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RECENSIONE: Keyla la rossa (Isaac Bashevis Singer)

Keyla la rossa - Isaac Bashevis Singer - Adelphi edizioni
RECENSIONE: Keyla la rossa (Isaac Bashevis Singer)

Keyla la rossa

Valutazione:
three-half-stars
Autore:
Traduttore:
Pubblicato da:
Data uscita:
26/10/2017

Pagine:
280
Genere:
ISBN:
9788845932083
ASIN:
B076H9J5RK
Acquista:

La trama

A Keyla la Rossa nessuno resiste: né Yarme - un seducente avanzo di galera -, né il giovane e fervido Bunem - che pure era destinato a diventare rabbino come suo padre -, né l'ambiguo Max. Se questo magnifico libro è rimasto praticamente inedito fino a oggi, è forse perché Singer esitava a mettere sotto gli occhi dei lettori goy il «lato oscuro» di quella via Krochmalna da lui resa un luogo letterariamente mitico. In Keyla la Rossa si parla infatti in modo esplicito di due argomenti tabù: la tratta, a opera di malavitosi ebrei, di ragazze giovanissime, che dagli shtetl dell'Europa orientale venivano mandate a prostituirsi in Sudamerica, e l'ignominia di un ebreo che va a letto sia con donne che con uomini. Alle turbinose vicende dei quattro protagonisti (e dei numerosi, pittoreschi comprimari) fa da sfondo, all'inizio, la vita brulicante, ardente, odorante e maleodorante del ghetto in cui era confinata, in condizioni di estrema miseria, la comunità ebraica di Varsavia, e poi quella, non meno miserabile e caotica, delle strade di New York in cui si ammassavano gli emigrati nei primi decenni del secolo scorso: affreschi possenti, che non a caso molti hanno accostato a quelli ottocenteschi di Dickens e Dostoevskij.

 – Fuga –

Keyla la rossa - Isaac Bashevis Singer - Adelphi edizioniFinalmente sono riuscita a leggere anche io Keyla la rossa di Isaac Bashevis Singer (Adelphi edizioni). Dico finalmente perché sono anni che accumulo libri di Singer (questo l’ho trovato al metà prezzo al Libraccio) ma non mi ero ancora decisa a cominciarne nessuno.

Devo dire la verità, Keyla la rossa è stata un ottimo inizio! Keyla è una ragazza che ha sempre lavorato nei bordelli, crede di aver trovato la sua felicità con Yarme, un avanzo di galera che l’ha sposata e no, non si vergogna di lei.

A trentadue anni, Yarme Spino era già finito quattro volte nella prigione di Pawiak per furto (era un maestro nell’aprire serrature). Era stato anche arrestato diverse volte con l’accusa di tratta delle bianche. A ventinove anni, Keyla la Rossa era già passata per tre bordelli – via Krochmalna, via Smocza e via Tamka. Il suo primo protettore era stato Itche il Guercio. Yarme aveva conosciuto Keyla nel covo di ladri di via Krochmalna 6. Dopo aver trascorso con lei un giorno e una notte, l’aveva portata da un rabbino del quartiere e l’aveva sposata. A differenza degli altri rabbini, quello di via Stawki non faceva domande a chi andava da lui per sposarsi o per divorziare. Si limitava a prendere i tre rubli della tariffa e scriveva quel che c’era da scrivere

Eppure questa felicità è minacciata da un ombra, quella di Max lo storpio. L’uomo, che è un farabutto come Yarme, era stato compagno di prigione. Omosessuale a tratti, violento e meschino esercita un grandissimo potere su Yarme e Keyla.

Comincia così una fuga fatta di amore, violenza e contraddizioni. Ma prima occorre fare un passo indietro.  Siamo a Varsavia, precisamente in via via Krochmalna nel ghetto della città. Keyla è riuscita a coronare un sogno: sposarsi, diventando così un simbolo di speranza.

Era un segno del cielo inviato a tutte le puttane di Varsavia: non dovevano perdere la speranza, l’amore avrebbe continuato a governare il mondo.

Keyla la rossa - Isaac Bashevis Singer - Adelphi edizioniKeyla la rossa esercita un fascino particolare su tutti gli uomini che la incontrano. Fragile e timida ma anche sboccata, passionale e determinata incarna una doppiezza irresistibile per chi la incontra. La combutta tra Max e Yarme è una pugnalata, l’ennesima per Keyla che non si perde d’animo. Cosa fare? Fuggire, fuggire in America.

Keyla ha poche certezze nella vita, una tra tutte: non vuole tornare nei bordelli. Comincia così la sua fuga da Max e dall’uomo che avrebbe dovuto proteggerla e aiutarla, Yarme.

Keyla aveva vissuto nel peccato per tanti anni, abbandonata da Dio e dagli uomini, ma le usanze ebraiche non le aveva dimenticate così come la forma più sordida del desiderio.

Sì, perché in questo libro c’è anche tanta religione. Si può sfuggire alle proprie origini? Non c’è una risposta certa, lo sa molto bene la protagonista che alla fine riesce a fuggire a New York in compagnia di Bunem, il figlio del rabbino. Ma la fuga non è certo una favola, questa volta i due innamorati dovranno fare i conti con la fame, con le contraddizioni della cultura yiddish e con impulsi e paure:

Solo chi ha provato i morsi della fame e la paura di finire in mezzo a una strada sa apprezzare il gusto di una pagnotta fresca e un posto sicuro dove dormire la notte.

