Averno
La trama
È di nuovo inverno, è di nuovo freddo. Il lago Averno, dove gli antichi credevano si trovasse la porta dell'aldilà, è scuro come il cielo sopra le nostre teste. Ad aguzzare gli occhi, riusciamo appena a distinguere la migrazione notturna di uno stormo di uccelli. All'alba, le colline brillano di fuoco, ma non è più il sole di agosto: i nostri corpi non sono stati salvati, non sono sicuri. In Averno, Louise Glück canta la solitudine e il terrore per l'ignoto, lo splendore della notte e l'amore, il desiderio: perché, sembra dirci, anche quando tutto è muto e spento, capita a volte di sentire musica da una finestra aperta, in una mattina di neve, e allora il mondo ci richiama a sé, e la sua bellezza è un invito. Premio Nobel per la Letteratura 2020.
– Contrasti –
Averno di Louise Glück (Il Saggiatore) era la raccolta di poesie di cui avevo bisogno. Dopo aver terminato La storia di Elsa Morante ero certa che nessun libro sarebbe stato all’altezza. Ecco perché ho deciso di buttarmi sulla poesia, continuando così il mio Poesia non ti temo.
Certo, so che misurarmi con un premio Nobel non è facile e so che qualcuno storcerà il naso leggendo la parola recensione accostata ad Averno. Ma io sono qui per mettermi in gioco, per consigliare, per dirvi cosa penso anche questa volta.
Averno, come Iris Selvatico, sono due raccolte tradotte da Massimo Bacigalupo, professore rapallese. E già questo fatto sarebbe bastato a farmi venir voglia di scoprire questa poetessa. Ma il fattore decisivo è stato il fatto che a scommettere su di lei fosse stata una piccola casa editrice di Napoli Liberia Dante Descartes e Editorial Parténope.
I grandi editori ancora una volta disattenti non avevano mai pubblicato questa poetessa americana da Premio Nobel.
Le mie copie però sono edite Il Saggiatore, casa editrice che ha acquisito i diritti di Glück e che gentilmente mi ha mandato Averno e L’iris selvatico. Facendomi un regalo meraviglioso.
Ma torniamo alla raccolta. Averno è una delle porte per l’inferno, comincia così a nostra discesa negli inferi. Con una voce di donna asciutta, potente ma intima Glück ci fa conoscere una donna che è cambiata per sempre.
La violenza mi ha cambiato.
Il mio corpo è diventato freddo come i campi spogli;
ora c’è solo la mia mente, cauta e guardinga,
con la sensazione di essere messa alla prova.
Torna il freddo, il presagio di morte, la solitudine ma non la paura:
la morte non può farmi male
più di quanto tu mi abbia fatto male,
amata vita mia.
La poesia accompagna la vita di questa giovane donna, è la sua luce nel tunnel, il conforto durante i viaggi in metropolitana, la corazza con la quale sopportare le cattiverie della vita. Alle vicende di vita quotidiana si alternano quelle mitologiche.
L’ho già detto, siamo ad Averno, vicino a Napoli e come Persefone, la sposa di Ade, ci prepariamo alla discesa riflettendo sull’anima e sul dolore.
Un volta che potei immaginare la mia anima
potei immaginare la mia morte.
Quando immaginavo la mia morte
la mia anima moriva. Questo
lo ricordo distintamente.
Averno è una raccolta che racconta la crescita con i suoi dolori e i suoi amori. Persefone abbandona la madre per andare incontro a un amore oscuro fatto solo di privazioni.
Averno è…
Contrasti. Glück usa un linguaggio semplice (passatemi il termine) e breve ma in realtà lo carica di significato.
Allora cosa farà l’anima per rinfrancarsi?
Mi dico che forse non avrà più bisogno
di questi piaceri;
forse già non essere basta del tutto,
per quanto sia difficile da immaginare.
Parla di morte per celebrare la vita. Ritrae una Persefone non più costretta nella discesa agli inferi ma quasi condannata a sparire, non essere. A morire come chi subisce una violenza.
Ci sono tanti temi in Averno, la solitudine, la malinconia, l’amore, la morte. Sarebbe difficile incanalare questa raccolta in qualcosa di più specifico e credo che sarebbe farle un torto.
Ho amato molto queste poesie anche se ho dovuto rileggerle diverse volte prima di riuscire a comprenderle. D’altra parte sono una novellina del genere e sono partita decisamente con il botto.
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