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RECENSIONE: La forma del silenzio (Stefano Corbetta)

La forma del silenzio - Stefano Corbetta - Ponte alle Grazie
RECENSIONE: La forma del silenzio (Stefano Corbetta)

La forma del silenzio

Valutazione:
three-half-stars
Autore:
Pubblicato da:
Data uscita:
27/08/2020

Pagine:
240
Genere:
ISBN:
9788833314761
ASIN:
B08CHCN48Z
Acquista:

La trama

Leo ha sei anni. È nato sordo, ma la sua infanzia scorre serenamente. Con la sua famiglia, Leo parla la Lingua dei Segni, e quella degli affetti, che assumono forme inesplorate nei movimenti delle mani dei genitori e della sorella Anna. Ma è giunto il tempo della scuola e Leo viene mandato lontano da casa, a Milano, in un istituto che accoglie bambini come lui. Siamo ai tempi in cui nelle scuole è vietato usare la Lingua dei Segni. All’improvviso per Leo la vita diventa incomprensibile, dentro un silenzio ancora più grande di quello che ha vissuto fino a quel momento. Poi, in una notte d’inverno del 1964, Leo scompare. A nulla servono le ricerche della polizia: di Leo non si ha più notizia. Diciannove anni dopo, nello studio della sorella Anna, si presenta Michele, un compagno di Leo ai tempi della scuola. E inizia a raccontare la sua storia, partendo da quella notte d’inverno.

– Delicato –

La forma del silenzio di Stefano Corbetta (Ponte alle Grazie) è una storia misteriosa, delicata e avvincente.
Questo è il primo libro che leggo di Corbetta e devo dire che mi è piaciuto. Mi aspettavo una storia completamente diversa (sono stata contattata dall’autore per leggere l’opera in anteprima) e sono rimasta piacevolmente stupita, ora proverò a raccontarvi perché.

Entriamo in punta di piedi in questa famiglia degli anni Sessanta che all’apparenza sembra come tante altre. Anna e Leo sono due fratelli. Leo però non è proprio un bambino come tutti gli altri: è sordo e per esprimersi deve usare un altro linguaggio: quello dei segni.

Elsa e Vittorio non erano preparati all’eventualità che il loro bambino avesse dei problemi (alla fine quale genitore può dirsi davvero pronto?): e così quando tutta la famiglia si trova nello studio del medico per ascoltare il responso qualcosa in Vittorio si rompe, qualcosa che va al di là della preoccupazione economica (non potevano certo permettersi un insegnante personale per Leo). Ma prima bisogna capire cosa significhi utilizzare la lingua dei segni in famiglia, per poter entrare finalmente in comunicazione con Leo. E la dolcezza di queste parole mi ha stupito:

Quello che avrebbero dovuto fare tutti insieme era inventare un linguaggio intimo, segreto, un lessico visivo capace di dare forma alla loro vita quotidiana. Ogni oggetto andava ridisegnato attraverso i segni e con il tempo avrebbero aggiunto pagine al loro vocabolario immaginario. Il medico guardò Anna e indicò il pelouche che aveva tra le mani . «Facciamo un gioco le aveva detto» con un’espressione amichevole, il tono fermo della voce che suggeriva di prendere sul serio la proposta. «Di’ a Leo cos’è quello. Trova dei segni per descriverlo. Solo due, non di più». Anna si sentì intimorita da quell’uomo in camice bianco che adesso parlava solo con lei.

(…) «Tuo fratello imparerà a parlare con il corpo e la sua anima avrà una voce speciale. Avrà bisogno di tempo, ma noi saremo lì con lui e impareremo ad ascoltarla. Vedrai arriverà un giorno in cui la sentiremo, quella voce, e quel giorno sarà bellissimo».

La forma del silenzio - Stefano Corbetta - Ponte alle GrazieL’idillio in casa di Leo dura poco, una manciata di pagine e arriviamo al 1964, anno in cui Leo fa perdere le sue tracce per sempre. A raccontarci quelle ore, qui giorni e poi quegli anni di angoscia è la stessa Anna, ragazzina prima e donna poi.

Di quel giorno maledetto Anna ricorda tutto: “Andiamo a prendere Leo”, la polizia, il freddo e l’angoscia. Leo non è al collegio in cui studia. Nessuno l’ha visto allontanarsi. Sparito nel nulla.

