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RECENSIONE: Berger, il soldato fedele (Alexandre Vialatte)

Berger il soldato fedele - Alexandre Vialatte - Prehistorica editore
RECENSIONE: Berger, il soldato fedele (Alexandre Vialatte)

Berger, il soldato fedele

Valutazione:
four-half-stars
Autore:
Traduttore:
Pubblicato da:
Data uscita:
02/03/2023

Pagine:
200
Genere:
ISBN:
8831234293
Acquista:

La trama

Fatto prigioniero dai tedeschi nel 1940 e sottoposto a durissime marce forzate, il soldato Berger scivola presto in un mondo dominato dall’allucinazione. Ma per quest’uomo leale, non c’è peggior assurdità del reale, l’indomani di un esercito sconfitto e disperso, di una patria occupata. La sua follia non è quindi che un rifugio, una forma di fedeltà al passato. Tratto da una storia drammaticamente vera, vissuta dall’autore sulla propria pelle, in questo romanzo di sconcertante attualità – scritto con la lucidità che è propria dei visionari – ci viene mostrato forse uno dei lati più crudi e meno noti d’ogni conflitto: lo straniamento del reduce di guerra, incolpevole strumento e ignara vittima della Storia.

 – Capolavoro –

Berger, il soldato fedele di Alexandre Vialatte (Prehistorica Editore) è da oggi in tutte librerie. Mi sono avvicinata con timore a questo romanzo perché nonostante avessi apprezzato Battling il tenebroso e Le cronache dalla montagna, non sono mai stata davvero folgorata da Vialatte. C’è sempre stato qualcosa in lui che mi sfuggiva, che non riuscivo ad afferrare pienamente. Con Berger, il soldato fedele però, è stata tutta un’altra storia.
Le difficoltà che temevo all’inizio non si sono mai manifestate. Attenzione, non sto dicendo che questo sia un testo leggero, ma la verità è che sono stata catturata fin dall’incipit:

Da qualche parte, tra i suoi appunti quasi illeggibili, Berger scrisse: “Sentirò sempre l’odore di quella cantina con le volte. Non dimenticherò mai quella finestra con Pinferriata, né quella lampadina blu alla quale ho dovi. to chiedere il soccorso della morte, tantomeno il sole che stava fuori sopra le ortiche e le pietre; né le grida della donna del primo piano, né le risate dei bambini che erano peggiori delle sue lacrime; né le java da fisarmonica che avvolgevano quel bagno di sangue con una complicanza di volute e di dorature, come un organo di giostra dai cavalli di legno.

Berger il soldato fedele - Alexandre Vialatte - Prehistorica editoreIn Berger, il soldato fedele ho potuto vedere finalmente la grandezza di Vialatte: l’eterno sognatore che si scontra con la durezza della realtà ma non per questo si arrende, anzi, la vita diventa qualcosa da trasformare, colorare, modificare. Ma ora sto divagando.

Berger, che in francese significa pastore, è un soldato fatto prigioniero dai tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale. Cosa succede quando il mondo intorno al prigioniero diventa un orribile incubo? Le allucinazioni sono l’unico mondo esistente, l’unico modo che ha Berger per affermare la propria esistenza. Quasi duecento pagine di allucinazioni che restituiscono attraverso una lente deformata, una realtà peggiore di ogni fantasia.

Berger, il soldato fedele è una ballata crudele e a tratti divertente (qui di nuovo la potenza di Vialatte) in cui il precipitare nella follia di un uomo è in realtà la scalata verso la salvezza. Il testo è diviso in quattro parti, tutte si aprono con i versi di Paul Claude. “Noi non ritorneremo più da voi” e in un certo senso questo verso vale per chiunque abbia combattuto una guerra:se si fa ritorno a casa non si è mai più gli stessi.

Berger è Vialatte, almeno in parte. La sua esperienza autobiografica si è riversata in queste pagine che sfuggono alla composizione tradizionale:

La linea delle cose passate, che si legge come un tratto ordinario, sussisteva nella sua testa soltanto come una linea tratteggiata.

Il lettore diventa immediatamente Berger: il mal di denti che non dà tregua, le scarpe strette che costringono l’unghia incarnita, la sete che toglie ogni altro desiderio: un grumo di dolore costretto ad avanzare giorno e notte. Questo è Berger, questo è il lettore che indossa il paio di occhi più scomodi in circolazione, eppure l’attrazione è troppo forte per fermarsi:

I quadri gli si disfacevano davanti, poi per un attimo si ricomponevano, raggiungendo una forma intelligibile; ma, d’un tratto, un dolore acuto li disgregava. I piedi, le gambe erano gonfi. Quando era partito si stava curando perché i valori dell’albumina erano alterati. Forse si trattava di questo?

