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RECENSIONE: Sul soffitto (‎Éric Chevillard)

Sul soffitto - Eric Chevillard - Del Vecchio editore
RECENSIONE: Sul soffitto (‎Éric Chevillard)

Sul soffitto

Valutazione:
four-stars
Autore:
Traduttore:
Pubblicato da:
Pagine:
144
Genere:
ISBN:
8861101429
ASIN:
B0199YYQ52
Acquista:

La trama

Un uomo ordinario, abiti grigi, altezza media, tratti comuni. Ma il mondo non è fatto a sua misura, la sua vita è complicata da una strana caratteristica: gira sempre con una sedia rovesciata sulla testa. Deve quindi chinarsi per passare attraverso qualsiasi porta, può guidare soltanto una cabriolet e deve per forza indossare abiti abbottonati sul davanti. Nulla, ma proprio nulla – si lamenta – è stato progettato per rendergli la vita più confortevole. Per avere un mondo a sua misura, c’è una soluzione: trasferirsi sul soffitto. E sul soffitto trascinare gradualmente chi gli è caro e chi si colloca, come lui, in un diverso ordine di percezione della realtà. Per esempio Kolski, che vuole realizzare una scultura fatta del suo stesso odore corporeo, o la signora Stempf, che si rifiuta di dare alla luce i propri figli, perché immagina il parto come uno sfratto forzato per mano di rudi insensibili.Costretti ad allontanarsi dal loro rifugio di fortuna, in un quartiere abbandonato di Parigi, e dopo essersi trasferiti a casa di Méline, che vive ancora con la sua famiglia “convenzionale”, si renderanno presto conto che la camera da letto della ragazza è troppo piccola per accogliere tutti. Così, i nuovi arrivati decidono di spostarsi sul soffitto. Lì c’è più spazio. Ma anche il soffitto comincia ad assomigliare dopo un po’ al mondo a rovescio; sembra afflitto dalla medesima e fastidiosa convenzionalità…La prosa sorprendente e irriverente di Chevillard e il suo bizzarro umorismo illuminano la complessità di temi come esclusione, diversità e accoglienza, dando ai lettori la possibilità di vedere le cose da una prospettiva decisamente differente.

– Inafferrabile –

Sul soffitto - Eric Chevillard - Del Vecchio editore Sul soffitto di Éric Chevillard (Del Vecchio editore) è una lettura che richiede partecipazione, fiducia, passione.

Leggere Chevillard non è come leggere qualsiasi altro autore. C’è sempre una sfida dietro questi testi: il lettore non può distrarsi e deve affidarsi altrimenti tutto perde significato.

Questa volta il protagonista è un uomo con una sedia in testa, nulla di strano perché con Chevillard è tutto possibile, che trascorre le sue giornate in compagnia di amici bizzarri… sul soffitto. Come fanno a starci senza cadere? Siamo sicuri che sia  questa la domanda giusta?

Difficile rompere del tutto. La vita sul soffitto sarebbe più gradevole se non ci giungessero, distinti come se ci marcissimo ancora, i rumori dabbasso.

Questa è la dimensione nella quale si muovono i nostri personaggi. Ma facciamo un passo indietro. Il protagonista porta la sedia sulla testa a causa di un problema di postura, un vecchio problema. La sedia avrebbe dovuto aiutare il bambino a mantenere una posizione eretta ma da allora non l’ha più abbandonata:

Quando entro in un luogo pubblico, un negozio, un ristorante, abbassandomi leggermente per varcare la soglia – non che sia più alto di chiunque, ma porto permanentemente una sedia rovesciata sulla testa e temo di urtare lo stipite o di mandare in frantumi la vetrina -, le conversazioni si raggelano, poi cedono il posto a quello stesso mormorio che credevo di aver lasciato fuori, che decisamente mi segue, come quei mosconi che sperano di fare un affare con noi…

Sul soffitto - Eric Chevillard - Del Vecchio editore Basta poco per guardare il mondo così, dall’alto verso il basso. Il protagonista senza nome è diverso da quasi tutte le persone che incontra.  Ma Chevillard non descrive un “semplice” reietto, o almeno non lo fa con quel pietismo che ci si aspetterebbe. Che cosa sia Sul soffitto forse è impossibile dirlo. Un’accusa alla società che esclude e non si sforza di capire, una presa in giro nei confronti dei romanzi che non inventano più nulla e si limitano a riproporre la realtà? Non lo so di preciso. So solo che questi outsider catalizzano la nostra attenzione e ci incantano e inquietano allo stesso tempo: Kolski ha deciso di puzzare tanto, tantissimo. Con i propri odori vorrebbe persino realizzare una scultura:

puzzava come una fogna e trovai rifugio nel suo odore, un riparo sicuro, esso mi proteggeva come un vetro blindato dalla folla ostile.