Diciannove anni dopo la storia di Leo torna ad affacciarsi prepotentemente nella vita di Anna. Lei è diventata un’insegnante della lingua dei segni (il fratello non è mai scomparso dai suoi pensieri) e la tranquillità apparente della sua vita viene sconvolta da Michele, un ragazzo che frequentava lo stesso istituto del fratello. Quel ragazzo ha visto Leo discutere e forse allontanarsi con un altro insegnante, Giordano.

Per Anna questa rivelazione riporta a galla tutto il dolore, l’angoscia della mancanza. Non vuole parlare con nessuno di questa rivelazione, per una volta vuole essere lei a proteggere gli altri e tiene all’oscuro la mamma e la migliore amica.

Vuole incontrare Giordano, guardare negli occhi l’uomo che probabilmente ha portato via suo fratello. Comincia così un gioco pericoloso fatto di bugie, timori e nuove identità. Tanto che a un certo punto si ha l’impressione di leggere un romanzo nel romanzo. Al centro de La forma del silenzio non è più Leo, ma Anna che faticosamente, proprio come in un classico romanzo di formazione, forgia la propria identità, passando inevitabilmente per il rischio e la perdita.

La forma del silenzio - Stefano Corbetta - Ponte alle GrazieHo amato molto la protagonista, meglio ancora: ho amato molto la sua trasformazione. Vero, quando Michele, diciannove anni dopo le rivela di aver visto Leo, Anna è già una donna adulta ma forse non è ancora completa. Corbetta mostra gli effetti della perdita su Anna e il suo senso di colpa. Tantissimi i flashback in cui vediamo Leo disegnare, comunicare con la famiglia. Alcuni ricordi sono belli, dire agrodolci (Leo che ama stare sotto la doccia) altri hanno un sapore decisamente amaro (Leo che non vuole stare in quella scuola).

La sorella maggiore si comporta da tale durante tutto il libro: durante l’infanzia comprende e ama Leo, da adulta veste i panni dell’investigatrice per fare luce sulla verità. E qui romanzo di formazione, giallo e amore si fondono. Corbetta è abile a mostrare i pezzi del puzzle che pagina dopo pagina raccogliamo, riuniamo, disfiamo.

Ad avermi colpito è senza dubbio la delicatezza della storia. Stiamo parlando di un rapimento, di esclusione, perché negli anni Sessanta la lingua dei segni non era ammessa a scuola, stiamo parlando di crescita e con la punta delle dita sfioriamo grandi temi come la depressione, l’accettazione e l’amore.

Non vi ho parlato dei personaggi, non voglio né influenzarvi né togliervi il piacere della scoperta. Ringrazio Corbetta perché La forma del silenzio ha trovato il modo di parlarmi.


La forma del silenzio è…

Scoperta. Sono tante le scoperte che si fanno in questo romanzo. Da quelle che riguardano la scomparsa di Leo alle consapevolezze di Anna, c’è proprio un momento in cui la nostra protagonista guarda i suoi genitori sotto un’altra prospettiva, perdonandoli, ma soprattutto comprendendoli.

C’è tanto amore qui e ci sono tante forme di comunicazione: dai disegni agli sguardi. Parlare non è l’unico modo per dire qualcosa.

Si arriva alla fine in un battibaleno, un po’ perché non vediamo l’ora di sapere cosa è davvero successo a Leo e un po’ perché il percorso di Anna è avvincente come il giallo che avvolge la scomparsa del fratello. Alla fine, si lascia il libro così come ci siamo entrati: in punta di piedi e mi piace poter immaginare per Anna un certo finale. Quello che mi ha convinto di meno è l’amore passato di Anna, un particolare che non aggiunge e non toglie nulla alla storia (dal mio personalissimo punto di vista).

Consigliato per chi ha voglia di una storia impegnativa ma scorrevole e avvincente, per chi non si accontenta di leggere un genere solo ma vuole tanti elementi mescolati in una storia appassionante e tutto sommato breve (io avrei voluto che durasse ancora un po’).

three-half-stars

Alcune note su Stefano Corbetta

Stefano Corbetta è nato a Milano nel 1970. Accanto alla professione di arredatore di interni, ha affiancato negli anni esperienze in ambiti diversi: la musica, il teatro, la scrittura. Collabora con “I l Cittadino di Lodi ” , per il quale scrive sulle pagine culturali, e insegna scrittura in alcune scuole dell’area milanese. Ha esordito nel 2017 con il romanzo Le coccinelle non hanno paura (Morellini). Nel 2018 è stato incluso nell’antologia Lettera alla madre (Morellini). Sonno bianco, il suo secondo romanzo, è uscito per Hacca nel settembre 2018.stefano corbetta

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