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RECENSIONE: Il mare non bagna Napoli (Anna Maria Ortese)

Il mare non bagna Napoli - Anna Maria Ortese - Adelphi
RECENSIONE: Il mare non bagna Napoli (Anna Maria Ortese)

Il mare non bagna Napoli

Valutazione:
four-stars
Autore:
Pubblicato da:
Data uscita:
25/06/2014

Pagine:
176
Genere:
ISBN:
9788845974731
ASIN:
B00L81YHR2
Acquista:

La trama

Al suo primo apparire, nel 1953, "Il mare non bagna Napoli" sembrò a molti inserirsi in quel filone che allora e dopo venne chiamato «neorealismo». Era tutt’altra cosa. Nato dall’incontro della scrittrice con quella città – che era e non era la sua – uscita in pezzi dalla guerra (un incontro che fu insieme un addio: a Napoli la Ortese non tornerà, in seguito, praticamente mai), il libro è la cronaca di uno spaesamento. La città ferita e lacera diventa infatti uno schermo sul quale l’autrice proietta ciò che lei stessa definisce la propria «nevrosi»: una nevrosi metafisica, una impossibilità di accettare il reale e la sua oscura sostanza, la cecità del vivere, un orrore del tempo che ogni cosa corrode e divora – e insieme il riconoscimento del «cupo incanto» della città, del mondo. Tutto il libro, con la sua scrittura «febbrile e allucinata» e al tempo stesso rigorosissima, è un grido contro questo orrore, da cui lo sguardo – come quello della bambina Eugenia il giorno in cui mette gli occhiali, nel primo, indimenticabile racconto – vorrebbe potersi distogliere: e non può. La presente edizione è accompagnata da due testi del tutto nuovi e preziosi, scritti dall’autrice ripensando questo suo libro: per il lettore saranno la guida più sicura.

 – Ombre –

Il mare non bagna Napoli di Anna Maria Ortese (Adelphi) è una raccolta di racconti che ho affrontato insieme al gruppo di lettura di Emanuela, meglio conosciuta come Manumomelibri su Instagram.

Il mare non bagna Napoli - Anna Maria Ortese - AdelphiEmanuela ha creato un vero e proprio esercito di lettori: sono centinaia le persone che ogni mese affrontano un libro diverso. Questo, faceva parte del gruppo Italiani non vi temo.

Mi sono avvicinata con molto timore a questa raccolta perché un paio di anni fa ho cominciato e purtroppo mai finito, Il porto di Toledo. C’è qualcosa in Ortese che mi attira ma mi respinge allo stesso tempo. Sensazioni opposte che però misteriosamente mi hanno conquistata.

Il porto di Toledo era troppo difficile per me: non riuscivo a mantenere il filo, non capivo chi stesse parlando o cosa stesse succedendo. Ne Il mare non bagna Napoli ho amato praticamente tutto.

Ortese è ruvida, brusca eppure si muove con grande delicatezza. Disegna una Napoli in sofferenza eppure bellissima.

Rivedevo la casa del giovane, a Posillipo, entro le grotte di Palazzo Donn’Anna; i maglioni celesti e bianchi di lui, che fino a pochi anni addietro era stato uno dei primi giovanotti della zona, sempre annoiati e scalzi in riva all’acqua. Malgrado tutto questo, non mi appariva importante per una identificazione di Napoli,e difatti egli non era Napoli, ma la cultura e i vizi di una borghesia più che altro meridionale, la cui patria finisce sempre per essere Roma. Io cercavo invece qualcosa che fosse Napoli, il Vesuvio e il contro Vesuvio, il mistero e l’odio per il mistero, i sussulti di un figlio di queste strade, di un fedele di queste strade, che fu, o cessò di essere soffocato, e tornò ad essere soffocato.

Cinque racconti, molto diversi tra loro, che fotografano una città nel dopoguerra.

I primi due sono davvero intensi, commoventi e convincenti. La fatica viene tutta dopo perché Ortese complica il linguaggio e nell’ultima parte si trasforma in una sorta di saggio in cui descrive gli intellettuali napoletani dell’epoca. Un racconto che comprende minuziose (e a volte un poco snervanti) descrizioni. Ed è lì che lo ammetto, ho fatto un pochino di fatica ad andare avanti.

