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RECENSIONE: Quattro madri (Shifra Horn)

quattro madri shifra horn
RECENSIONE: Quattro madri (Shifra Horn)

Quattro madri

Valutazione:
three-stars
Autore:
Traduttore:
Pubblicato da:
Data uscita:
21/06/2018

Pagine:
369
ISBN:
978-8893253383
ASIN:
B07DJJXHD2
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La trama

Quattro madri racconta la storia di quattro generazioni di donne durante l’ultimo secolo a Gerusalemme. Amal, appartenente alla quinta generazione, è disperata poiché il marito, dopo la nascita del primo figlio, se n’è andato senza lasciare traccia. Al contrario sua madre, sua nonna e sua bisnonna si rallegrano dell’evento: la nascita di un maschio sano significa, infatti, che la lunga maledizione che pesava sulla loro stirpe è finita e non ci sarà più nessuna figlia femmina a ereditarla. Per consolarla, le donne raccontano ad Amal la storia di questa maledizione e la rassicurano sul suo destino e su quello di tutta la famiglia. Una famiglia di donne straordinarie: Mazal, l’orfana, dal cui matrimonio segnato dalla sciagura prende il via la maledizione; la bellissima Sarah, sua figlia, dai bei capelli dorati simbolo del suo potere taumaturgico; la figlia di Sarah, Pnina Mazal, la cui capacità di conoscere i pensieri degli altri è fonte insieme di gioia e dolore; e infine Gheula, madre di Amal, un’idealista dall’intelligenza penetrante, pronta a impugnare la causa di ogni diseredato. Epico, commovente e appassionante, Quattro madri, che ha per sfondo le tormentate vicende della Palestina e dello Stato di Israele, è un capolavoro narrativo, misterioso e fantastico, ricco di realismo magico da fiaba e di folclore da leggenda.Quattro madri è il primo e più importante romanzo di Shifra Horn, un’autrice pluripremiata di fama internazionale: una grande voce femminile che racconta il suo Israele.

 – Coraggio – 

Quattro madri di Shifra Horn (Fazi Editore) è una storia di indipendenza e coraggio, quella di quattro madri, colpite da una maledizione, che riescono a rienventarsi e a distriscarsi nella Gerusalemme dell’ultimo secolo.

La voce narrante è quella di Amal nata nel letto di ottone della bisnonna Sarah, nel 1948. Lei è l’ultima delle madri, è quella che ricostruisce la storia familiare tormentata e complessa. Alla ricerca dell’identità del padre, Amal, che significa “lavoro” o fatica in ebraico, speranza in arabo, ci racconta le vite delle donne che sono venute prima di lei e tutte accumunate dallo stesso destino: crescere le proprie figlie senza un marito.

La prima è Mazal che dà alla luce Sarah la bellissima donna che incanta tutta Gerusalemme. E’ lei il mio personaggio preferito e non soltanto perchè i lunghi capelli biondi stordiscono e i suoi modi di fare stregano chi la incontra. Sarah mi piace da anziana, quando aiuta le donne in difficoltà, mi piace da giovane, quando si rimbocca le maniche e cresce i figli da sola, mi piace quando si innamora e quando soffre inevitabilmente per la perdita del grande amore.

La figlia di Sarah è Pnina Mazal, rimasta vedova di David partito per la guerra, e ha dato alla luce Gheula che non si è mai sposata, odia gli uomini e non tollera domande sul padre di Amal, la sua origine è sconosciuta e nonostante domande ed indagini della giovane, deve rimanere tale.

quattro madri shifra hornQuando Amal ha annunciato di volersi sposare Sarah era già a conoscenza della notizia e sapeva anche che il marito l’avrebbe abbandonata subito dopo la nascita del bambino. Amal darà alla luce un maschio, così la catena verrà finalmente spezzata.

Sospiro di sollievo? Neanche per sogno, perchè la protagonista dà vita al romanzo corale catapultandoci nella miseria dei propri avi e racconta per filo e per segno gli avvenimenti che hanno segnato la famiglia.

Non potrebbero essere più diverse queste donne, Amal si sente trascurata dalla mamma che lavora, avvocato dalle idee progressiste ed estremiste, trascurata dalla nonna che ha sviluppato una passione insana per i gatti che le infestano la casa e il giardino, e Sarah troppo impregnata a regalare felicità alle aspiranti madri che ogni giorno fanno la fila davanti a casa sua per essere toccare, miracolate da quella donna che una volta produceva l’acqua di rose in grado di guarire gli sterili e restituire la vista ai ciechi.