Le pagine scorrono inesorabili tra sofferenza e smarrimento. I giorni, le ore… (hanno davvero senso queste unità di misura?) nella stanza del manicomio sono tra le pagine più belle e grottesche che abbia mai letto. Si può ridere di qualcuno che prova a porre fine alla sua vita?

Sentiva che la ragione gli sfuggiva. L’aveva persa per strada, a pezzettini, come una lettera strappata, come i sassolini di Pollicino.

Berger il soldato fedele - Alexandre Vialatte - Prehistorica editoreE noi con lui mentre inseguiamo l’amico Planier che si palesa nei momenti più assurdi. Irrompe con la velocità e l’assurdità  di un miraggio ma, Berger non può dubitare della sua sanità mentale, d’altra parte nessun pazzo, e nessuna persona normale, lo farebbe.

Tra i dolori della prigionia, i chiodi usati per ferirsi e il desiderio di tornare a casa da una famiglia che forse non esiste nemmeno più, Berger tenta di evocare il segreto racontato da Planier, da quello dipende la sua intera esistenza, forse è quella la prova da superare per dimostrare di essere una persona leale. Ma in quale mondo?

Manicomio, prigionia e vita “normale”. Sono queste le dimensioni attraversate da Berger senza necessariamente un ordine cronologico. Berger tornerà a casa?

Senza la paura delle anticipazioni vi dico che la risposta è contenuta nei versi che aprono le parti:  Noi non ritorneremo più da voi.

Per abitudine continuava a non dire nulla. Si nascondeva in un angolo del corridoio per raccontarsi di essere libero. Perché non credeva più nella gioia come a una cosa che si può conservare, ma solo come a una cosa che ci si racconta.

I soldati non tornano più dai loro cari, nemmeno quando hanno la fortuna di ritornare a casa.


Berger, il soldato fedele è…

Un capolavoro. Mi difendo già da chi dirà che nella recensione ho svelato troppo. Se credete che in questo testo sia la trama a fare la differenza allora non è lo spirito giusto con il quale affrontare Vialatte. L’atrocità della Guerra che mastica i suoi attori vomitandoli in mille pezzi, distruggendo tutto quello che sono è la grande protagonista di queste pagine. La lingua inventata, plasmata da Vialatte che dà vita a un’allucinazione lunga duecento pagine che non si concluderà mai. Berger è condannato a rivivere tutto, da sempre e per sempre. Un finale perfetto. Non poteva esisterne altro.  Chi decide cosa è reale e cosa no? Siamo sicuri che il confine sia così netto?

Non ho dato cinque stelle solo perché ho intenzione di rileggerlo, pur adottando un ritmo lento, nonostante la prima metà imponesse una velocità che mai mi sarei aspettata, sono certa di non aver colto tutte le sfumature. Succede solo con i libri che ho amato tanto: le prime pagine mi suggeriscono già che questo non sarà il primo ed unico incontro. La compagnia di Berger, il soldato fedele è invitante e repellente allo stesso tempo, come la scrittura di Vialatte: greve e leggera.

Nella mia personale classifica (lo so, non me l’avete chiesto) Berger si piazza immediatamente dopo Paese perduto di Pierre Jourde, e con questo ho detto tutto.

four-half-stars

Alcune note su Alexandre Vialatte

Alexandre Vialatte

Alexandre Vialatte divenuto celebre per aver fatto conoscere per primo ai francesi le opere di Kafka, e per avere tradotto autori del calibro di Nietzsche, Goethe, von Hoffmannsthal, Mann, Brecht, Alexandre Vialatte (1901 Magnac-Laval – 1971 Parigi) ha nel corso degli anni dato prova di un’immensa creatività artistica, che lo ha portato a spaziare dalla poesia alla cronaca letteraria, per arrivare al romanzo. Ha pubblicato presso alcune delle più prestigiose case editrici d’oltralpe, tra le quali Gallimard e Juillard. Oggi, è universalmente annoverato dalla Critica nella categoria dei grandi classici senza tempo. Questo è il primo romanzo di Vialatte edito in Italia.

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