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RECENSIONE: Portofino blues (Valerio Aiolli)

Portofino blues di Valerio Aiolli (Voland edizioni)
RECENSIONE: Portofino blues (Valerio Aiolli)

Portofino blues

Valutazione:
four-stars
Autore:
Pubblicato da:
Data uscita:
14/02/2025

Pagine:
368
Genere:
ISBN:
8862437013
ASIN:
B0DKDSK9JR
Acquista:

La trama

Lunedì 8 gennaio 2001, verso le sette di sera, nel giardino di Villa Altachiara a Portofino, scompariva la contessa Francesca Vacca Agusta, per anni protagonista del jet set italiano e internazionale. Prendeva il via quella sera un'indagine che avrebbe riempito le cronache di giornali e tv per settimane, mesi e anni, senza soluzione né requie neppure quando, una ventina di giorni più tardi, il cadavere venne ritrovato in mare, a pochi metri da una baia in Costa Azzurra. Come e perché cadde dalla rupe la contessa? Chi c'era con lei quella sera? Qualcuno la spinse o si trattò di una fatalità? Ricostruendo come in un puzzle questa vicenda intricata e mai chiarita fino in fondo di amori e disamori, di droghe ed eredità milionarie, di yacht da sogno e flussi di denaro da incubo, che spazia dalla Liguria alla Lombardia, dalla Svizzera alla Tunisia, da Miami ad Acapulco, Valerio Aiolli scrive un romanzo inquietante come un noir e prova ad afferrare una risposta che sfugge, alternando il punto di vista dei principali personaggi coinvolti, le dichiarazioni rilasciate e gli articoli che hanno coperto la vicenda. In un serrato dentro e fuori da Villa Altachiara, rivive dunque non solo Francesca Vacca Agusta ma anche la storia industriale, politica e di costume del nostro paese.

– Malinconico –

Portofino blues di Valerio Aiolli (Voland edizioni) è un mosaico di vite, di voci, di storie.  Ho “conosciuto” Valerio Aiolli al Bookpride di Genova, in occasione della presentazione di Nero Ananas e ho letto davvero con molto piacere Portofino blues ritrovando le atmosfere che ben conosco, quelle di Rapallo, Santa e Portofino.

Portofino d’inverno, in un giorno feriale senza sole, è una conchiglia vuota. Le poche centinaia di residenti stanno tappati in casa oppure scappano presto per raggiungere il luogo di lavoro a Santa Margherita o a Rapallo. I negozi sono aperti ma giusto come atto di presenza, nei bar i minuti si allungano senza un vero perché, il molo si anima solo nel momento in cui gozzi o pilotine scaricano il pescato. La corona delle ville sul monte e sul promontorio serve solo a sentirsi più piccoli, anziché essere motivo di vanto rovescia verso il basso ottimi appigli per darsi per vinti. Se non sei uno di loro, uno dei privilegiati che stanno lassù, la vita ti può apparire poca cosa, e allora ti aggrappi a quel poco e lo fai diventare importante, gli dai un sen-so, lo dilati, ma può non bastare. Devi distogliere lo sguardo ogni volta che si dirige verso l’alto, devi capire che chi sta sotto come te appartiene a una specie diversa rispetto a chi sta sopra, devi rassegnarti e fare del tuo poco il tuo tutto. Ma può non bastare. E allora devi trovare il modo di scalarlo, quel monte o quel promontorio.

Valerio Aiolli in Portofino blues ricostruisce la vicenda che riguarda la morte della contessa Vacca Agusta, il primo caso di cronaca nera che ha assunto proporzioni mediatiche importanti. Un caso che ricordo molto bene anche se ero una bambina e ricordo ancora meglio le varie leggende che riguardano la villa della contessa che sarebbe colpita da una maledizione senza possibilità di redenzione…

Aiolli riesce a tenere insieme personaggi e scenari: Messico, Italia e in particolare la Liguria. Attraversando epoche, scandali e ovviamente le vicende personali. Non il solito libro di cronaca nera, non il solito libro sulle famiglie felici o infelici a seconda dei casi.

