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RECENSIONE: Dipendenza (Tove Ditlevsen)

Dipendenza - Tove Ditlevsen - Fazi editore
RECENSIONE: Dipendenza (Tove Ditlevsen)

Dipendenza

Valutazione:
four-stars
Autore:
Traduttore:
Pubblicato da:
Data uscita:
03/04/2023

Pagine:
180
Genere:
ISBN:
9791259674326
ASIN:
B0BWZ3H7PM
Acquista:

La trama

Dopo Infanzia e Gioventù, ecco il terzo capitolo dell’acclamata trilogia di Copenaghen di Tove Ditlevsen, che chiude in bellezza la sua opera autobiografica toccando vette d’intensità ancora mai raggiunte.
Tove ha soltanto vent’anni, ma è già una poetessa conosciuta, sta scrivendo il suo primo romanzo ed è la moglie di un editore molto più grande di lei. Il suo cammino nella vita sembra indirizzato verso la felicità, eppure qualcosa scricchiola: a pensarci bene, suo marito non l’ha mai presa tra le braccia; la notte dorme sul divano perché lui non è disposto a condividere il letto e a colazione non può rivolgergli la parola mentre lui legge il giornale. La prima esperienza matrimoniale non è certo idilliaca, ma la giovane non ha idea delle battaglie che ancora l’aspettano: relazioni amorose tormentate, fallimenti artistici, gravidanze indesiderate. Soprattutto, però, l’uomo davvero sbagliato non ha ancora incrociato la sua strada. Dal momento in cui lo farà, niente sarà più come prima: mano nella mano, quest’individuo subdolo la trascinerà in un baratro profondo, dal quale sarà molto difficile riemergere. Con il passare degli anni, la tensione centrale della vita di Tove viene dolorosamente messa a fuoco: il terribile richiamo della dipendenza, in tutte le sue forme.
Considerato il capolavoro dell’autrice, Dipendenza completa l’indimenticabile, bruciante ritratto del viaggio di una donna attraverso l’amore, l’amicizia, l’ambizione.

«Ditlevsen, l’Ernaux danese del Novecento, viene finalmente riscoperta».
Carlotta Vissani, «Il Fatto Quotidiano»

«Tove Ditlevsen cammina sempre sull’orlo di un precipizio. Ma è proprio affacciandosi sull’abisso che trova l’ispirazione per raccontare la fragilità della condizione umana».
Michela Marzano, «TTL – La Stampa»

«La scrittrice racconta senza riserve la sua fragilità, il desiderio di continuare a coltivare la poesia e la scrittura, l’amore e la libertà. Uno stile dalla splendida naturalezza che ha il passo del diario intimo e non risparmia le crudeltà, private e pubbliche, del Novecento».
Cristina Taglietti, «Sette – Corriere della Sera»

– Intenso –

Dipendenza - Tove Ditlevsen - Fazi editoreDipendenza di Tove Ditlevsen (Fazi editore) è il capitolo finale della trilogia di Copenaghen composta da Infanzia, Gioventù e appunto Dipendenza. Se il secondo mi aveva lasciato tiepida, è effettivamente un volume di transizione, il terzo ha levato ogni dubbio. Vale la pena leggere Tove Ditlevsen.

Avevamo lasciato Tove felice e fiera per aver pubblicato la sua poesia su una rivista e la ritroviamo sposata con l’editore Viggo Frederik Møller. Un matrimonio infelice: tra loro non c’è amore. Tove si sente sempre più sola, non ha un marito che l’abbraccia, non si diverte, non ha quel trasporto che possiedono le coppie innamorate che bruciano di passione.

Tove non è destinata alla felicità, almeno non nella vita reale. Tutto quello funziona è nella scrittura. E comincia così a scrivere il suo primo romanzo. Quando si trova davanti al foglio, con la sua macchina da scrivere, il mondo sparisce completamente. Ore perfette di lavoro e soddisfazione. Ci sono due Tove, la moglie e figlia che abita un mondo che non sente suo e quella che esiste davvero solo tramite la scrittura.