E c’è anche chi ha nove bambini nella pancia e non vuole farli uscire per nessun motivo al mondo (un autrice con le storie chiuse nel cassetto?). D’altra parte perché dovremmo stupirci? I personaggi di Chevillard sono paradossali eppure perfettamente credibili nel mondo che ha costruito. L’ironia via via che le pagine aumentano diventa più affilata e alla fine non riesce a nascondere la malinconia (in un certo senso mi ha ricordato Vialatte):

voglio potere indossare qualcosa di diverso da felpe o da vestiti che si abbottonano sul davanti, voglio poter entrare in auto che non siano decappottabili o approfittare dei mezzi di trasporto collettivi. Non chiedo altro che di dissolvermi, ma me lo impediscono. Poi mi indicano con il dito, guardatelo, ancora uno di quei poveracci capaci di tutto pur di attirare l’attenzione. Ecco cosa sento dire.

Sul soffitto segue il flusso di coscienza del protagonista tra incontri e ricordi. Chevillard cammina costantemente sul filo che divide surrealismo e ironia dando vita a una storia fin troppo reale.

Sul soffitto è…

Inafferrabile come i nostri protagonisti. Chi può prenderli? Di certo non chi continua a tenere i piedi ben piantati a terra. Le radici del gruppo di amici sono più salde e profonde sul soffitto e le differenze emergeranno ancora di più quando dovranno trasferirsi a casa di una persona “normale”. Ma chi sono davvero i normali? Con Chevillard non si può mai affermare nulla con certezza. Sul soffitto si conferma una bellissima sfida, come spiega il traduttore Gianmaria Finardi nella nota finale, una sfida che non risparmia nessuno: per leggere Chevillard è necessario attivarsi, concentrarsi, stupirsi.

Sono contenta di aver letto Sul soffitto dopo altri romanzi perché temo che se l’avessi fatto prima di conoscere Chevillard avrei rischiato di classificarlo come esercizio di stile. E invece in questo libro, in cui trama e lingua procedono all’unisono, si respira l’aria del capolavoro. No, non ho dato cinque stelle perché per me ha un unico difetto: è troppo breve.

Consigliato per chi è in cerca di una storia forte, coinvolgente, per un lettore esigente che non si accontenta delle solite storie, per chi sa andare oltre alla trama.


Sul soffitto e Modus Legendi

In questi anni vi ho parlato diverse volte di Modus Legendi, perché come sapete sono un’affezionata di Billy il vizio di leggere – gruppo Facebook. In quel posto, che in questi anni è diventato una casa, ho trovato tantissimi libri da leggere e non sono mai rimasta delusa perché al primo posto c’è sempre stata la qualità.

E a proposito di qualità Sul soffitto di Chevillard partecipò all’edizione 2016 di Modus Legendi. Quell’anno in lizza c’erano Il posto di Annie Ernaux, La resistenza del maschio di Elisabetta Bucciarelli, Dalle rovine di Luciano Funetta, Il grande animale di Gabriele Di Fronzo e appunto Chevillard. All’epoca vince Ernaux, e questo la dice lunga sulla lungimiranza del gruppo, che entrò nelle classifiche.

four-stars

Alcune note su Éric Chevillard

Éric Chevillard

Éric Chevillard è nato nel 1964 a La Roche-sur-Yon e, come recita non senza ironia il suo sito, “ieri il suo biografo è morto di noia”. Si tratta indubbiamente di uno dei massimi scrittori francesi contemporanei, che ha saputo suscitare il vivo interesse di critica e pubblico, anche all’estero. Ideatore del fortunatissimo blog letterario, L’Autofictif, ha nel corso degli anni ottenuto diversi e prestigiosi premi, come il PRIX FÉNÉON, Il PRIX WEPLER, il PRIX ROGER-CAILLOIS, il PRIX VIRILO e il PRIX VIALATTE per l’insieme della sua opera. Molti dei suoi capolavori sono tradotti, in inglese, spagnolo, tedesco, russo, croato, romeno, svedese e cinese. Nel 2013, la traduzione di un suo romanzo, Préhistoire (1994; Prehistoric Times), si è aggiudicata il Best Translated Book Award – premio statunitense assegnato dalla rivista “Open Letters” e dall’università di Rochester. Ha scritto oltre venti opere – volendo menzionare solo i romanzi – pubblicate dalla leggendaria casa editrice francese Les Éditions de Minuit, diventata grande con Samuel Beckett e il Nouveau Roman. Sul riccio è il primo testo in assoluto pubblicato da Prehistorica Editore, ed è a oggi il terzo romanzo dell’autore edito in Italia: tutti sono stati tradotti da Gianmaria Finardi.

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