C’è l’introspezione certo, nessun personaggio, forse proprio perché si tratta di persone, è piatto. Hanno tutti le loro sfumature e i loro drammi personali. Dettagliati fisicamente e caratterialmente da una penna elegante e decisamente coinvolgente. La descrizione della contessa, come di altri personaggi ci viene offerta decisa ma al tempo stesso in punta in piedi:

A parte i capelli (lunghi, rossi, materici) e l’altezza, che si notava anche da seduta, a colpirmi fu quella che potrei definire la sua indipendenza. Stava lì, in compagnia di quattro o cinque persone, e parlava o ascoltava o rideva o fumava o beveva così come facevano gli altri, ma era come se non volesse (o non potesse) mescolarsi completamente all’atmosfera di quel piccolo gruppo di amici, e neppure a quella un po’ decadente (o decaduta) del Covo di Nord-Est. Era lì ma non era lì, e questo suo modo di essere (o di non essere) costringeva gli altri a ruotarle intorno, pur rimanendo col sedere ben poggiato sulle poltroncine di midollino.

Pensai che potesse essere una donna capace di provocare felicità e dolore in misura quasi insostenibile, ma che forse la felicità e il dolore che poteva provare lei stessa erano ancora superiori.

Omicidio o suicidio? Portofino blues potrebbe ruotare attorno a questa domanda ma non lo fa. Aiolli è più impegnato a tenere le fila dei suoi personaggi. Siamo in Messico e poi siamo in piena Tangentopoli, e ancora ci ritroviamo sole in un locale a Santa e poi in quella maledetta villa…

Portofino blues procede incalzante, il lettore raccoglie indizi e suggestioni come se stesse leggendo un noir, ma fa presto posto anche ad altre suggestioni. In questo romanzo ci sono tantissimi spaccati: la musica, la storia… tutte storie che solo all’apparenza sembrano lontanissime ma che Aiolli riesce a tenere insieme facendole incastrale alla perfezione restituendoci un ritratto accurato degli anni che vanno dagli Ottanti ai Duemila.


Portofino blues è…

Malinconico. L’atmosfera blues della musica si respira  nelle pagine di Aiolli. Non vi ho raccontato molto della trama perchè vorrei che vi godeste i colpi di scena e le ipotesi da elaborare.

Sono sincera, avrei preferito qualche pagina in meno… ad un certo punto ho arrancato ma nel complesso il ritmo è incalzante. Portofino blues ci ricorda che dietro ad ogni storia, comprese quelle di cronaca, si nascondono storie, sentimenti, segreti…

Consigliato per chi è in cerca di una storia appassionante e ben scritta, per chi ama i romanzi di cronaca nera e quelli fortemente introspettivi.

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four-stars

Alcune note su Valerio Aiolli

Valerio Aiolli autore di Nero Ananas - Voland editore

Valerio Aiolli è nato nel 1961 a Firenze, dove vive.

Dopo l’esordio nel 1995 con la raccolta di racconti Male ai piedi (Cesati), pubblica nel 1999 il suo primo romanzo per le Edizioni E/O, Io e mio fratello, con cui vince il Premio Fiesole per narratori under 40 ed è tra i 12 candidati finalisti al Premio Strega. Il romanzo viene successivamente tradotto in Germania e Ungheria. Con lo stesso editore escono nel 2001 Luce profuga e nel 2002 A rotta di collo, con cui si aggiudica il Premio Giusti (speciale della giuria). Seguono Fuori tempo (Rizzoli, 2004), Ali di sabbia (Alet, 2007), Il sonnambulo (Gaffi, 2014), Il ragazzo che vi guarda – Un racconto di Santo Spirito (Firenze Leonardo Edizioni, 2016), Lo stesso vento (Voland, 2016), Il carteggio Bellosguardo – Henry James e Constance F. Woolson: frammenti di una storia (Italo Svevo Edizioni, 2017), Nero ananas (Voland, 2019), tra i 12 candidati finalisti al Premio Strega.

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