È come se ci fossimo detti tutto quello che avevamo da dirci prima di sposarci e in un baleno avessimo consumato tutte le parole che dovevano bastarci per i successivi venticinque anni.

Dipendenza - Tove Ditlevsen - Fazi editoreMa l’unione con Viggo non è destinata a durare molto e così la nostra protagonista conosce nuovi amori e vecchi tormenti. Dipendenza è il racconto della discesa all’inferno: la maternità, le dipendenze da alcool e droghe, il bisogno di esistere solo durante la scrittura.

Quando nella sua vita entra Ebbe, per un battito di ciglia Tove trova il brivido della felicità. Brivido destinato a sparire presto tra i conti da pagare, l’alcolismo di lui… la scrittrice scrive perché certo, quello è l’unico dei mondi possibili, ma anche perché deve pagare i conti, crescere i figli, mantenere questo marito che non riesce a occuparsi di lei, nemmeno amandola.

Il disagio psichico, la sofferenza, portano presto la protagonista nel vortice della dipendenza. I medicinali non la fanno scrivere, questo è vero, ma c’è qualcosa in lei che si placa. Quello stato di beatitudine mai provato nella vita diventa uno scopo, l’unico.

Non contano più i libri, o comunque sempre meno, Tove si allontana da tutti, è sola nel suo dolore e nella sua estasi. Comincia a rubare, a falsificare le ricette, ogni azione è tesa a raggiungere l’unico scopo possibile: sentirsi in pace con le medicine.

Tove racconta tutto con dovizia di particolari, non risparmia nulla: i sotterfugi, la mancanza di voglia di vivere tra un intervallo e l’altro dalla dose… difficile credere che una donna di successo possa finire in questo vortice, ma l’infelicità non è data dalle cose materiali.

Riuscirà a salvarsi? La risposta purtroppo non è così certa.

Ero stata salvata dalla mia annosa tossicomania ma ancora oggi si desta in me quell’antica brama, non appena mi capita di farmi fare un prelievo di sangue o di passare davanti alla vetrina di una farmacia non morirà mai del tutto, finché vivo.


Dipendenza è…

Intenso, anche ingiusto. L’impressione è quella di guardare in faccia il dolore di Virginia Woolf, Sylvia Plath. Il dolore davanti a tutto e il desiderio di annegarlo ad ogni costo.

Ditlevsen ha una scrittura precisa, ma che forse, soprattutto in questo, non definirei asciutta. La poesia si respira in queste pagine, anche in quelle dell’inferno,  Se il secondo volume mi aveva deluso perché rischiava di essere piatto, questo in realtà ha tantissimi picchi. Picchi di dolore, tensione… e porta verso un finale che rimette in discussione tutto. Si può davvero guarire dall’infelicità? E quando è cominciata questa infelicità? Non si sopravvive alla propria infanzia.

Paragonano Ditlevsen a Ernauex e lo capisco, ma ho apprezzato di più la scrittrice danese. Sono contenta di aver scoperto questa autrice e non vedo l’ora di leggere anche le poesie.

Consigliato per chi è in cerca di una storia forte, dura e triste. Per chi non ha paura di guardare il dolore in faccia. Non vi scorderete più questa ragazza, ne sono certa.

 

four-stars

Alcune note su Tove Ditlevsen

Tove Ditlevsen

Tove Ditlevsen è stata una celebrata poetessa e romanziera danese. I suoi libri autobiografici, Infanzia, Gioventù e Dipendenza, compongono la trilogia di Copenaghen. In queste pagine, con una chiarezza e una sincerità cristalline, l’autrice racconta la sua vita tormentata: eterna outsider del mondo letterario, quattro matrimoni e quattro divorzi alle spalle, per tutta la sua vita adulta ha avuto problemi di dipendenza da alcol e droghe ed è morta suicida nel 1976.

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