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RECENSIONE: Stupore e tremori (Amélie Nothomb)

Stupore e tremori - Amélie Nothomb - Voland
RECENSIONE: Stupore e tremori (Amélie Nothomb)

Stupore e tremori

Valutazione:
three-half-stars
Autore:
Traduttore:
Pubblicato da:
Data uscita:
17/05/2017

Pagine:
105
Genere:
ISBN:
9788862433105
ASIN:
B006GW6XDO
Acquista:

La trama

La giovane Amélie è riuscita a trovare impiego in un'importantissima multinazionale giapponese, realizzando il sogno di tornare a vivere nel suo paese d'origine. L'incapacità di adeguarsi allo spietato automatismo di "una delle aziende più grandi dell'universo" la porterà però a subire, in un crescendo di umiliazioni, l'esperienza di una vertiginosa discesa agli inferi. Unica luce, l'altera bellezza di Fubuki, sottile e flessuosa come un arco. Ma anche lei, nonostante il fascino, resta pur sempre un superiore che ama ostentare il proprio piccolo potere.

 – Sorpresa –

Stupore e tremori di Amélie Nothomb  (Voland) è  un racconto autobiografico, una doccia fredda, un libro che mi ha lasciato sensazioni ambivalenti.

Stupore e tremori - Amélie Nothomb - VolandProtagonista una giovane Amélie. Io non l’ho mai vista così, poco più che ventenne riesce a coronare il suo sogno: tornare a vivere in Giappone. Nothomb è una ragazza belga figlia di diplomatici,  abituata a spostarsi, a non mettere radici, la giovane ha trascorso la sua infanzia proprio in quel Paese. Ma la realtà raramente è come ce l’aspettiamo. Assunta alla Yumimoto, una multinazionale, la nostra protagonista dovrà scontrarsi ben presto con regole e atteggiamenti paradossali, inquietanti e… umilianti.

Stiamo parlando della Nothomb, niente  è scontato o banale con lei. Anche questa trama, all’apparenza semplice, finisce per lasciarci turbati, inquieti, dubbiosi, stupiti.

Amélie è belga ma parla in maniera fluente il giapponese, una ragazza europea che parla il giapponese non viene vista di buon occhio. In realtà niente di lei viene visto in maniera positiva. Appena entrata Amélie è costretta a far finta di non capire la lingua, è costretta a rifare e rifare e rifare fotocopie, obbedisce ad ordini strampalati e non si scompone quando tutto il mondo orientale sembra avercela con lei.

La prima sensazione che ho provato leggendo Stupore e tremori , è stata di fastidio. Nel mio immaginario la scrittrice belga (che qui ancora non lo è ma lo diventerà poi, come confessa ne La bocca delle carpe) è una donna fiera e forte, dalla lingua tagliente e dall’ironia sorprendente. Difficile immaginarla mentre accetta mansioni al di sotto delle proprie capacità, impossibile pensarla mentre confessa di non essere all’altezza del lavoro alla Yumimoto. Eppure anche questa è Amèlie, carica di contraddizioni e di sfumature. Ma con lo scorrere delle pagine, come al solito, mi sono accorta che non era quello il focus della storia e soprattutto che dietro all’apparente arrendevolezza si nascondeva qualcosa di più profondo e di più tenace.

Amélie come al solito si muove in un paradosso: intrappolata in questo labirinto kafkiano di consegne e soprusi, non perde la sua dignità. Mai, non si licenzierà mai dall’azienda, quello sì che sarebbe un disonore, e cambiare i rotoli di carta igienica fa parte comunque di una missione. Un compito che va accettato serenamente, specialmente se a importelo è Fubuki Mori, il capo di Amélie.

Non tutte le giapponesi sono belle. Ma quando una è bella, le altre devono reggersi forte.
Ogni bellezza è struggente, ma la bellezza nipponica è ancora più struggente. Prima di tutto perché quella carnagione lattea, quegli occhi soavi, quelle inimitabili ali del naso, quelle labbra dai contorni così marcati, quella dolcezza complicata dei tratti bastano a eclissare i volti meglio riusciti.
Poi perché le sue maniere la stilizzano, facendo di lei un’opera d’arte inaccessibile all’umano intendimento.
Infine e soprattutto perché una bellezza che ha resistito a tanti corsetti fisici e mentali, a tante costrizioni, soprusi, divieti assurdi, dogmi, asfissia, desolazione, sadismo, cospirazioni del silenzio e umiliazioni – una bellezza del genere è un miracolo di eroismo.

Stupore e tremori - Amélie Nothomb - VolandFubuki è fonte di ammirazione per la nostra protagonista però… però ha ventinove anni e non ha ancora un marito. La prova che nessuno è perfetto, nemmeno Fubuki.

