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RECENSIONE: Ritratto di Jennie (Robert Nathan)

Ritratto di Jennie - Robert Nathan - Atlantide
RECENSIONE: Ritratto di Jennie (Robert Nathan)

Ritratto di Jennie

Valutazione:
four-stars
Autore:
Traduttore:
Pubblicato da:
Data uscita:
01/12/2015

Pagine:
144
Genere:
ISBN:
9788899591014
Acquista:

La trama

Una sera mentre sta tornando a casa attraverso Central Park, Eben Adams, giovane e sfiduciato pittore, incontra una bambina vestita in modo antiquato che gioca a campana. Jennie sembra essere lì da sola e per qualche motivo inizia a camminare insieme ad Eben e a parlare con lui. Quando l’uomo le chiede quale sia il suo desiderio più grande, la bimba, in modo candido e misterioso, risponde semplicemente: “Vorrei che tu aspettassi che io diventi grande”. Eben non può certo saperlo, ma da quel momento la sua vita e il suo modo di vedere il mondo cambieranno per sempre e lui scoprirà cosa significa essere un artista e, soprattutto, cosa significa amare. Ritratto di Jennie, capolavoro dimenticato della letteratura americana del Novecento, è la storia meravigliosa di un amore che sfida il tempo e la morte, uno dei romanzi fantastici più originali mai scritti e una toccante riflessione sulla natura dell’amore e sul destino.

Pubblicato originariamente nel 1940, Ritratto di Jennie fu portato al cinema alcuni anni dopo da William Dieterle e interpretato da Joseph Cotten e Jennifer Jones. Sia libro che film ancora oggi mantengono un fascino quasi sovrannaturale, una bellezza fuori dal tempo.

– Sogno –

Ritratto di Jennie di Robert Nathan (Atlantide edizioni) è un libro ricco di sfumature.  Il protagonista è un pittore squattrinato che durante una notte di sconforto si imbatte in una bambina misteriosa. Un incontro destinato a cambiare la sua esistenza.

Ritratto di Jennie - Robert Nathan - AtlantideEben Adams conduce una vita sregolata, in preda alle preoccupazioni e alla fame che lo tormentano. Dipinge paesaggi, lo fa con passione e dedizione ma quelle non bastano a pagare i conti, e così il senso di inadeguatezza diventa presto un compagno di viaggio. Ma una sera cambia tutto per Eben.  Quella strana bambina incrociata a Central Park,  non solo gli porterà fortuna, ma riuscirà anche a strappargli una promessa: “Vorrei aspettassi che io diventi grande”. Senza nemmeno accorgersene Eben lo farà.

Un gallerista, interessato agli schizzi dell’artista, rimarrà affascinato dal bozzetto che ritrae quella ragazzina. Se Eben riuscirà a farle un ritratto, d’altra parte “tutti dipingono sempre e solo paesaggi”, il gallerista glielo comprerà.

Comincia così la complicata e al tempo stesso semplicissima storia del Ritratto di Jennie. La misteriosa bambina che sembra provenire da un tempo lontano, apparirà a sorpresa ad Eben sporadicamente, ma  abbastanza da permettergli di terminare il ritratto. Ogni volta un po’ più cresciuta (come è possibile?), ogni volta un po’ più legata a lui.

Se dell’artista sappiamo qualcosa, di Jennie non sappiamo nulla. Dice di essere la figlia di due acrobati (realmente esistiti ma morti diversi anni prima nel 1915), in futuro dirà di essere entrata in una scuola cattolica (ma di lei al collegio non vi sarà traccia), parlerà di amici e materie, ma nessun elemento potrà davvero essere verificato. Sappiamo con certezza  soltanto che i due protagonisti hanno un legame speciale e che il pittore conosce elementi della  vita  di Jennie  impossibili da scoprire per caso. Come è possibile? In quale tempo vive Jennie?

E se domani svanisse nella tempesta? Se il tempo si fermasse? Rimarremmo schiacciati, frantumati dall’eternità, da un presente per sempre immobile e sfuggente.