Il mare non bagna Napoli - Anna Maria Ortese - AdelphiLeggere Il mare non bagna Napoli è comunque un’esperienza che andava fatta: le parole di Ortese rimangono appiccicate e qualunque sentimento si possa provare nei confronti di questa scrittrice, l’indifferenza non è contemplata.  E questo dovrebbe bastarvi come motivo per leggerla.

Il mare non bagna Napoli costò all’autrice, come riportato nell’introduzione, una condanna di esilio. Quest’opera, uscita nel 1953 con Einaudi, costò l’esilio alla scrittrice che trascorse parecchi anni nella “mia” Rapallo perché venne interpretato come un libro “contro Napoli”.

In realtà con amore e rammarico Ortese ha dipintosi quartieri in disfacimento di una città maestosa e impietosa. Se fosse stata la mia, forse, non avrei apprezzato nemmeno io racconti così crudi.

In Un paio di occhiali, la giovanissima Eugenia inforca per la prima volta le lenti e finalmente riesce a mettere a fuoco tutti e tutto ma Ortese non fa sconti al contesto nel quale la povera bambina vive:

Come un imbuto viscido il cortile, con la punta verso il cielo e i muri lebbrosi fitti di miserabili balconi; gli archi dei terranei, neri, coi lumi brillanti a cerchio intorno all’Addolorata; il selciato bianco di acqua saponata, le foglie di cavolo, i pezzi di carta, i rifiuti, e, in mezzo al cortile, quel gruppo di cristiani cenciosi e deformi, coi visi butterati dalla miseria e dalla rassegnazione, che la guardavano amorosamente.

Ci sono passaggi di meravigliosa musicalità anche nel secondo racconto Interno familiare, anche qui grettezza e miseria umana vanno a braccetto:

Lei, mai aveva parlato così, nel suo linguaggio c’erano entrate e uscite, o, al più, interessanti osservazioni sulla moda di quest’anno. Perciò, meravigliata e abbattuta, come chi scorge per la prima volta un paese misero e silenzioso, e gli dicono che lì ha vissuto, credendo di vedere palazzi e giardini dove non erano che ciottoli e ortiche, e considerando in un baleno che la sua vita altro non era stata che servitù e sonno, e ora stava per declinare, smise di passeggiare, guardandosi intorno con aria stupita.

Potrei continuare ancora e ancora, ma la verità è che se questa manciata di parole di Ortese non vi ha convinto, allora, non fa per voi.


Il mare non bagna Napoli è…

Un libro pieno di ombre per ricalcare le parole di Pietro Citati che parla di “Discesa agli Inferi”. E noi non possiamo far altro che compiere questo viaggio per quanto faticoso e non privo di insidie.

Anche quando succede qualcosa di bello ne Il mare non bagna Napoli, un’ombra è sempre pronta in agguato ad oscurare tutto. Succede con chi desidera sposarsi ma non è  corrisposta, con chi finalmente riceve un paio di occhiali ma avrà intorno solo miseria e con chi è emozionato per le prime interviste ma si troverà davanti qualcosa di inatteso…

Consigliato per i lettori desiderosi di sperimentare, per quelli senza paura e pronti ad immergersi in un buio dal quale filtra una flebile luce.

Qui, il mare non bagnava Napoli. Ero sicura che nessuno lo avesse visto, e lo ricordava. In questa fossa oscurissima, non brillava che il fuoco del sesso, sotto il cielo nero del sovrannaturale

four-stars

Alcune note su Anna Maria Ortese

Anna Maria Ortese

Anna Maria Ortese (Roma 1914 – Rapallo 1998) scrittrice italiana. Esordì nel 1937 col volume di racconti Angelici dolori, che parvero richiamarsi al “realismo magico” di M. Bontempelli. Ma le opere successive (L’infanta sepolta, 1950; Il mare non bagna Napoli, 1953, premio Viareggio; I giorni del cielo, 1958; Silenzio a Milano, 1958) rivelarono una tempra narrativa aliena dal gioco cerebrale della poetica novecentista: a metà fra il saggio e il racconto, questi libri innestano le invenzioni favolose in squarci documentari di estrema esattezza e lucidità. Polemica morale e fantasia trasfiguratrice s’intrecciano ancora nei romanzi successivi: L’iguana (1965), Poveri e semplici (1967, premio Strega), Il porto di Toledo (1975), Il cappello piumato (1979), e negli ultimi Il cardillo addolorato (1993) e Alonso e i visionari(1996).

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