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RECENSIONE: Di ferro e d’acciaio (Laura Pariani)

Di ferro e d'acciaio - Laura Pariani 2.jpg Di ferro e d'acciaio - Laura Pariani
RECENSIONE: Di ferro e d’acciaio (Laura Pariani)

Di ferro e d'acciaio

Valutazione:
three-half-stars
Autore:
Pubblicato da:
Data uscita:
15 febbraio 2018

Pagine:
192
Genere:
ISBN:
8899253757
ASIN:
B079VK4WLY
Acquista:

La trama

L’operatrice h478 ha l’incarico di sorvegliare il soggetto-23.017, una donna vestita di nero che si aggira per la Città in cerca del figlio, scomparso in circostanze a lei ignote.L’operatrice sa che il ragazzo è in carcere per attività sovversive, e segue su un monitor questa madre incredula aggirarsi instancabile nonostante divieti, barriere e continui dinieghi.Piano piano, la forza di quell’amore materno smuove qualcosa nell’animo dell’operatrice, così come le parole del ragazzo hanno scosso l’animo indifferente di altre donne, che in coro raccontano questa storia ambientata in un passato prossimo venturo, dove i nomi sono stati eliminati e le parole chirurgicamente rimosse per cancellare memoria, speranza e passione.

 – Angosciante –

Di ferro e d’acciaio di Laura Pariani  (NNEditore) è un libro davvero molto particolare. Non si può raccontare questa storia senza partire da una premessa fondamentale, quella dell’editore: “CroceVia è una serie di libri attorno al senso e al significato di alcune parole fondamentali nella nostra cultura e nella nostra storia. Sono parole antiche, che usiamo tutti i giorni, e che cerchiamo di addomesticare disabitandole di una parte del loro significato, che continua a riverberare come un’eco sommessa. A Laura Pariani abbiamo affidato la parola Passione”. Il massimo dell’espressione amorosa, il massimo di quella dolorosa.

Di ferro e d'acciaio - Laura Pariani 2.jpg Di ferro e d'acciaio - Laura Pariani

Laura Pariani e Alessandro Zaccuri presentano “Di ferro e d’acciaio” a Tempo di Libri 2018

Ci troviamo in un futuro prossimo, non si sa esattamente quando nè tanto meno dove, eppure questa terra distopica e immaginaria somiglia così tanto alla terra lombarda, tra portinaie curiose e anziane con filastrocche e battute dialettali da insegnare ai più giovani.

Quello di ferro e d’acciaio è un viaggio spaventoso in un mondo controllato, o meglio sorvegliato, malato e dittatoriale.  Maria ha perduto suo figlio Jesus, scomparso nel nulla. Da allora le sue giornate trascorrono alla continua ricerca del ragazzo. Come lei, decine di madri con i ritratti dei figli appesi al collo interrogano i passanti, i lavoratori… chiunque possa aver visto quei ragazzi.  E così di colpo il lettore sembra essere catapultato nel bel mezzo dell’Argentina. Quelle madri assomigliano a quelle dei desaparecidos in America Latina. I loro volti stravolti dalla fatica, deturpati dall’attesa, dalla preoccupazione e dal terrore.

Sulla scena si alternano diverse donne che aiutano a ricostruire questa intricata vicenda. Facciamo subito la conoscenza di Lusine, o meglio dell’operatrice h478 che sorveglia Maria N. in quel girovagare giornaliero. A poco a poco le convinzioni di quell’impiegata si sgretoleranno guardando la costanza, la perseveranza e l’amore di Maria per Jesus.
Ci saranno anche altre donne, qualcuna ha conosciuto quel giovane ad una festa, qualcuno ha visto la polizia portarlo via.
Il motivo? Non si possono avere proprie idee. Non esiste il libero arbitrio in uno stato che filma, controlla e reprime ogni iniziativa dettata dal libero arbitrio. Non c’è posto per benessere, divertimento, cultura e nemmeno per la spiritualità.

Che pena. Oh Signùr… Lo so, non bisogna invocare Dio, pregare è antiscientifico, antisociale e antievolutivo e baobabao. Di giorno nessun Dio mi interessa, non ci penso proprio, ma di notte è differente: di notte ho voglia che Dio esista e mi protegga.

Non ci si può abbandonare all’amore, perché c’è un’età prestabilita anche per consumare i rapporti. A una certa età, gli anziani devono lasciare le proprie case e andarsene in una sorta di prigione che potrebbe essere paragonata alle nostre case di riposo, quelle degli orrori però.

Adesso a chi potrebbe dire l’orrore di questa clinica dove se un vecchio sta male lo si lascia gridare fino a quando arriva l’orario delle visite? Chi entra qui dentro si deteriora presto. Nell’immediato post – ricovero in cui le visite sono consentite sempre più raramente, si finisce per dimenticare come si conversa.

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Le parole, come nella neolingua di Orwell, vengono inventate, plasmate e mescolate all’italiano corrente. Citazioni colte mescolate a un dialetto particolare, conferiscono allo stile, e alla narrazione, grande originalità.

La storia di Maria che smarrisce Jesus è molto conosciuta. Esistono canzoni, filastrocche e riadattamenti di tutti i tipi ma questo, lascia davvero senza parole. Per scoprirlo non resta che arrivare alla fine.

Di ferro e d’acciaio è…

Divorato in un giorno è un libro difficile da digerire. L’ambientazione, per quanto immaginaria, ha tratti in comune con il nostro tempo e questo rende il libro angosciante.
L’uso del milanese, se così possiamo chiamarlo, mi ha riportato alla mia infanzia. In quelle case con la portineria, tra le strade di una città in cui sentivo spezzoni di conversazioni ed espressioni tipicamente lombarde.

Un romanzo originale che spinge a interrogarsi non solo sulla direzione che sta prendendo il mondo di oggi, ma anche sul significato antico delle parole che adoperiamo ogni giorno. È un libro che unisce innovazione e tradizione.

 

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Alcune note su Laura Pariani

laura pariani

Laura Pariani (1951) vive a Orta San Giulio. Dagli anni Settanta si dedica alla pittura e al fumetto; dal 1993 si è occupata soprattutto di narrativa e di teatro. Tra i suoi ultimi romanzi: Nostra Signora degli scorpioni (insieme a Nicola Fantini, Sellerio 2014), Questo viaggio chiamavamo amore (Einaudi 2015), “Domani è un altro giorno” disse Rossella O’Hara (Einaudi 2017), Caddi e rimase la mia carne sola (Effigie 2017).

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