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Cinque motivi per leggere I frutti del Congo (Alexandre Vialatte)

I frutti del Congo di Alexandre Vialatte (Prehistorica editore)
Cinque motivi per leggere I frutti del Congo (Alexandre Vialatte)

I Frutti del Congo

Valutazione:
four-stars
Autore:
Traduttore:
Pubblicato da:
Data uscita:
31/01/2025

Pagine:
400
Genere:
ISBN:
9788831234368
Acquista:

La trama

"I Frutti del Congo" è innanzitutto un volantino pubblicitario di una magnifica donna nera che porta con sé dei limoni d’oro. Ma anche i sogni degli scolari di una cittadina della montagnosa Alvernia, per i quali questa illustrazione simboleggia l’impresa estrema, la poesia stessa dell’esistenza. Cos’è del resto l’adolescenza? Proprio questa è la questione cui l’autore risponde, senza di fatto avere bisogno di rispondere, in questo romanzo. Vialatte infatti ci mostra l’adolescenza, con le sue stravaganze, le sue sublimi aspirazioni, i suoi amori febbrili; ci mostra al tempo stesso una città di provincia con le sue kermesse, il suo assassino, il suo dottore, il liceo e la piazza. Ode alla poesia del quotidiano, alla creatività e all’evasione, ma anche dura critica della società di consumo, "I Frutti del Congo" si dà come “uno dei più grandi romanzi francesi del XX secolo” – secondo il critico Pierre Jourde –, il capolavoro dell’avventura immaginata. Si tratta di un’opera dall’ambizione altissima, fulgida metafora della Letteratura.

Cinque motivi per leggere I frutti del Congo di Alexandre Vialatte (Prehistorica editore). Questo romanzo, il primo “mattone” di Prehistorica, uscirà venerdì 31 gennaio ma io non stavo più nella pelle e quindi ho scelto di farvi morire di curiosità regalandovi cinque motivi per leggere questo grande classico.

Aspetto l’uscita di questo romanzo da quando ho finito di leggere Berger, il soldato fedele(LEGGI QUI) la mia recensione) che ho amato alla follia. L’editore mi aveva anticipato che nel  cassetto c’era  già anche il capolavoro di Vialatte, I frutti del Congo. Da allora ho aspettato con questo testo come i bambini aspettano Babbo Natale, con gioia e con un pizzico di timore. Mi sarebbe piaciuto?  Qui non c’è la gravità di Berger, ma c’è la patina nostalgica di Battling il tenebroso (LEGGI QUI la mia recensione)  condita dalla magia che si respira in Cronache dalla montagna ed è un libro di quasi quattrocento pagine, proprio come piacciono a me! Un libro che ti dà il tempo di sbirciare questo mondo bizzarro e  persino di innamorarti. Ma veniamo ai cinque moitivi (sarebbero molti di più) per cui vale la pena leggere questo mattone firmato da Vialatte.

La fantasia salva la Letteratura e il mondo

La fantasia salva la Letteratura e il mondo potrebbe sembrare una frase buttata lì. E invece non è così. Da quanto tempo non vi capita di leggere un libro in cui la fantasia è protagonista? In cui l’autore inventa un mondo e vi ci butta dentro? I protagonisti de I frutti del Congo sono adolescenti pronti a scoprire (e conquistare) il mondo. Per farlo però devono partire da quello che sanno fare meglio: sognare. Vialatte fa muovere personaggi reali in un mondo immaginario. Ci sono le isole, le avventure e certo anche le prime delusioni e i primi dolori.

I frutti del Congo non è il solito romanzo tratto da una storia vera, basato su fatti realmente accaduti. O meglio, I frutti del Congo non è una cronaca, né un resoconto ma è puro godimento. I confini tra sogno e realtà si sbriciolano piuttosto spesso e al lettore che si abbandona e si fida, la sensazione di essere cullato piace moltissimo.

Fa tornare la voglia di sognare

I frutti del Congo di Alexandre Vialatte (Prehistorica editore)Fa tornare la voglia di sognare. Vi pare poco? A me no. Sono sempre stata una ragazzina con pensieri molto concreti, anche i miei desideri erano sempre legati a qualcosa di possibile: diventare una giornalista, trasferirmi in un’altra città e così via.  E forse mi sono persa qualcosa… leggere I frutti del Congo però, mi ha ricordato i lunghi pomeriggi d’estate trascorsi con la mia “compagnia” a raccontarci qualunque cosa e poi ecco l’illuminazione.  Da bambine anche noi inventavamo scenari, case (ricordo perfettamente la pianta immaginaria di casa nostra dove gli altri avrebbero visto solo bosco) e avventure. Sognavamo di essere forti, indipendenti e coraggiose. Ecco, ora sono costretta a fare qualche accenno alla trama. Frédéric e Dora sono i protagonisti di questa storia. Fred ha quindici anni ed è abituato a trascorrere i pomeriggi nel club “I piaceri di Corea”. Un luogo non luogo dove è tutto possibile. Quante terre vedrete in compagnia di questi ragazzi, quante avventure vivrete… non volevo più andarmene.  I ragazzi sognano di piegare il destino e forse proprio per questo ci riescono. Fuggire da mister Panado non è un’opzione ma affrontarlo sì…

(…)La sua sagoma inconsistente e la sua fibra gelatinosa facevano di lui il più malefico testardo della nostra palude più morta, un personaggio così inquietante, sin da quell’epoca embrionaria, che avevamo dovuto inventare uno slogan, e uno slogan che sapevamo bugiardo, per rassicurarci noi stessi da lui. «Per fortuna, dicevamo a voce bassa, che abbiamo visto Monsieur Panado»; e il rito obbligava a rispondere: «E che così possiamo stare tranquilli».  Non era vero. Mai nessuno potrà essere tranquillo rispetto a Monsieur Panado. E sarà sempre possibile, in ogni luogo e in ogni momento, che influisca sui nostri destini come il macellaio di Amburgo. Un mostro molle, una mucillagine con dei tentacoli. Insomma, meglio far credere che lo si è visto. Ecco perché lo incarnavamo provvisoriamente nel vecchio cieco.

