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RECENSIONE: Junky (William S. Burroughs)

Junky - William S Burroughs - Adelphi edizioni
RECENSIONE: Junky (William S. Burroughs)

Junky

Valutazione:
three-half-stars
Autore:
Traduttore:
Pubblicato da:
Data uscita:
14/02/2023

Pagine:
256
Genere:
ISBN:
8845937569
ASIN:
B0BV7WXC1R
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La trama

Era dai tempi delle Confessioni di un mangiatore d’oppio di de Quincey che un cono di luce così livida, spietata, non cadeva sulla terra desolata battuta dal tossicodipendente. Burroughs, che tossicodipendente lo è stato a lungo, impenitente e irredento, cerca qui la nostra complicità, ci invita nel mondo criminale mettendo a nudo il nostro voyeurismo, ci attira, ci porta dove vuole finché siamo costretti a domandarci: da che parte stiamo? Dov’è la linea che separa legalità e criminalità? E prima ancora: chi è a tracciarla? Junky è l’unica storia trasparente di Burroughs, lucida, tesa, asciutta, anche se in queste confessioni si incontrano formule e immagini che per forza visionaria adombrano episodi e figure dei romanzi a venire. È come leggere due libri simultaneamente, l’uno insolitamente diretto per uno come lui, l’altro complesso, tortuoso, ingannevole. E le due maschere si danno di continuo e impercettibilmente il cambio sul volto sempre sfuggente, misterioso, magnetico dell’autore.

 – Disturbante –

Junky di William S. Burroughs (Adelphi Edizioni) è un libro davvero molto particolare. Quando ho visto la trama mi sono innamorata subito ma Junky non è un libro prevedibile. Non mi aspettavo una narrazione, né una durezza tali. Ma soprattutto non mi aspettavo che sarei rimasta invischiata nelle vicende del protagonista oscillando tra l’orrore e il piacere (perverso) di andare avanti.

Lo si chiede spesso: perché si diventa tossicodipendenti?
La risposta è che in genere non si ha intenzione di diventarlo. Non è che una mattina ti svegli e decidi di essere un tossico. Devi farti due volte al giorno per almeno tre mesi per sviluppare una qualche dipendenza. E non sai davvero cos’è la scimmia finché non hai sperimentato varie dipendenze. Mi ci sono voluti quasi sei mesi per sviluppare la prima dipendenza, e ai tempi i sintomi dell’astinenza erano lievi. Penso di non esagerare se dico che ci vogliono un annetto buono e varie centinaia di buchi per diventare un tossico.

Junky - William S Burroughs - Adelphi edizioniJunky mi è stato mandato dalla casa editrice e… non ha deluso le mie aspettative. Cosa succede quando è la roba a controllare ogni aspetto della vita? Succede che ogni pensiero, ogni azione, ogni muscolo si tende in attesa della dose successiva. Non c’è desiderio, fede, convinzione… no, c’è solo la droga. Ed è questo aspetto così lontano a catturare il lettore fin dalle prime righe. Un mondo – reale e spaventoso – che entra prepotentemente e sostituisce quello del lettore. Certo, una sostituzione temporanea ma non per questo meno traumatica.

Ho sperimentato l’angosciante privazione dell’astinenza e il piacere del sollievo quando le cellule assetate di roba bevevano dall’ago. Forse tutto il piacere è sollievo. Ho imparato lo stoicismo cellulare che la roba insegna al dro-gato. Ho visto una cella piena di tossici in crisi d’astinenza che se ne stavano silenziosi e immobili nel loro supplizio solitario: sapevano che era inutile lamentarsi o muoversi, sapevano che fondamentalmente nessuno può aiutare nessuno. Non c’è una chiave, nessun segreto che qualcuno conosca e che possa svelarti.
Ho imparato l’equazione della roba. La roba non è, come l’alcol o l’erba, un mezzo per intensificare il godimento della vita. La roba non è uno sballo. È uno stile di vita.

Junky segue la vita del narratore (e dell’autore che riporta gli episodi autobiografici). Cosa vuol dire essere tossicodipendente? Arrivare a vendere tutto pur di avere una dose? Fino a che punto si è disposti ad arrivare? Fino al punto di giocare a Guglielmo Tell con la moglie… non ci sono limiti in questo pericoloso gioco che si è trasformato in un incubo senza regole.

