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RECENSIONE: Di lupi, foche e altre cose singolari (Alexandre Vialatte)

Di lupi foche e altre cose singolari - Cronache dalla montagna - Alexandre Vialatte - Prehistorica editore
RECENSIONE: Di lupi, foche e altre cose singolari (Alexandre Vialatte)

Di lupi, foche e altre cose singolari

Valutazione:
three-stars
Autore:
Pubblicato da:
Data uscita:
19/05/2022

Pagine:
93
Genere:
Acquista:

La trama

"Di lupi, foche e altre cose singolari” è la prima raccolta della collana dedicata alle cronache scritte con cadenza settimanale da Alexandre Vialatte tra il 1952 e il 1971, per "La Montagne", lo storico giornale della regione dell'Alvernia, nel cuore del Massiccio centrale, dove ancora oggi pulsa un umorismo incongruo e un sentire che si vuole altro, rispetto alle forme e alle fortunate voghe promosse nei salotti della capitale francese.La libertà d'ispirazione è del resto l'unico vincolo di questo spirito libero che, da autentico spirito di montagna, si mostra capace di guardare alle cose dell'uomo con la leggerezza e gli occhi nuovi di un escursionista, di un flaneur, di un filosofo.Queste cronache, nel loro insieme, evocano un vero e proprio sapere enciclopedico, ricco di dettagli pittoreschi, notizie curiose, scorci originali di una Francia inedita, per i più ancora tutta da scoprire.

– Incongruo –

Di lupi foche e altre cose singolari - Cronache dalla montagna - Alexandre Vialatte - Prehistorica editoreDi lupi, foche e altre cose singolari di Alexandre Vialatte (Prehistorica editore) è una raccolta di scritti che inaugura una nuova collana: Le Cronache dalla Montagna.

Vialatte dal 1952 al 1971 ha scritto diversi componimenti per La Montagne, storico giornale dell’Alvernia. Dico volutamente componimenti e non articoli perché basta leggere il primo per capire che non ci troviamo di fronte a qualcosa di “normale”.

Ho scoperto Vialatte con Battling il tenebroso, avevamo fatto un’interessante e intensa lettura consapevole con il gruppo di Billy il vizio di leggere e ritrovarlo mi ha spiazzato. Questo Vialatte ha poco in comune con quello che conoscevo.

Di lupi, foche e altre cose singolari ha il sapore dell’assurdo, o meglio appunto dell’incongruo, come direbbe la mia Amèlie Nothomb. Immagino le facce spiazzate dei lettori che si trovavano di fronte a una cronaca bizzarra e minuziosa. Una discrepanza che io stessa ho faticato a ricomporre. La splendida postfazione di Pierre Jourde però aiuta a rimettere i pezzi a posto e inserisce Vialatte in un contesto illuminante, ovvero in un genere inedito che solo Vialatte padroneggia.

Di lupi foche e altre cose singolari - Cronache dalla montagna - Alexandre Vialatte - Prehistorica editoreLo ammetto, all’inizio sono rimasta molto destabilizzata. Mi aspettavo delle cronache con ironia e magari con quel pizzico di assurdo che nasconde riflessioni e intenzioni. E invece no, ho sbagliato completamente approccio. Di lupi, foche e altre cose singolari va letto come si legge una favola, non perché siano favole ma perché bisogna abbandonarsi alla meraviglia come farebbe un bambino che di fronte a sé ha centinaia di possibilità e tutto è una scoperta, una meravigliosa scoperta. E sì che Vialatte mi aveva avvertito: “Perché alla fine si deve scegliere, di comprendere o meravigliarsi”. E io con quel maledetto vizio di voler comprendere e di cercare una “pesantezza” anche quando non c’è, rischiavo di perdermi il vero senso della raccolta.

Uno dei miei articoli preferiti è Fluido essenziale dell’uomo. Qui Vialatte parla dell’esodo per le vacanze e soprattutto della consistenza dell’uomo e delle sue case. L’ironia è palese ma anche la malinconia.

