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RECENSIONE: Tokyo. Stazione Ueno (Yu Miri)

Tokyo Stazione Ueno - Yu Miri - 21 lettere
RECENSIONE: Tokyo. Stazione Ueno (Yu Miri)

Tokyo. Stazione Ueno

Valutazione:
three-stars
Autore:
Traduttore:
Pubblicato da:
Data uscita:
27/05/2021

Pagine:
176
Genere:
ISBN:
9788831441179
ASIN:
B095YSDYN8
Acquista:

La trama

Kazu e l'imperatore sono nati lo stesso giorno, ma le loro vite prendono strade diverse. Yu Miri ci racconta con semplice eleganza lo scarto tra la vita tradizionale giapponese e il boom economico della modernità, seguendo le vicende che portano Kazu a vivere ai margini della società, nella Tokyo delle Olimpiadi.

– Denuncia –

Tokyo Stazione Ueno - Yu Miri - 21 lettereTokyo. Stazione Ueno di Yu Miri (21lettere) è il primo libro che leggo di questa casa editrice e sono molto contenta di averlo fatto perché ho scoperto una realtà sconosciuta.

L’autrice racconta infatti, attraverso Kazu, la vita dei senza tetto nel parco imperiale di Ueno. Frammenti, odori, ricordi e dolori di queste persone che hanno perso tutto… o quasi. Non solo, svela anche ipocrisie e crudeltà della società giapponese.  Kazu è nato lo stesso anno dell’imperatore ma la sua vita, come dimostrerà andando avanti con le pagine, è stata molto diversa.

Credevo che la vita fosse come un libro, dove una volta sfogliata la prima pagina c’è la successiva, e sfogliando una a una tutte le altre dopo un po’ si arriva all’ultima. Invece la vita è completamente diversa dal racconto che trovi dentro a un libro. Anche se le parole sono messe una accanto all’altra e le pagine sono numerate, manca la trama. Anche se c’è una fine, non finisce

Tokyo Stazione Ueno - Yu Miri - 21 lettereEd è così che le vicende personali di Kazu si intrecciano a quelle dei senzatetto. Quando si apre Tokyo. Stazione Ueno, Kazu è ormai un fantasma e racconta la sua storia a ritroso. Scopriamo così che dopo un gravissimo lutto (anzi, due ma non voglio anticipare troppo) si accorge di non aver mai posseduto nulla sul serio e scappa, lasciandosi alle spalle tutta la vita di prima.

Ed è con i suoi occhi che vediamo persone raccogliere le lattine, nascondere i propri averi come possono e affrontare freddo e fame.

Il mito del progresso giapponese si scontra con queste durissime immagini.

Un tempo avevano una famiglia, e anche un lavoro. Non c’è nessuno che fin dall’inizio abbia vissuto in una casupola fatta di cartoni e teli azzurri, e nessuno è diventato un senzatetto per scelta. Se sono finiti in questa condizione, ci dev’essere stata qualche circostanza che ce li ha portati.

Tokyo. Stazione Ueno  è un libro fatto di contrasti: da una parte le olimpiadi, la fioritura dei ciliegi e dall’altra l’odore della morte.

Pensavo che una volta morto avrei rincontrato le persone morte. Pensavo che avrei potuto vedere da vicino coloro che se n’erano andati molto lontano, che avrei potuto toccarli e sentire la loro presenza in qualunque momento. Pensavo che una volta morto avrei compreso qualcosa. Che in quell’istante avrei afferrato il significato del vivere e quello del morire. In maniera nitida, come quando la nebbia si dirada…

E invece, quando me ne sono reso conto, ero ritornato in questo parco. Senza arrivare da nessuna parte, senza comprendere nulla, lasciando me stesso in balìa di infinite domande, un individuo al di fuori della vita che ha perso la possibilità di esistere, ma malgrado questo pensa incessantemente, e incessantemente prova emozioni…

Kazu racconta con empatia e sofferenza una parte di società che anche noi conosciamo. Anche noi vediamo le stesse espressioni dipinte sul viso dei nostri senzatetto, anche noi fissiamo il cellulare quando li incontriamo, anche noi spesso, tra essere e apparire, scegliamo apparire.


Tokyo stazione Ueno è…

Un libro denuncia. L’autrice, nata in Giappone da genitori sudcoreani, è stata spesso discriminata. Cresciuta in una famiglia povera, ha vinto il National Book Award per la miglior opera straniera.

Non ho fatto mai, nemmeno una volta, qualcosa per cui la gente potesse additarmi alle spalle. Semplicemente non sono riuscito ad adattarmi. Sono stato in grado di abituarmi a qualunque lavoro, ma alla vita stessa no. Né alle sofferenze della vita … né alla tristezza… e nemmeno alla gioia.

Non sono andata oltre alle tre stelle perché lo ammetto, mi sono un pochino persa durante la narrazione, dovevo spesso tornare indietro per capire chi stessimo guardando/ascoltando. Ma è un libro di cui riconosco il valore e che tutti dovremmo leggere, ricordandoci però che gli scenari descritti non solo sono reali, ma sono molto più vicini di quello che pensiamo.

three-stars

Alcune note su Miri Yu

Miri Yu

Yu Miri autrice sudcoreana Zainichi, ossia nata e cresciuta in Giappone da genitori sudcoreani. La sua lingua madre, con cui scrive, è il giapponese. Nel 2011, dopo il disastro nucleare di Fukushima si è trasferita nelle zone colpite da terremoto, tsunami e radiazioni, trasmettendo con una postazione radio da campo, in cui intervista i sopravvissuti al disastro.

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