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RECENSIONE: La statua di sale (Gore Vidal)

La statua di sale - Gore Vidal - Fazi Editore
RECENSIONE: La statua di sale (Gore Vidal)

La statua di sale

Valutazione:
three-stars
Autore:
Traduttore:
Pubblicato da:
Data uscita:
28/06/2018

Pagine:
200
Genere:
ISBN:
978-8893253949
ASIN:
B07DCYCTJR
Acquista:

La trama

La statua di sale è la storia di Jim Willard, figlio “normale” di una famiglia della media borghesia del Sud: bello, atletico e schivo. E innamorato del suo migliore amico. Dopo un weekend d’amore insieme a lui, Jim trascorrerà molti anni ricercando Bob ostinatamente, e nel frattempo nessuno dei suoi amanti riuscirà ad avere il suo cuore: né Ronald Shaw, corteggiatissimo divo di Hollywood, né Paul Sullivan, scrittore giramondo, né Maria, affascinante ereditiera dalla quale Jim è inutilmente attratto. Fino all’incontro finale con Bob, l’amore della sua giovinezza, che riserva un potente colpo di scena.Nel 1947 Gore Vidal era un giovane di ventidue anni, già apprezzato dalla critica per Williwaw, un romanzo di guerra. Lanciato sulle orme del nonno verso una brillante carriera politica, si trovò a un bivio: aveva finito di scrivere The City and the Pillar – tradotto con La statua di sale per rispettare la citazione del passo di Lot dalla Genesi –, un romanzo dichiaratamente omosessuale. Con questo romanzo Vidal scandalizzò l’America, suscitando reazioni isteriche. Il suo editore newyorchese, E.P. Dutton, lo odiò. Un vecchio editor gli disse: «Non sarai mai perdonato per questo. Tra vent’anni ti attaccheranno ancora». Il «New York Times» rifiutò di pubblicizzare il libro, nessun giornale americano lo recensì e «Life» (che l’anno prima aveva fotografato Vidal in uniforme accanto alla sua nave) lo accusò di aver fatto diventare omosessuale la più grande nazione del mondo. In poche settimane il libro divenne un bestseller.

 – Audace – 

La statua di sale di Gore Vidal (Fazi Editore) è la storia di Jim, un ragazzo bello e impossibile. A renderlo irraggiungibile non è tanto la sua bellezza o la sua timidezza, ma il fatto che nel suo cuore ci sia posto per un unico grande amore, quello per il migliore amico Bob.

Amanti entrambi del tennis condividono questa passione. Appena suona la campanella schizzano in palestra, stavolta per l’ultima volta. Il momento del diploma per Bob è già arrivato e ha deciso di trascorrere la sua vita in mare. Per Jim, un anno più piccolo, questa è una separazione difficile da accettare.

«L’anno prossimo, dopo il diploma, verrò».

«Se riuscirai a trovarmi. Non so dove sarò allora. Sono uno senza radici,io».

«Non ti preoccupare. Ti troverò. Ci scriveremo, comunque».

La fine della scuola è un periodo carico di aspettative e di promesse, spesso disattese. E’ esattamente quello che è capitato a Jim e Bob. Le loro vite hanno preso strade diverse e la scarsa inclinazione di Bob per la corrispondenza, ha fatto sì che i due perdessero le tracce l’uno dell’altro. Ma c’è qualcosa, che ancora ad anni di distanza, dà la forza a Jim di credere nel loro amore: la notte che hanno trascorso insieme, prima che Bob si imbarcasse.

La vita di Jim è avventurosa e incredibile, riuscirà a conquistare persino il cuore dell’attore Ronald Shaw, un vero e proprio divo di Hollywood adorato e ammirato. Jim sarà circondato dal lusso, da persone così diverse da lui… Il suo obiettivo è accumulare soldi, aprire un scuola di tennis e … trovare Bob. E’ sempre questo l’obiettivo in cima ai suoi pensieri. Ed è questo che agli occhi degli amanti lo rende irraggiungibile.

L’incontro con Paul  Sullivan, uno scrittore frustrato sembra cambiare tutto.

Sullivan fu la prima persona che Jim avesse conosciuto a trovare un oscuro piacere nella propria sofferenza. Ossessionato dal fallimento, professionale e privato, e incapace di sfogarsi con delle scenate come Shaw, per Paul l’unica via di uscita era scrivere. Eppure anche nel suo lavoro era così studiato e inibito che riusciva a comunicare soltanto una leggera amarezza, e una rabbia superficiale contro un mondo che, tutto considerato, era stato buono con lui.

Sarà proprio questo piacere perverso che farà desiderare a Sullivan il tradimento di Jim con Maria, una donna bella, affascinante e infelice come loro. Ma nulla è più forte di una promessa fatta a se stessi in gioventù e Jim non riuscirà, pur amando in qualche modo quella donna, ad abbandonarsi (anche fisicamente) a quell’amore.

La guerra irrompe nella storia e interrompe l’idillio di questo strambo trio. Jim e Sullivan  decidono di arruolarsi e gli occhi di Jim continuano a cercare quelli di Bob senza mai trovarli.