All’epoca dell’uomo granuloso, l’uomo alloggiava in casa e vere.Gli si assegnava così tanto valore che la sua vedova si rinsecchiva .quando lui moriva, lei chiudeva le persiane, metteva le fodere sopra le poltrone viveva soltanto con minestrine di vermicelli in una delle stanze inabitabili dove moriva sessant’anni più tardi, dopo aver verificato ogni giorno che il sole non ingiallisse troppo le fotografie del salotto. Anche morto da tanti anni, l’uomo sopravvive a lungo nel ritratto ingrandito della sala da pranzo. Lo si vedeva mezzobusto con i suoi bei baffi, i capelli a spazzola, l’aria intelligente e le medaglie più belle. Che oggi di tutto ciò? L’individuo non conta più. Non ci sono più persiane in salotto, né poltrone che supportino fodere di tessuto stampato con fiori viola. Dove si potrebbe appendere il ritratto di famiglia? Soprattutto se i baffi sono lunghi? Non siamo più nell’età granulosa. Siamo in quella dell’uomo pastoso. L’uscita da Parigi è “fluida”. Presto l’uomo diventerà vaporoso. Svanisce nello spazio.

Oltre al tempo che passa, tema a me sempre molto caro, Vialatte celebra montagne e animali. Dopo la magnificenza della luna, della carne di cavallo e delle montagne tocca appunto al cane. Ne esistono di diversi tipi e tra ironia e ritratti Vialatte ci porta verso verso l’ora del cane. Quell’ora particolare in cui le strade sono popolate dai nostri amici a quattro zampe mentre signorine e padroni scivolano decisamente in secondo piano, regalandoci un ritratto di Parigi vivido:

Scende il buio della notte. L’occhio dell’uomo discerne le stelle di sesta grandezza. Procione brilla di uno splendore liquido. Vede il suo cane tra le costellazioni.

Ogni capitolo si chiude con la “conseguente grandezza del Divino” ed è preceduto dall’impianto dell’articolo. Una sorta di sommario che riassume cosa verrà scritto.  La celebrazione del pisello è quello che forse mi ha fatto capire di più come funziona la penna di Vialatte che come una lente di ingrandimento mostra ogni minimo dettaglio fino a farlo diventare enorme, fondamentale.

Il pisello esiste veramente? Non è forse l’invenzione bizzarra della mente di un uomo ossessionato dai suoi sogni? Ce lo chiediamo con l’angoscia dopo aver visto un centinaio di disegni di Robert Morel. Ho conosciuto un signore che pensava il proprio cuore, il sangue allo stomaco, che seguiva mentalmente il tragitto di ciò che masticava in bocca e nell’esofago, che accompagnava, come una scorta, la sua bile dal fegato all’intestino, che con la propria attenzione non mollava di  un millimetro il  boccone di pane che aveva appena mangiato. Ragionava così perfettamente di quelle cose che era maturo per il manicomio, perché non ci capiva più nulla. Per non capirci più nulla basta cercare di non rendersene conto.


Di lupi, foche e altre cose singolari è…

Bizzarro, incongruo, un pizzico assurdo se vogliamo. Il consiglio che voglio darvi è quello di partire leggendo la postfazione di Jourde perché in questo caso non solo è un valore aggiunto del libro ma vi aiuterà anche a capire come sono costruite e le cronache e vi  indicherà il giusto approccio alla lettura.

Questo è solo il primo della collana Cronache della montagna e sono molto curiosa di capire dove andrà a parare il nostro Vialatte dopo aver parlato di cani, piselli, farmacisti sorpresi dal temporale…

Consigliato per chi è in cerca di una lettura breve ma di livello, per chi non si accontenta dei soliti racconti, per chi ha bisogno di abbandonarsi e perdersi tra le parole senza grandi domande, per quelle c’è sempre tempo.

three-stars

Alcune note su Alexandre Vialatte

Alexandre Vialatte

Alexandre Vialatte divenuto celebre per aver fatto conoscere per primo ai francesi le opere di Kafka, e per avere tradotto autori del calibro di Nietzsche, Goethe, von Hoffmannsthal, Mann, Brecht, Alexandre Vialatte (1901 Magnac-Laval – 1971 Parigi) ha nel corso degli anni dato prova di un’immensa creatività artistica, che lo ha portato a spaziare dalla poesia alla cronaca letteraria, per arrivare al romanzo. Ha pubblicato presso alcune delle più prestigiose case editrici d’oltralpe, tra le quali Gallimard e Juillard. Oggi, è universalmente annoverato dalla Critica nella categoria dei grandi classici senza tempo. Questo è il primo romanzo di Vialatte edito in Italia.

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