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RECENSIONE: Lapvona (Otessa Moshfegh)

Lapvona  di Otessa Moshfegh (Feltrinelli editore)
RECENSIONE: Lapvona (Otessa Moshfegh)

Lapvona

Valutazione:
four-stars
Autore:
Traduttore:
Pubblicato da:
Data uscita:
14/03/2023

Pagine:
272
Genere:
ISBN:
8807035359
ASIN:
B0BNQFY33D
Acquista:

La trama

Il racconto si svolge nel corso di un anno nel villaggio medievale di Lapvona, un luogo povero e timorato di Dio che viene perennemente prosciugato dei suoi averi dal signore feudale che vive in cima alla collina. Marek, il figlio storpio, bistrattato e delirante di un pecoraio, non ha mai conosciuto sua madre; suo padre gli ha detto che è morta durante il parto. Una delle poche consolazioni per Marek è il suo legame duraturo con l’ostetrica cieca Ina, che lo ha allattato quando era un bambino, come ha fatto con tanti bambini del villaggio. Ma i doni di Ina vanno oltre all’accudimento dei neonati: possiede una capacità unica di comunicare con il mondo naturale. Il suo dono la trasforma in veicolo di conoscenze sacre. Per alcune persone, la casa di Ina nei boschi fuori dal villaggio è un posto da temere e da evitare, un luogo senza Dio. Tra di loro c’è padre Barnaba, il prete della città e lacchè del depravato signore e governatore Villiam. Il disperato bisogno del popolo di credere che ci sia qualcuno che ha a cuore i suoi interessi è messo a dura prova da Villiam e dal sacerdote, specialmente in questo anno di siccità e carestia eccezionali. Ma quando il destino porta Marek vicino alla famiglia del signore, nuove forze occulte sconvolgono il vecchio ordine. Entro la fine dell’anno, il velo tra cecità e vista, vita e morte, mondo naturale e mondo degli spiriti si rivelerà molto sottile.

 – Grottesco –

Lapvona  di Otessa Moshfegh (Feltrinelli editore) è un thriller? Una fiaba nera? Un romanzo disturbante e a tratti rivoltante? Lapvona è tutto questo e molto di più.

Quando ho letto Il mio anno di sonno e oblio (LEGGI QUI la recensione) mi sono innamorata subito della penna di questa autrice. Quanto è irritante la protagonista di quel romanzo? Parecchio e sapevo che sotto quella patina di antipatia e insofferenza si nascondeva qualcosa d’altro. Cosa? Una scrittrice in grado di “spostarmi” di smuovere corde dentro di me. E no, non mi è parso poco.

Lapvona  di Otessa Moshfegh (Feltrinelli editore)Chi mi segue sui social conosce già questa storia. Durante i miei primi giorni in libreria ho consigliato a un signore proprio Il mio anno di riposo e oblio. Qualche giorno fa il signore è tornato, mi ha detto che avevo ragione e che subito dopo ha letto anche Lapvona, aggiungendo: “Leggilo è bellissimo”. Io questo libro lo comprai appena uscito, anzi, lo ordinai proprio in quella libreria, ma chissà perché dopo un paio di pagine mi arresi. Ecco, questa è la prova che i libri arrivano da te sempre al momento giusto. Tornata a casa ho cominciato questo (ne avevo altri 4 aperti ma che importa?) ed è stato amore fin dalle prime righe.

Torniamo alla storia. Lapvona è un paese poverissimo. I contadini fanno i conti con carestie e intemperie e lo scenario è cupo, desolante. In questo villaggio medievale nulla si salva: Moshfegh ci imprigiona in questo quadro pieno di sporcizia, morte e ingiustizia. Eppure andiamo avanti a leggere, proviamo quel gusto difficile da spiegare: inorridiamo e andiamo avanti pagina dopo pagina. Cosa potrà mai succedere a questi personaggi?

Quando tutto sembra esagerato, quando pensi che l’autrice non possa osare di più lo fa. E tu, lettore, rimani impigliato in una domanda scomodissima: sono così atroci gli esseri umani?