E il passato, se mai smarrissimo la nostra via nella tempesta, troveremmo di nuovo il passato di fronte a noi, dove pensavamo sarebbe sorto il sole domani?

Tutte le domande iniziali spariscono, persino il lettore si rassegna: forse questa ragazza non esiste, forse è un’allucinazione o una proiezione del pittore. Un fantasma del passato, un’annunciazione futura, una musa o una ragazza reale? Non ci importa più. Prendiamo atto che Jennie potrebbe essere qualunque cosa ma… non è così importante scoprirlo. In quella stanza sudicia, disordinata e piccola, ci sediamo e aspettiamo, perché la vita è diventata un intervallo tra un incontro e l’altro.

Se ne era andata oltre il mare più lontano; e non c’era nessun luogo dove potessi cercarla.
La sua assenza rendeva l’intero mondo intorno a me, stranamente vuoto – silenzioso e vuoto, come la cassa di legno di un violino sul quale non si suoni più nulla.
Una sola nota lo riporterebbe alla vita; una sola nota ne farebbe di nuovo uno strumento musicale. Ma la nota non viene suonata; nessuno lo tocca.
E così resta una scatola vuota.

In ballo ci sono sentimenti, promesse e sensazioni. I sospiri di Adams diventano i nostri, l’amore e la frustrazione vengono condivise. L’arte ci distrae ma non ci cura. Alla fine del viaggio ci sentiamo stanchi e svuotati e non possiamo che dire, proprio come fa il protagonista: “Sì,  lo sapevo”.

Il ritratto di Jennie è…

Un sogno pieno di malinconia e nostalgia. Non pensavo che in poco più di centoquaranta pagine potessi appassionarmi così tanto a questa lettura. Non pensavo che avrei scoperto così tanto di Eben e Jennie. E alla fine, alla domanda, a quella maledetta domanda, “Chi è Jennie?”, si riesce anche a trovare la risposta. Jennie è la persona che amiamo, che abbiamo amato, o che ameremo. Che differenza fa il tempo? E’ solo un’indicazione vaga.

Cos’è che fa sì che un uomo e una donna sappiano che, tra tutti gli uomini e le donne del mondo, essi si appartengono? Nient’altro che il caso e l’essersi incontrati? Nient’altro che l’essere vivi in questo mondo contemporaneamente? O forse c’è un’anima tra tutte le altre – tra tutti quelli che sono stati vivi, generazione dopo generazione, da un capo all’altro del mondo – che deve amarci o morire? Che, a nostra volta, dobbiamo amare, che dobbiamo cercare per tutta la vita, ovunque e nonostante tutto, fino alla fine?

Il ritratto di Jennie ha il sapore del grande classico. Sono poche le pennellate che Nathan usa per descrivere i suoi personaggi e sono tutte indimenticabili. Sicuramente degna di nota la traduzione che mantiene quel clima di sfumature, sussurri ma al tempo stesso chiarezza e decisione, che rendono questo libro indimenticabile. Io avrei sottolineato tutto, mi piacerebbe riuscire a rendervi anche solo un pizzico dell’atmosfera che si respira nel Ritratto di Jennie.

Consigliato per chi ha voglia di leggere una storia che profuma di mistero, amore, nostalgia. In questo libro ci sono tanti ingredienti: i colori delle stagioni, i rumori della felicità, il dolore dei ricordi. Lo amerete.

Ho preso questo libro a Palermo, ferma allo stand di Atlantide non riuscivo a decidere quale portare a casa. Ricordo la frase, detta da Caltabellotta: “Questo sono sicuro che ti piacerà”. Ecco, aveva ragione, mi è davvero piaciuto, senza se e senza ma.

four-stars

Alcune note su Robert Nathan

Nato a New York nel 1894 e morto a Los Angeles nel 1985, Robert Nathan è stato uno dei più grandi e prolifici scrittori americani del Novecento, amato e ammirato, tra gli altri, da autori diversissimi tra loro quali F. Scott Fitzgerald e Ray Bradbury. Dopo il successo avuto da Ritratto di Jennie, la riscoperta di Edizioni di Atlantide è proseguita con Viaggio sul fiume e Così l’amore ritorna.

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