E di giochi pericolosi in Junky ce ne sono tantissimi. Ogni uscita, ogni azione servirà per procurarsi la roba: cercare spacciatori, derubare passeggeri in metropolitana… La parte ambientata a New York è cupa, frenetica e amara. Le parti che riguardano i furti ai malcapitati, ai senza tetto sono struggenti. Rubare per farsi, mica per fare i soldi:

La cresta che continuava a farci il grossista, il credito che mi rosicchiava le finanze e i clienti che si presentavano con venticinque o cinquanta centesimi o anche un dollaro in meno, senza contare la mia dipendenza, riducevano gli utili al minimo indispensabile per sopravvivere.

Junky - William S Burroughs - Adelphi edizioniBill si sposta poi a New Orleans e infine in Messico, l’unica parte in cui si ha un po’ di tregua dalla roba. In questo fiume ironico e ammaliante facciamo i conti con violenza, astinenza e dolore. Sembra di sentire le gocce di sudore, i muscoli che si tendono, l’assenza di pensieri… Burroughs disegna un inferno in cui si oscilla tra l’attesa e il sollievo  come se il ciclo potesse non interrompersi mai.

Junky ha avuto diverse stesure e in questa versione la prefazione di Oliver Harris, che come da tradizione ho letto alla fine, consente di chiarire aspetti che potrebbero sfuggire.  Quello che non  vi perderete in ogni caso è il dolore delle persone che fanno la loro comparsa in Junky.


Junky è…

Disturbante, ammaliante, a tratti rivoltante. Senza scampo, eppure visionario,  sardonico e potente. Junky restituisce uno spaccato degli anni Cinquanta. Ci sono anche i tentativi dei medici per lenire i sintomi e aiutare i ricoverati… le pagine sull’astinenza sono dure, prive di qualsiasi filtro.

È possibile distaccarsi quasi da ogni forma di dolore – lesioni a denti, occhi e genitali presentano particolari difficoltà – in modo da rendere l’esperienza dolorosa un’eccitazione neutra. Ma dall’astinenza da droga pare non ci sia scampo. L’astinenza da droga è il rovescio dello sballo da droga. Lo sballo da droga consiste nel fatto che devi assumerla. I drogati seguono il tempo della droga e il metabolismo della droga. Sono soggetti al clima della droga. La droga li riscalda e li raggela. Non puoi sfuggire all’astinenza da droga come non puoi sfuggire allo sballo da droga dopo una puntura.

Consigliato per chi è in cerca di una lettura forte, autobiografica, non sempre facile. L’impressione è che si legga in apnea e forse è stato così per me.

Non ho dato quattro stelle solo perché questo è stato il primo incontro con questo autore e forse non sono riuscita a cogliere tutto.

three-half-stars

Alcune note su William S. Burroughs

William S. Burroughs

William Seward Burroughs II, più comunemente noto come William S. Burroughs, è stato uno scrittore e saggista statunitense. Legato alla beat generation, ma molto lontano, per sua ammissione, dalla realtà dei beatniks o hippies, fu un autore di avanguardia che influenzò la cultura popolare e la letteratura. Molti suoi lavori partono da esperienze personali legate all’uso di droghe e alla dipendenza da oppiacei.
Ribelle alla famiglia e all’educazione alto-borghese (frequentò Harvard e studiò medicina a Vienna), nel secondo dopoguerra si diede alla droga e vagabondò in tutto il mondo, vivendo tra emarginati e sbandati (esperienze descritte in La scimmia sulla schiena, 1953). Dopo una cura disintossicante cominciò a scrivere romanzi: Pasto nudo (1959), La morbida macchina (1961), Nova Express (1964), Il biglietto che esplose (1967). In questi romanzi, il radicale sperimentalismo di Burroughs e la sua allucinata visione – politica e fantascientifica – di un universo abbandonato da Dio, conteso da gruppi di potere che si servono della parola per manipolare la psiche, preda di incontrollate tecnologie, hanno avuto un’influenza profonda sull’immaginazione americana, non soltanto narrativa. I suoi libri successivi, Ragazzi selvaggi (1971), Porto dei Santi (1974) e Città della notte rossa (1981) sembrano prodotti dalla stessa matrice fantastica che caratterizza la tetralogia precedente. In Italia questi e altri suoi titoli sono pubblicati presso SugarCo e Adelphi.

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