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RECENSIONE: Santo cielo (Éric Chevillard)

Santo Cielo - Eric Chevillard - Prehistorica Editore
RECENSIONE: Santo cielo (Éric Chevillard)

Santo cielo

Valutazione:
four-stars
Autore:
Traduttore:
Pubblicato da:
Data uscita:
17/11/2022

Pagine:
152
Genere:
ISBN:
8831234250
Acquista:

La trama

Quando fu morto, Albert Moindre considerò la sua situazione con perplessità. Non soffriva per le spaventose ferite che avevano quasi istantaneamente causato il suo trapasso. Si sentiva in piena forma e, a dirla tutta, più vispo rispetto a prima dell'incidente. Più leggero, certamente, più... represse l'espressione "in gamba" che gli si proponeva: Albert Moindre aveva cambiato campo lessicale. Proprio così: l'ora dei verdetti, il romanzo delle grandi rivelazioni è arrivato. Albert Moindre si trova nell'aldilà, dopo essere stato travolto da un camioncino carico di datteri e olive denocciolate; lui invece ― si intende ― è carico di curiosità... A cosa somiglia del resto il Regno dei cieli? Vi troveremo giustizia? pace? verità? E Dio? Con la sua lingua tagliente e sagace, originalissima e ironica, Chevillard si propone nientemeno che di rispondere ad alcune di queste annose questioni!

 – Strabiliante –

Santo cielo di Éric Chevillard (Prehistorica Editore) è un romanzo dal timbro allegro, ironico, appassionante. Quando ho cominciato a leggere mi sono innamorata dell’incipit:

Quando fu morto, Albert Moindre considerò la sua situazione con perplessità. Non soffriva per le spaventose ferite che avevano quasi istantaneamente causato il suo trapasso e persino l’eventualità sempre preoccupante di penosi postumi con annessi handicap sembrava dover essere scartata. Si sentiva in piena forma e, a dirla tutta, più vispo rispetto a prima dell’incidente. Più leggero, certamente, più… represse la locuzione in gamba che gli si proponeva: Albert Moindre aveva cambiato campo lessicale, occorreva tenerne conto. Eppure, era proprio quella la sua impressione. Per quanto il corpo si sforzi di pesare già il peso del cadavere, ci è impossibile finché siamo in vita reclutare quattro solidi cugini o robusti nipoti per coricarlo sulle loro spalle e portarlo così ovunque lo richiedano le circostanze, siano esse importanti e talvolta in effetti altrettanto decisive dei funerali per i quali solamente questi scansafatiche accettano di mettersi in moto. Benché molto lentamente.

Santo Cielo - Eric Chevillard - Prehistorica Editore Albert Moindre mi ha trascinato, o sarebbe meglio dire Chevillard, in un mondo in cui tutte le regole conosciute non valgono. Albert ha perso la vita e si ritrova in questa sorta di limbo senza aspetto. Sente di avere coscienza di sé ma non ha più corpo, forse nemmeno un volto… non solo ha cambiato campo lessicale: ontologicamente non è più lo stesso… o forse lo è più di prima? Ha senso cercare di sforzarsi per decifrare quello che ha incontro? Albert si muove in uno spazio illimitato, ma davvero si muove? Dove si trova? Vivo, morto o in coma? Ma lasciate che vi aiuti a capire dove si trova Albert:

Del nulla neanche l’ombra, o allora sì, nulla inghiottito dal nulla, niente di niente per niente, un perfetto niente di niente al tal punto assolutamente occupato da se stesso – perché il nulla basta appena a contenere il nulla – che non poteva assorbire null’altro. Manca sempre il posto per ciò che non è.

No, lo so che così non avete capito assolutamente dove si trovi Albert ma sicuramente avrete capito come scrive Chevillard.

Albert ha voltato pagina: il tempo presente non gli appartiene più da quando un camion che trasportava olive e datteri l’ha travolto all’età di cinquant’anni. Che cos’è Albert adesso? Un angelo? Ha ancora sesso? La volontà sopravviverà alla sua morte? Avrà finalmente il dono dell’onniscienza? Le domande del protagonista sono le nostre e si succedono rapide di frase in frase. Il ritmo è incalzante ed è impossibile leggere Santo cielo senza sorridere perché tutte le elucubrazioni di Albert, più lo conosciamo e più ci fa sorridere questo omino, sono intervallate dalla ginnastica spirituale. Albert proverà a fare la ruota, a sputare, a piangere a seconda dei casi. Continuerà a parlare al  proprio corpo che non esiste più.