Lo stile

Lo stile è un motivo sufficiente per amare un libro? altroché! Non riuscirò mai a spiegarvi la magia di Vialatte perché non si può fare. Potete solo leggere e innamorarvene. Vialatte mescola in maniera sapiente malinconia e allegria, fantastico e realtà, gioia e dolore. Perché sì, ne I Frutti del Congo c’è tanta allegria, è una storia di amicizia e di amore, ma c’è anche qualcosa d’altro. C’è il velo che cala, le prime dolorose disillusioni e il tentativo di colmare con la fantasia dei vuoti. Fred è un ragazzino che sembra sempre fuori posto, trattato dallo zio come se davvero fosse una malattia… Vi lascio qualche assaggio sullo stile:

Il traghetto arrivava di notte, come una barca dell’altro mondo, con la sua lanterna fumosa. E quando la campana si metteva a suonare, – simile a quella del ponte del Nord nella canzone, – la campana che non dà tempo, bisognava sbrigarsi ad andare via, e non si riusciva a decidersi perché sembrava di lasciare l’essenziale, di abbandonare tutto in quella sabbia sterile. Che felicità ci si poteva inventare nelle Isole!…
Dopo, abbiamo viaggiato, ma non siamo mai andati più lontani di allora: mai più in là della torre del Mulino a Vento.
Com’era bella, quando i tuoi cantori cantavano, quando i tuoi piccoli battellieri remavano, quando i tuoi piccoli cuochi soffiavano sul fuoco di legna, lungo il fiume, in turbante a righe. Allora noi cantavamo la canzone dei Patrioti dell’Arcipelago e il ritornello cinese dei «Piaceri di Corea». Niente uguagliava la nostra giovinezza.

Un altro breve assaggio

Monsieur Paul parlava poco, ma, quando lo faceva, era con l’autorità precisa dell’esperienza. Perché la giovinezza, per le vie del mondo, trova sempre uomini strani e meravigliosamente competenti per orientare le sue inquietudini nei luoghi più inattesi e per mostrarle quanto le cose siano semplici. E le carte volavano tra le dita di Monsieur Paul sulle quali gli anelli scintillavano come uno zampillo d’acqua, e la fortuna si mise a favorirlo.

La magia e la croce dell’adolescenza

Quella che all’inizio è solo una sensazione, diventa poi una certezza: ne I frutti del Congo c’è una contrapposizione nettissima tra i mondi. Quello reale, un paese in cui non succede mai nulla, e quello immaginario in cui i colpi di scena si avvicendano e no, non sono mai definitivi.  Ma c’è anche qualcosa d’altro, c’è una feroce, seppur celata, critica alla società che non permette a tutti di avere le stesse opportunità. Nascere in una famiglia piuttosto che in un’altra può determinare il resto della tua vita. Solo la fantasia, la passione, la cultura possono ribaltare questo mondo e crearne un altro. Ancora una volta Vialatte forza i confini del reale per farci intravedere una via di uscita, per creare appunto qualcosa di nuovo.  Quella degli adolescenti di questo libro, come in Battling del resto, non è una fuga ma il tentativo di vivere diversamente. Ci riusciranno? E per quanto?  Quando abbiamo perso la volontà  di cambiare il mondo? Forse quando siamo diventati adulti. Questo libro ci ricorda che la magia dell’adolescenza non è perduta, perché risveglia in noi i sentimenti forti che credevamo di avere perduto.


Classico

Questo libro è un classico a tutti gli effetti e arriva per la prima volta in Italia grazie a Prehistorica nella traduzione di Gabriella Bosco. Io non so se sono riuscita a farvi intravedere la potenza e il valore di questo testo ma spero tanto di sì.  Se i classifici sono libri senza tempo… allora sì I frutti del Congo è un classico. Passano gli anni, le epoche, cambiano le regioni e gli sfondi, ma non i messaggi  e i comportamenti dei personaggi catturati in queste pagine.

Quale altro autore saprebbe magnificare una stanza spoglia o creare mirabolanti avventure descrivendo un manifesto pubblicitario? Solo Vialatte. Leggetelo e non ve ne pentirete.

Lo so, non vi ho detto quasi nulla sulla trama e va bene così. I riassunti delle trame non servono a niente, quello che conta è tutto il resto! E io me lo sono goduta davvero non sapendo quasi nulla.

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four-stars

Alcune note su Alexandre Vialatte

Alexandre Vialatte

Alexandre Vialatte divenuto celebre per aver fatto conoscere per primo ai francesi le opere di Kafka, e per avere tradotto autori del calibro di Nietzsche, Goethe, von Hoffmannsthal, Mann, Brecht, Alexandre Vialatte (1901 Magnac-Laval – 1971 Parigi) ha nel corso degli anni dato prova di un’immensa creatività artistica, che lo ha portato a spaziare dalla poesia alla cronaca letteraria, per arrivare al romanzo. Ha pubblicato presso alcune delle più prestigiose case editrici d’oltralpe, tra le quali Gallimard e Juillard. Oggi, è universalmente annoverato dalla Critica nella categoria dei grandi classici senza tempo. Questo è il primo romanzo di Vialatte edito in Italia.

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