un archeologo che parte verso una città leggendaria. Christian, fratello minore di Thomas, muore in sanatorio; la sorella Tony passa da un matrimonio all'altro, l'ultimo erede Hanno muore infine di tifo.

– Sogno –

Lo scialle andaluso - Elsa Morante - Einaudi editoreLo scialle andaluso di Elsa Morante (Einaudi editore) è una raccolta di dodici novelle molto diverse tra loro.  Finisce oggi, con le compagne de L’isola di Morante il viaggio nei racconti. Devo dire la verità, non sono rimasta conquistata. Certo, è pur sempre un piacere leggere Elsa nostra ma dai racconti mi aspettavo qualcosa di diverso.

Nel gruppo abbiamo imparato a conoscere e amare la penna incontenibile di Morante. Le lunghe descrizioni, le digressioni, le sensazioni… nei raconti la forma è per forza di cose diversa e ho ritrovato la magia solamente durante l’ultimo componimento, quello che dà il nome alla raccolta: Lo scialle andaluso.

Protagonista il rapporto tra Giuditta e Andrea. Madre e figlio con un attaccamento fuori dal comune. Giuditta è rimasta vedova molto presto e ogni sera, o quasi, dovrà recarsi in teatro perché fa l’artista. Una carriera difficile e soprattutto ricca di delusioni, umiliazioni e sofferenze.

Fin da ragazzina, Giuditta, a causa del suo amore per il teatro e per la danza, s’era messa contro tutti i parenti: in quella buona famiglia di commercianti siciliani, la professione di danzatrice, sia pure di danze serie, classiche, era considerata un crimine e un disonore. Ma Giuditta, nella lotta, si condusse da eroina: studiò la danza di nascosto, e a dispetto di tutti. E appena fu abbastanza cresciuta in età, lasciò Palermo, la famiglia, le amiche, e se ne andò a Roma, dove, pochi mesi dopo, già faceva parte del corpo di ballo dell’Opera. Così, il teatro, che era sempre stato il suo Paradiso, l’aveva accolta! Giuditta, nel suo entusiasmo, si diceva che questo era solo il primo passo: aveva sempre pensato di essere una grande artista

Andrea mal sopporta che la madre esca tutte le sere per andare a teatro: pianti e dolore sono all’ordine del giorno…

Presto furono al capanno, dove Andrea, spogliatisi dell’abito borghese, fece per rimettersi la tonaca; ma Giuditta (che s’era attristata in viso al solo rivedere quella veste nera) lo dissuase, con argomenti molto giusti, dal mostrarsi in quella notte vestito da pretino. E poiché, tolti gli abiti imprestati, Andrea non aveva di che vestirsi, lo ricoprì con un grande scialle andaluso, parte d’un suo costume di teatro…

Lo scialle andaluso - Elsa Morante - Einaudi editoreIn un certo senso questo racconto, che guarda caso è anche il più lungo della raccolta, mi ha ricordato L’isola di Arturo (LEGGI QUI la mia recensione) perché il rapporto tra genitore e figlio è molto simile. Anche Arturo si dispera ad ogni partenza del padre e vuole fare di tutto per compiacerlo.

Ne Lo scialle andaluso il filo conduttore è quello della sofferenza, non ci sono racconti lieti: ognuno parla di perdite, malattia, dolore.

Queste novelle hanno anche un sapore misterioso: non tutto può essere spiegato.  Gli elementi fantastici, o comunque la loro ombra però, non mi hanno convinto del tutto.

Menzione a parte il racconto del cugino Venazio che fa stringere il cuore:

(…) era così magro che le sue scapole sporgevano simili a due piccole ali mozze, e tutto il suo corpo, sotto la pelle sottile e fragile come scorza di cipolla, mostrava le giunture minute, i tremanti ossicini.

Mentre i suoi fratelli vanno a scuola, Venazio rimane a casa perché tanto a scuola non caverebbe un ragno dal buco. Percosso dalla zia Nerina ogni giorno o quasi, è un bambino s0lo che non ha la forza, i mezzi, per affrontare la vita come tutti gli altri.

Il racconto è talmente breve che non avrebbe senso riportare di più. Ma qui, di nuovo, Elsa mi ha stregato. L’ho riconosciuta: capace di disegnare personaggi sofferenti e luminosi allo stesso tempo, tragici e indimenticabili.


Lo scialle andaluso è…

Un sogno. In quasi tutti i racconti si ha l’impressione di sprofondare in veri e propri incubi. I contorni non sono sempre definiti e forse Morante si diverte a sfumarli sempre di più.

Molta malinconia, e un pizzico di Follia, nel racconto La nonna, completamente immersi nell’atmosfera onirica con La via dell’Angelo, in cui la protagonista orfana vive in un convento. Un altro dei temi affrontati è quello della maternità, le ossessioni, i giochi… è una raccolta di valore che gli amanti di Elsa Morante non potranno lasciare indietro. Ma io continuerò ad amare di più Elsa romanziera.

Consigliato per chi ama i racconti misteriosi, per chi vuole recuperare ogni cosa di Morante, per chi non ha paura di sperimentare.

 

 

three-stars

Alcune note su Elsa Morante

Elsa Morante

Elsa Morante nasce a Roma nel 1912. Inizia molto giovane a scrivere favole, filastrocche e racconti per ragazzi pubblicati su diversi giornali, fra i quali il «Corriere dei Piccoli» e «Oggi». Una serie di questi racconti giovanili confluisce nel suo primo libro, Il gioco segreto, uscito nel 1941 e seguito l’anno dopo da Le bellissime avventure di Caterì dalla trecciolina. Nel 1936 conosce Alberto Moravia, che sposerà nel 1941. Il suo primo romanzo è del 1948, Menzogna e sortilegio; il successivo, L’isola di Arturo , del 1957. Nel 1958 pubblica un libro di poesie, Alibi (ripubblicata nei «Supercoralli classici» nel 2004 con in appendice Quaderno inedito di Narciso e nel 2012 negli «ET Poesia»). Nel 1961 si separa da Moravia. Del 1963 è la raccolta di racconti Lo scialle andaluso, del 1968 Il mondo salvato dai ragazzini (ripubblicato da Einaudi nel 2006 e nel 2012), del 1974 il suo ritorno al romanzo con La storia, libro che ha un enorme successo. È un romanzo anche il suo ultimo libro, Aracoeli, del 1982. Dopo un lungo periodo di malattia muore a Roma nel 1985. Postumi sono usciti, da Einaudi come quasi tutti i suoi libri, il Diario 1938 e i Racconti dimenticati. Nel 2012 è uscito, sempre per Einaudi, L’amata. Lettere di e a Elsa Morante (Fuori Collana), curato dal nipote Daniele Morante; nel 2013 La serata a Colono (Collezione di teatro), suo unico testo teatrale, e Aneddoti infantili (L’Arcipelago). Nel 1970 Carmelo Bene, che lo considerava «il capolavoro della Morante, vertice della poesia italiana del Novecento», progettò di farne una versione cinematografica con Eduardo De Filippo, ma il progetto non andò in porto. Non è stato rappresentato per più di quarant’anni, fino alla messa in scena del 2013 con la regia di Mario Martone, Carlo Cecchi nella parte di Edipo e Antonia Truppo in quella di Antigone.
L’opera complessiva dell’autrice è raccolta in due volumi nei Meridiani Mondadori, a cura di Cesare Garboli.

«

»

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Segui @lalettricecontrocorrente