Singer fotografa una realtà fatta di miseria e crudeltà. Ladri, prostitute e delinquenti cercano di guadagnarsi da vivere a qualunque costo. Se da una parte ci sono i reati, la violenza e i tradimenti, dall’altra ci sono le incertezze, il senso di spaiamento e la lotta intestina di chi ha perso tutto, anche Dio.


Keyla la rossa è…

Fuga, contraddizione e passione. Una sola parola non basta per Keyla.

Tacquero. Keyla chiuse gli occhi e si addormentò. Bunem la osservò per un po’. Che strano, la sua faccia esprimeva dolcezza. Era pallida, aveva l’aria fragile, quasi malata…
«Come ha potuto fare quella vita e avere un’aria così innocente?» si meravigliò. Certi volti sono ingannevoli».

Ad avermi colpito parecchio è stata l’attualità del romanzo. Sembra che il tempo non sia passato per i personaggi di Singer. Sono immigrati che scappano sognando una vita migliore ma si imbattono in difficoltà che li mettono a dura prova. Povertà e miseria sono lo sfondo di un amore passionale e senza confini. Keyla la rossa è un romanzo d’amore ma anche una fotografia spietata dell’animo umano.

Consigliato per chi è in cerca di una storia appassionante, coinvolgente e commovente. Non ho dato quattro stelle solo perché nella parte centrale ho fatto un po’ di fatica e il coinvolgimento è scemato. Ma il finale è stato all’altezza delle aspettative.

E ora in attesa, qui vicino a me, ho Max e Flora.

 

three-half-stars

Alcune note su Isaac Bashevis Singer

Isaac Bashevis Singer

Isaac Bashevis Singer (Radzymin, Polonia, 1904 – Miami, Florida, 1991) scrittore ebreo-polacco di lingua jiddish. Di ascendenza rabbinica, trascorse l’infanzia nel quartiere popolare di Varsavia dove il padre aveva il suo «Beth Din» (tribunale religioso ebraico): l’esperienza di questo ambiente osservante e avventuroso, domestico e insieme sacrale (rievocato nel libro di ricordi Alla corte di mio padre, 1966), così come gli studi nel seminario rabbinico di Varsavia, furono determinanti per la sua personalità di scrittore, rivelatasi dopo che, nel 1935, si trasferì a New York. Il suo primo romanzo, Satana a Goray (1935), ritrae la tentazione messianica, ossia il sogno mistico-erotico e perverso di cooperare all’infrazione della legge, per accelerare il trionfo del male che deve precedere la redenzione totale: è la metafora della seduzione dell’indistinto e dell’informe, sulla quale Singer ritornerà spesso, per interpretare il mondo moderno disgregato in una molteplicità centrifuga e caotica. Seguirono (sempre scritti in jiddish e poi tradotti in inglese con la collaborazione dell’autore) i romanzi La famiglia Moskat (1950), La fortezza(1955-57), Lo schiavo (1960), Il mago di Lublino (1960), La proprietà (1969), Shosha (1978), Schiuma (1991). Ma è soprattutto nelle raccolte di racconti Gimpel l’idiota (1957), I due bugiardi(1961), Breve venerdì (1964, nt), il cui originale jiddish risale ad anni precedenti, che Singer raggiunge l’apice della sua grandezza. Scrivendo le sue brevi novelle e le sue parabole, piene di trasporto chassidico e di terrestrità, crea un linguaggio unico, uno stile essenziale e visionario che, negando ogni corrente forma letteraria, rappresenta in tutta la sua intensità l’infrangersi della monolitica unità del sistema di valori dell’ebraismo (e di ogni altra cultura) in una delirante molteplicità di particolari selvaggiamente autonomi. La sua narrativa di attinge dalla storia recente o antica del ghetto e della provincia ebraica polacco-galiziana e, più tardi, dall’esperienza della moderna diaspora negli Stati Uniti e in Israele, personaggi e motivi volta a volta pittoreschi, sensuali, patetici, intensamente religiosi, favolosamente candidi, per evocare ogni volta impassibilmente il miscuglio di bene e di male, di tenerezza creaturale e di bestialità di cui è fatta la vita. A quelle citate hanno fatto seguito altre raccolte di racconti: La seduta (1968, nt), Un amico di Kafka (1970), Una corona di piume (1973), Passioni (1975), La luna e la follia (1986). Singer è anche autore di fiabe: Zlateh la capra (1966), Mazel e Shlimazel, ovvero il latte della leonessa (1967), Quando Shlemiel andò a Varsavia (1968), e di una trilogia autobiografica, uscita in italiano con il titolo Ricerca e perdizione (1975-81). Nel 1978 ha ottenuto il premio Nobel.

 

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1 COMMENTO

  • marina

    Se “nessuno resiste a Keyla la rossa”, io non so resistere a Isaac Bashevis Singer !
    Trovo divertenti, irresistibili le sue storie. Del grande Scrittore ho letto quasi tutto quel che ha scritto: racconti, e romanzi.
    Max e Flora l’ho trovato attuale e molto coinvolgente, tra le sue opere migliori.

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