8 secondi
La trama
Prima che abbiate finito di leggere questo testo vi sarete distratti almeno un paio di volte. Probabilmente avrete già dimenticato il titolo del libro che avete fra le mani o il nome della sua autrice. Forse avrete interrotto la lettura per rispondere a un vostro amico o controllare l'apprezzamento social di un vostro post o di una vostra foto. In ogni caso, è pressoché certo che in questo momento abbiate in mano uno smartphone e che il vostro sguardo si stia già allontanando da queste righe. Benvenuti nell'era della distrazione infinita. Ma com'è possibile che la nostra attenzione sia diventata inferiore a quella di un pesce rosso? Ed è vero che i like di Facebook stimolano le stesse aree attivate dall'assunzione di stupefacenti? In che modo la presenza di uno smartphone nelle vicinanze incide sulle nostre capacità cognitive? I social stanno modificando la struttura del nostro cervello? Lisa Iotti ci guida nel mondo dell'iperconnessione. Il suo è un viaggio, intimo e sconvolgente, nel lato oscuro della rivoluzione digitale, attraverso le ossessioni, i pericoli e le paure che caratterizzano il nostro contemporaneo: dai laboratori in cui si svolgono ricerche sul comportamento delle nostre reti neurali durante l'utilizzo di app alle stanze in cui vengono studiate le possibili trasformazioni posturali dovute all'uso degli smartphone; dai centri per curare le dipendenze psicologiche da cellulare ai ritiri in cui disintossicarsi dal telefono grazie alla meditazione; dagli incontri con alcuni dei più importanti studiosi della mente a quelli con i pentiti della Silicon Valley, diventati oggi profeti della disconnessione da social e device. Tra reportage e narrazione personale, 8 secondi è un'opera che nasce dalla necessità di trovare risposte alle nostre inquietudini e che finisce per aprirci a nuove domande e nuovi scenari. Una tana del Bianconiglio in fondo alla quale scoprire che tipo di essere umano siamo diventati e, soprattutto, cosa ci aspetta nel nostro prossimo futuro.
– Responsabilità –
8 secondi Viaggio nell’era della distrazione di Lisa Iotti (Il Saggiatore) uno scorrevolissimo saggio che riguarda tutti noi da vicino. Quanto tempo trascorriamo attaccati ai nostri cellulari? Ci sembra sempre poco, crediamo di poterci controllare ma in realtà passiamo moltissimo tempo a fissare i nostri schermi dalla luce blu.
Attenzione però, il libro di Lisa Iotti non ci prende a bacchettate, anzi, l’autrice è la prima ad ammettere di avere un rapporto quasi simbiotico con il proprio telefono. Così, con ironia e semplicità ci conduce tra esperimenti e studi scientifici. I risultati no, non ci piaceranno neanche un po’.
Prima di leggere 8 secondi Viaggio nell’era della distrazione, avevo guardato su Netflix il documentario The social dilemma. Qui ex lavoratori del mondo di internet con applicazioni connesse (si perdoni il gioco di parole) e non solo, terrorizzano i telespettatori. Mostrano grafici in cui i suicidi starebbero aumentano, svelano il funzionamento dei social che fanno di tutto per tenerci incollati, dimostrano il potere delle notifiche su di noi.
La voglia di cancellarsi dai social dopo averlo visto è forte ma non così tanto da farmi procedere sul serio. In 8 secondi Viaggio nell’era della distrazione l’autrice fa una cosa molto simile: alza il sipario sui meccanismi (in cui nulla è lasciato al caso) e i problemi che ci creano, ma lo fa con ironia e leggerezza portandoci a divorare i capitoli, anche quelli che mostrano i risultati più inquietanti.
Se il cellulare non squilla o non arriva nessuna notifica, lo vogliamo controllare, perché l’uso di questi apparecchi ha rinforzato certi circuiti neurali e ormai ci aspettiamo sempre delle novità, che il nostro cervello brama. Siamo in un continuo stato di allerta. Dobbiamo guardare il cellulare per vedere se è arrivato qualcosa di nuovo, ma spesso quando lo guardiamo troviamo qualcosa che non avremmo voluto trovare o non troviamo qualcosa che invece avremmo voluto trovare, e questo ci provoca ulteriore ansia, cioè un altro picco di cortisolo, che fa sì che fra poco sentiremo ancora di più il bisogno di andare a riguardare il telefono. Perché controllarlo è il solo modo per calmare per un attimo il nostro stress.