Santo cielo è diviso in quattro parti: Ufficio delucidazioni, Osservatorio, Assistenza Reclami, Servizio Ricompense. Albert passerà in ogni ufficio e lo farà in compagnia di Clarice, la simpatica vecchietta che per un soffio nel 1931 non ha vinto un importante concorso di bellezza.

Santo Cielo - Eric Chevillard - Prehistorica Editore Mi aspettavo un’ambientazione alla Sul riccio (LEGGI QUI la mia recensione) e invece questo Chevillard è brioso, divertente, sorprendente. Se “il riccio” mette il lettore in una posizione scomoda e lo sposa fisicamente durante la lettura, Santo cielo è più morbido ma ancora più visionario. Il lettore non è scomodo nei panni di Albert (anche se è morto) e anzi, Chevillard prende per mano il lettore e gli dà l’illusione di costruire la storia con lui. Gli interrogativi di Albert infatti, sono i nostri, le risposte però sono tutte imprevedibili e geniali, sono tutte di Chevillard.

Che cosa fa la sua famiglia? Lo piange? Che ne sarà di loro adesso? Chevillard cambia continuamente le carte in tavola: un attimo prima Albert vorrebbe accarezzare il volto della figlia ma non ci riesce, l’attimo dopo sta facendo la lista delle “cose” che non gli sono andate giù nella vita. E così come in Rovorosa (LEGGI QUI la mia recensione) l’autore trasfigura ogni parola e crea un mondo sempre nuovo, sempre sorprendente e ci trascina in un finale inaspettato e geniale.


Santo cielo è…

Strabiliante. Non sono sicura di essere riuscita a rendere davvero la potenza di un romanzo che si nasconde dietro un sorriso. Non posso dirvi che Chevillard immagina l’aldilà perché lui lo crea. Ancora una volta leggere questo autore significa affrontare un viaggio, vivere un’esperienza vera e proprio.

Bisogna avere fiducia e abbandonarsi, non abbiate paura di giocare con i mostri sacri e nemmeno di guardare in faccia la morte, potrebbe essere meno peggio di quello che pensiamo. Quando ho scritto la recensione del riccio (sì io continuo a chiamarlo così) ho affermato che Chevillard mette sempre al centro il lettore, l’unica cosa che conta. Anche qui, non potrebbe essere altrimenti.

Consigliato per chi è in cerca di una storia paradossale, frizzante, per chi non ha paura di abitare un nuovo mondo per qualche ora.

 

“Quando fu morto, Albert Moindre considerò la sua situazione con perplessità. Non soffriva per le spaventose ferite che avevano quasi istantaneamente causato il suo trapasso. Si sentiva in piena forma e, a dirla tutta, più vispo rispetto a prima dell’incidente. Più leggero, certamente, più… represse l’espressione “in gamba” che gli si proponeva: Albert Moindre aveva cambiato campo lessicale”.

four-stars

Alcune note su Éric Chevillard

Éric Chevillard

Éric Chevillard è nato nel 1964 a La Roche-sur-Yon e, come recita non senza ironia il suo sito, “ieri il suo biografo è morto di noia”. Si tratta indubbiamente di uno dei massimi scrittori francesi contemporanei, che ha saputo suscitare il vivo interesse di critica e pubblico, anche all’estero. Ideatore del fortunatissimo blog letterario, L’Autofictif, ha nel corso degli anni ottenuto diversi e prestigiosi premi, come il PRIX FÉNÉON, Il PRIX WEPLER, il PRIX ROGER-CAILLOIS, il PRIX VIRILO e il PRIX VIALATTE per l’insieme della sua opera. Molti dei suoi capolavori sono tradotti, in inglese, spagnolo, tedesco, russo, croato, romeno, svedese e cinese. Nel 2013, la traduzione di un suo romanzo, Préhistoire (1994; Prehistoric Times), si è aggiudicata il Best Translated Book Award – premio statunitense assegnato dalla rivista “Open Letters” e dall’università di Rochester. Ha scritto oltre venti opere – volendo menzionare solo i romanzi – pubblicate dalla leggendaria casa editrice francese Les Éditions de Minuit, diventata grande con Samuel Beckett e il Nouveau Roman. Sul riccio è il primo testo in assoluto pubblicato da Prehistorica Editore, ed è a oggi il terzo romanzo dell’autore edito in Italia: tutti sono stati tradotti da Gianmaria Finardi.

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