Grazie alle ricostruzioni di Vidal, scopriamo com’è la vita per i militari omosessuali. Assistiamo a goffi approcci, sospiri nascosti e tristi bar in cui “rimorchiare”.

Alla fine Jim riuscirà a trovare Bob,  le lancette del destino sincronizzano finalmente le loro scelte e si trovano così nuovamente l’uno di fronte all’altro dopo sette anni. Tutto è cambiato ma allo stesso tempo non lo è nulla.

La statua di sale è…

Un libro audace, ma solo se tiene conto dell’anno in cui è stato scritto (1947). Ma è anche un libro amaro che parla dell’incapacità di poter essere se stessi. Il protagonista non riesce a comunicare con amici e parenti e loro non riescono a percepire tutto il suo disagio. Jim si sente diverso dagli altri e ad un certo punto della sua vita non si sentirà né etero né omosessuale. Non riuscire a collocare se stessi crea disagio, sofferenza e un’enorme confusione.

La statua di Sale di Vidal è un libro piacevole, le avventure di Jim destano curiosità, ma è fondamentale tenere presente il periodo di pubblicazione, è questo che rende l’opera controcorrente e degna di nota. Consigliata per chi ha voglia di leggere una storia d’amore, una storia di crescita e in un certo senso possiamo considerare questo libro come romanzo di formazione. Non mi sono appassionata particolarmente però la scrittura è scorrevole, ammaliante e si arriva alla fine in fretta e con una convinzione: Jim voleva solamente essere libero.

three-stars

Alcune note su Gore Vidal

vidal gore

Nato nel cuore della vita politica statunitense, da bambino ha vissuto a lungo con il nonno Thomas Pryor Gore, senatore, che in seguito sarebbe stato un oppositore di Franklin Delano Roosevelt. Dopo aver militato nel Pacifico settentrionale come volontario durante la Seconda Guerra Mondiale, debuttò con Williwaw (1946), che raccontava esperienze belliche (come ben riassume presentandosi come personaggio in L’’età dell’’oro), cui fece seguito un’opera simile, In a yellow wood. La sua notorietà esplose però con The city and the pillar del 1948, intitolato successivamente nelle varie versioni italiane La città perversa, Jim e La statua di sale. La storia di Jim Willard, marchetta e maestro di tennis, ossessionato da un amore romantico e irraggiungibile, che per la prima volta presentava l’omosessualità negli USA in chiave realistica, senza sottolineature comiche, né tanto meno con il facile ricorso al melò, fece scalpore e determinò la fisionomia dell’’autore nel mondo delle lettere e della politica americana, dove ha sempre avuto il ruolo di strenuo oppositore del conservatorismo. Dopo la pubblicazione, che suscitò reazioni violente, ma che gli procurò estimatori autorevoli (tra cui Christopher Isherwood e Thomas Mann, che parla a lungo del romanzo nei suoi Diari), passò quindi a lavorare in teatro, in televisione e nel cinema, dove firmò sceneggiature importanti, tra l’’altro, notoriamente, per Ben Hur e in seguito per Improvvisamente l’’estate scorsa di Joseph Mankiewicz e per Parigi brucia? di René Clement. Due i percorsi fondamentali nella sua opera narrativa: da un lato il contributo notevole e determinante a una nuova concezione del romanzo storico con il ciclo in sette libri della storia dell’’impero americano, da Washington D.C. del 1967 fino a L’età dell’oro del 2001, che parla di Pearl Harbor e di Roosevelt, passando per Burr del 1974, che resta forse il titolo più notevole della serie, dedicato al personaggio più controverso della storia USA, Aaron Burr, di cui disegna uno straordinario ritratto. L’’altro filone fondamentale è quello che lo presenta come attento osservatore del costume e dei way of lives americani ed europei e qui, sulla linea di The City and the Pillar, sono da citare senz’altro l’incantevole “trans-commedia Myra Breckinridge del 1968, che ebbe grande successo di pubblico e critica, Due sorelle del 1970 e Duluth del 1983; infine va citato un dittico di opere dedicate a una riflessione su temi spirituali declinati in forme peculiari: Kalki (1978) e soprattutto In diretta dal Golgota (1992). Straordinario saggista e polemista, ha sempre svolto un ruolo di testimone scomodo della vita americana, come ricostruisce nell’autobiografia Palinsesto e come ben dimostrano anche i saggi raccolti ne Le menzogne dell’impero, tratti per lo più dalla silloge The Last Empire; da segnalare infine la sua carismatica presenza come performer, ribadita in infiniti dibattiti nel corso delle campagne elettorali sue o a sostegno di altri (di cui resta memorabile il celebre scontro televisivo del 1968 con Buckley) e non va dimenticata la sua sporadica carriera come attore cinematografico, di cui è notevole esempio il bel cameo come senatore liberal in Bob Roberts di Tim Robbins del 1992. Amante dell’Italia, che ha sempre considerato una seconda patria, ha vissuto tra Los Angeles e Ravello, sulla costiera amalfitana.

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