Insomma, Iotti parla come una di noi: il telefono è anche il suo ciuccio. Nessun paragone mi è sembrato più calzante di questo: prima di dormire e appena svegli prendiamo in mano il telefono, se ci svegliamo in piena di notte per passare il tempo prendiamo il telefono, se siamo stressati, annoiati e così via. Il cellulare è il nostro ciuccio.
Questa, insieme a una miriade di altre considerazioni, ci porta a una domanda fondamentale: siamo in grado di pensare? O lasciamo che sia il telefono a farlo per noi?
Una volta eravamo abituati a fare ricerche, a calcolare un risultato, ad inserire una parola in un contesto per comprenderla, ora abbiamo a disposizione una miriade di informazioni a cui accediamo con un click. Ma davvero ricordiamo quello che leggiamo?
Oggi ci troviamo di fronte a una quantità di informazioni senza precedenti:ogni secondo viene prodotto in rete l’equivalente di 28 milioni di volumi!
Per sapere che qualcosa è cambiato nella nostra maniera di apprendere e immagazzinare informazioni, Iotti si rivolge sì agli scienziati ma anche a un’amica che fa l’insegnante. I temi dei ragazzi sono quasi tutti senza punteggiatura, fatto fatica ad esprimere concetti e soprattutto spesso non comprendono cosa leggono. Mentre prima si era “costretti” a ricercare il significato delle parole sui dizionari o chiedendo direttamente all’insegnante ora è tutto in rete. Basta chiedere vocalmente a Siri. Impressionante.
Uno degli esperimenti più interessanti di 8 secondi Viaggio nell’era della distrazione è stato quello della lettura. L’autrice, collegata a macchinari appositi, ha letto prima sullo schermo di uno smartphone e poi sulla pagina di un libro. La differenza è abissale: se mentre leggiamo si attivano anche aree del cervello che solitamente lo fanno quando si usano i cinque sensi, quando abbiamo davanti le parole su sito, i nostri occhi schizzano come flipper da una parte all’altra della pagina: si aprono link, pubblicità e noi non interiorizziamo ciò che leggiamo.
Al di là degli aspetti mentali, ci sono anche cambiamenti fisici e anche questo è dimostrato scientificamente. Stiamo sempre curvi sui nostri dispositivi, mentre camminiamo, mentre aspettiamo qualcosa o qualcuno, mentre siamo sui mezzi pubblici ed evitiamo così l’interazione sociale. Un paradosso. I dispositivi inventati per unirci ci allontanano.
Stare con spalle curve e testa bassa influisce anche sul nostro umore e ci fa chiudere in noi stessi.
Potrei andare avanti per ore perché ogni capitolo ha spunti e rivelazioni interessanti e soprattutto parla di tutti noi e dei nostri bambini che già da piccolissimi trascorrono ore davanti agli schermi.
Io nel mio piccolo qualche accorgimento l’ho preso. Da un anno e mezzo mi sono imposta di mettere via il telefono almeno un’ora prima di dormire e da allora non ho più avuto problemi di insonnia. Quando posso attivo la modalità aereo e ho tolto le notifiche a tutti i social.
Ma nessuno è immune da questo cambiamento, tutti ne paghiamo le conseguenze, chi più, chi meno. Quante volte ci distraiamo durante un’azione?
Otto secondi di attenzione sono la nostra condanna all’incomprensione, all’incomunicabilità, alla solitudine. Al silenzio”; “Otto secondi. Meno di un pesce rosso.
Otto secondi è…
Un invito alla responsabilità. Sarebbe impensabile cancellarsi dai social o non consultare più Google. L’autrice è realista e sa che questi aggeggi ci hanno migliorato la vita. Per questo, più realisticamente del documentario su Netflix, non ci chiede di eliminare l’uso, ma di farne uno più responsabile.
Ci sono piccoli gesti che potrebbero aiutarci, leggere un libro quando siamo sui mezzi, non tirare fuori l’Iphone quando si è con un amico, non usarli durante la cena… e continuare ad esercitare il nostro senso critico, l’unico che può salvarci.
Non condividiamo notizie non verificate sui social o sulle app di messaggistica. Impariamo a ragionare prima di agire e allora sì che gli smartphone ci renderanno la vita più facile e non più povera.
Consigliato per chi vuole rendersi conto del cambiamento che stiamo vivendo, per chi crede di passare troppo tempo al telefono e chi troppo poco. Nessuno è immune.
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