Le differenze tra Occidente ed Oriente non potrebbero essere spiegate meglio. Dalle lacrime, alla lista dei doveri, al modo di lavorare, comportarsi e parlare. Amélie mette due mondi a confronto facendosi ponte. Con semplicità e in maniera accattivante, scopriamo sottigliezze e sfumature che forse non avremmo mai colto.

Bisogna sperare di lavorare, sperare, nonostante tu sia donna, di poter servire la tua azienda e vivere a lungo per continuare a  farlo, questo è il massimo che una donna possa desiderare, agognare.

E comincia la serie interminabile dei tuoi doveri. Dovrai essere irreprensibile, per la semplice ragione che non si può fare altro. Essere irreprensibile ti porterà solo ad essere irreprensibile, non sarà motivo di orgoglio  e tanto meno di voluttà.

Non è possibile enumerare tutti i tuoi doveri, perché non esiste un attimo della tua vita che non sia dominato da uno di essi. Anche quando sarai chiusa in bagno per dare umile sollievo alla vescica, avrai il dovere di vegliare perché nessuno possa sentire il canto del tuo ruscello: dovrai quindi tirare la catena in continuazione.

Ho fatto questo esempio per farti capire una cosa: se perfino la sfera più intima e insignificante della tua esistenza è sottomessa a una regola, figurati quale sarà la vastità degli obblighi che,  a maggior ragione, peseranno sui momenti essenziali della tua vita.

E ancora una volta io mi chiedo come Nothomb abbia potuto indagare l’animo umano, mostrare le differenze tra culture, analizzare un personaggio così complesso come Fubuki e se stessa, mostrare l’orgoglio che si cela dietro l’apparente rassegnazione, disegnare la condizione della donna, stupirci con pochi ma mirati dialoghi, in meno di centotrenta pagine. Ecco, per me questo rimarrà sempre un mistero.


Stupore e tremori è …

Una sorpresa. Ero convinta che il libro non mi sarebbe piaciuto. All’inizio non riuscivo del tutto a riconoscere Amélie, non era quella che volevo vedere. Ma solo alla fine, e dopo averci riflettuto, ho capito che Stupore e tremori è forse il libro che mi è piaciuto di più della Nothomb.

Ho adorato la parte in cui Amélie sogna di gettarsi nel vuoto frantumando corpo e anima, ho amato  e capito come guardava Fubuki e alla fine ho capito perché il libro ha un finale “a testa alta””.  Ironia, sorprese e paradossi si fondono alla perfezione, e io ora ho solo voglia di cominciare un altro Nothomb.

Consigliato per chi ha voglia di leggere una storia fuori dagli schemi (come sempre) e per chi ha bisogno di abbandonarsi: si ride, ci si arrabbia, si rimane senza parole. Non vi ho ancora convinto?

Ricapitoliamo. Da piccola volevo diventare Dio. Molto presto compresi che era chiedere troppo e versai un po’ di acqua benedetta nel mio vino da messa: sarei stata Gesù. Presi rapidamente coscienza del mio eccesso di ambizione e accettai di ‘fare’ la martire, una volta diventata grande. Adulta, mi decisi a essere meno megalomane e a lavorare come interprete in un’azienda giapponese. Sfortunatamente, era troppo per me e dovetti scendere di un gradino per diventare ragioniera. Ma non c’erano stati freni alla mia folgorante caduta sociale. Mi venne dunque assegnato il posto di nulla facente. Purtroppo – avrei dovuto sospettarlo – era ancora troppo per me. Ottenni così l’incarico estremo: guardiano dei cessi.

 

three-half-stars

Alcune note su Amélie Nothomb

Amélie Nothomb

Nata nel 1967 a Kobe, Giappone, trascorre l’infanzia e la giovinezza in vari paesi dell’Asia e dell’America, seguendo il padre diplomatico nei suoi cambiamenti di sede. A 21 anni torna in Giappone e lavora per un anno in una grande impresa giapponese, con esiti disastrosi e ironicamente raccontati in Stupore e tremori. Rientrata in Francia, propone un suo manoscritto a una solida e storica casa editrice, Albin Michel. Igiene dell’assassino esce il 1° settembre del ’92 e conquista subito molti lettori. Da allora pubblica un libro l’anno, scalando a ogni nuova uscita le classifiche di vendita. Ha ottenuto numerosissimi premi letterari tra cui il Grand Prix du roman de l’Académie Française e il Prix Internet du Livre per Stupore e tremori, il Prix de Flore per Né di Eva né di Adamo ‒ da cui nel 2015 è stato tratto il film Il fascino indiscreto dell’amore di Stefan Liberski ‒ e due volte il Prix du Jury Jean Giono per Le Catilinarie e Causa di forza maggiore. Oggi vive tra Parigi e Bruxelles.

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