Sullo sfondo le vicende di Israele e Palestina, ma attenzione, queste vicende restano in secondo piano. Toccano, irrompono nelle vite dei personaggi ma non sono dominanti nel racconto.

La morte aveva colpito tutte le case del quartiere. I primi a morire furono i vecchi e i neonati, che non avevano denti ed erano incapaci di masticare cibo così duro, poi la morte affondò le zanne affilate nel collo dei bambini e dei ragazzi e la casa di Sarah non fu risparmiata.

Pnina Mazal fin da bambina ha dimostrato una spiccata sensibilità e la straordinaria capacità di riuscire a comprendere, o meglio ancora leggere, i sentimenti e i pensieri di chi aveva di fronte. Primo tra tutti suo fratello Yitzhak, nato con seri problemi mentali, non è mai riuscito a comunicare con i genitori. Una volta tornata a Geruslamme Sarah, senza marito, ha provato a farlo ricoverare in una struttura apposita, ma l’orrore ha avuto la meglio e Yitzhak è tornato a casa, riuscendo, a tratti, a condurre una vita normale.

Se Pnina Mazal è sensibile, schiva e sottomessa, non si può dire lo stesso della figlia Guela. Cresciuta come una selvaggia, indomabile, sovversiva e testarda.

(…) Gli uomini la temevano: la sua criniera rossa, i denti affilati e la lingua irrefrenabile. Era saccente, battagliera e dura come l’acciaio. Sembrava un uomo, non dimostrava mai tenerezza o emozione e, spesso aveva quella rigida espressione alla «state lontani e lasciatemi in pace». Vestiva in modo bizzarro, indumenti da uomo sempre qualche taglia più grande della sua, quasi cercasse di nascondere le curve del suo corpo.

Alle loro vicende, si intrecciano quelle di altri personaggi che entrano a far parte della famiglia, creando così un vero e proprio romanzo epico in cui le vicende si accavallano, a un certo punto mi è sembrato quasi all’infinito, per poi “sbogliarsi” tutte nella parte finale della storia.

Bagni rituali, vicoli polverosi, case buie e giardini rigogliosi fanno da sfondo a sesso, magia e sentimenti.

Quattro madri è…

[amazon_link asins=’8893253380′ template=’ProductAdDESTRA’ store=’lalettricecon-21′ marketplace=’IT’ link_id=’e9e111bb-70ab-11e8-a72f-257e60136745′]Un romanzo sul coraggio. Sarah è il fulcro di tutta la storia, pronta a distruggere orti e coltivazioni per reinventarsi, sola, ancora una volta. Nulla ferma queste donne che barcollano, ondeggiano ma non smettono di lottare.

I personaggi aumentano con lo scorrere delle pagine ma dopo qualche difficoltà iniziale si riescono a ricordare e perfino a comprendere tutti. Eppure questo libro mi ha lasciata abbastanza insoddisfatta. Mi aspettavo più Storia, quella con la S maiuscola, e non tutte le parti mi sono piaciute. Quella di Mazal non mi ha colpito e all’inizio quella di Sarah, quando parte da Gerusalemme con il marito per abitare la casa dei suoceri, non è riuscita a catturarmi.

E’ comunque un romanzo molto piacevole e le descrizioni di Shifra Horn regalano davvero sensazioni uniche. Bastano poche righe e ci troviamo immersi negli odori e nei rumori del suq, sentiamo il sole sulla pelle e respiriamo l’aria regalata dal cielo blu. Condividiamo il timore e l’imbarazzo del bagno con l’acqua piovana, e soprattutto aiutiamo Sarah e le altre a portare sulle spalle i dolori, spesso insensati, della vita.

 

 

three-stars

Alcune note su Shifra Horn

shifra horn

È nata nel 1951 a Tel Aviv da madre sefardita e padre russo e ha trascorso la sua infanzia a Gerusalemme. Dopo aver concluso la Hebrew University laureandosi in Studi biblici e Archeologia, ha proseguito la formazione approfondendo anche l’ambito della comunicazione di massa e ottenendo un diploma per l’insegnamento. Negli anni universitari è stata funzionario didattico per l’Unione Mondiale degli Studenti Ebrei. Ha trascorso cinque anni in Giappone come corrispondente dall’Estremo Oriente per il quotidiano «Maariv». Fazi Editore ha pubblicato anche La più bella tra le donne (2001), Tamara cammina sull’acqua (2004), Inno alla gioia (2005) e Scorpion Dance (2016)

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