Lapvona è un romanzo in cui si affacciano diversi personaggi ma principalmente gli occhi sono puntati su Marek, questo ragazzino deforme che vive con il padre Jude. Marek prova piacere nel dolore, non potrebbe essere altrimenti, e le giornate trascorrono decisamente lentamente mentre bada agli agnelli del padre. Marek viene picchiato da Jude, non ha idea di cosa sia l’amore…. e la situazione non migliora di certo quando si trasferisce (per motivi che poi scoprirete) a casa del signorotto Villam.

Marek credeva che Villiam potesse usare la sua ricchezza per influenzare il volere di Dio. Così andava il mondo. Se non avevi i soldi, dovevi comportarti bene.

Così mentre fuori infuria la siccità, a casa di Villiam continua a crescere l’erba e le giornate vanno avanti come se nulla fosse. Villiam è un personaggio atroce. Costringe la servitù a prestarsi a giochi umilianti e crea nello stesso Marek scombussolamenti e mancanze.

Jude non sentiva la mancanza di Marek, anche se a notte fonda, quando i morsi della fame erano così forti da far quasi impazzire anche lui, pensava che se avesse avuto il ragazzo con sé avrebbe provato una certo piacere nel vederlo morire di fame. Simili pensieri oscuri avrebbero turbato Jude, se avesse avuto la forza per farsi turbare. Pregava ancora ogni mattina e ogni sera. Si flagellava ogni venerdì. Credeva ancora che ci fosse un Dio là fuori che lo guardava, che vedeva la sua sofferenza. Se morivi di fame avevi un posto assicurato in paradiso. Questo era risaputo.

La vita trascorre così tra violenze carnali e psicologiche, tra omicidi, morte e decomposizione. Tutto è rivoltante e anche quando la luce sembra passare dalle crepe, la nostra Otessa si diverte a infangare ancora di più la scena, togliendoci ogni speranza di vedere un po’ di umanità. O forse, davanti agli occhi abbiamo troppe scene umane. Desolanti, disperate, reali.


Lapvona è…

Grottesco. Non ho raccontato quasi nulla della trama per non rovinare i colpi di scena e per non anticipare nulla. Il mondo di Lapvona è eccessivo, crudele, perturbante… eppure il lettore ci mette pochissime pagine ad ambientarsi e lo stupore lascia ben presto spazio a un’altra sensazione, quella della curiosità. Vogliamo sapere cosa ne sarà di Jude, Marek e ancora Villiam, Ina… non ci stupiamo più di fronte a personaggi che riacquistano la vista o guariscono le persone con erbe speciali. Tutto è perfettamente orrendo nel mondo di Lapvona e noi impariamo in fretta a muoverci in questa desolazione.

Ho divorato questo romanzo, per la scrittura, per la trama… per il disgusto che suscita Lapvona. Non vedo l’ora di leggere gli altri di questa autrice per capire quanto sia versatile.

Consigliato per chi è in cerca di una storia disturbante, originale e indimenticabile. La brutalità può diventare letteratura, con buona pace degli scrittori che invece raccontano sempre e soltanto le loro vite.

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four-stars

Alcune note su Ottessa Moshfegh

Ottessa Moshfegh

Ottessa Moshfegh è un’autrice statunitense. Nata a Boston, scrive romanzi e saggi. Ha pubblicato una novella, McGlue, che ha vinto il Fence Modern Prize e il Believer Book Award. Suoi racconti sono apparsi sulla “Paris Review”, sul “New Yorker” e su “Granta”. Con Eileen, il suo primo romanzo, ha vinto il PEN/Hemingway Award per l’opera prima ed è stata finalista del National Book Critics Circle Award e del Man Booker Prize. Nel 2019 pubblica con Feltrinelli Il mio anno di riposo e oblio. Nel 2020 esce, sempre per la stessa casa editrice, La morte in mano, nel 2021 Nostalgia di un altro mondo e nel 2023 Lapvona.

 

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