Esce oggi (13 febbraio) in tutte le librerie Mara. Una donna del Novecento di Ritanna Armeni (Ponte alle Grazie). Grazie alla casa editrice non solo ho avuto la possibilità di leggere il romanzo in anteprima ma ho anche incontrato l’autrice. Una chiacchierata tra blogger e scrittrice, tutti ospitati nella sede di Ponte alle Grazie.
Tra battute e riflessioni sulla libertà, l’incontro è stato non soltanto piacevole ma anche illuminante. Dalle scelte stilistiche, passando per la struttura del romanzo, arrivando alle curiosità che riguardano i personaggi. Non succede spesso di avere un’autrice a disposizione e noi blogger ne abbiamo (decisamente) approfittato.
Mara. Una donna del Novecento
Mara è nata nel 1920 e ha 13 anni quando comincia questa storia. Vive vicino a largo di Torre Argentina. Il papà è bottegaio, la mamma casalinga. Ha un’amica del cuore, Nadia, fascista convinta, che la porta a sentire il Duce a piazza Venezia. Le piace leggere e da grande vorrebbe fare la scrittrice o la giornalista. Tanti sogni e tante speranze la attraversano: studiare letteratura latina, diventare bella e indipendente come l’elegante zia Luisa, coi suoi cappellini e il passo deciso e veloce. Il futuro le sembra a portata di mano, sicuro sotto il ritratto del Duce che campeggia nel suo salotto tra le due poltrone. Questo è quello che pensa Mara, e come lei molti altri italiani che accorrono sotto il Suo balcone in piazza Venezia. Fino a che il dubbio comincia a lavorare, a disegnare piccole crepe, ad aprire ferite. Tra il pubblico e il privato la Storia compone tragedie che riscrivono i destini individuali e collettivi, senza eccezioni. Quello che resta è obbedire ai propri desideri: nelle tempeste tengono a galla, e nei cieli azzurri sanno disegnare le strade del domani.
L’incontro con Ritanna Armeni
«Perché il libro su una ragazza fascista? La storia delle donne si incrocia ma non coincide con quella degli uomini e io volevo vedere cosa c’era dietro a quella delle donne fasciste». Ed effettivamente qualcosa c’era. «Le mie amiche dicono che io ho la fissazione per la libertà femminile» e infatti nei suoi libri precedenti un tema chiave. Ma questa volta Ritanna Armeni si muove su un terreno decisamente diverso. Le sue protagoniste, e in particolare proprio Mara, sono persone che abbracciano il fascismo e non hanno una vita eroica: «Sarebbe stato più facile raccontare la storia di una partigiana, o ancora di una delle seimila donne di Salò, ma non volevo. Volevo raccontare una storia “normale”». Armeni ha fatto una scommessa: ha preso una famiglia che abita a cento metri da Piazza Venezia e ne ha raccontato l’amore per Mussolini. Contrariamente a quello che si può immaginare, per me è stato molto facile identificarmi con Mara e Nadia, le tredicenni che guardano la foto del Duce e sospirano. I comizi suscitano in loro la stessa euforia che si respira negli stadi e l’entusiasmo di queste due ragazze che siedono accanto a Giulio per ascoltare il notiziario radio fa sorridere, anche se sappiamo già come andrà a finire la storia, quella con la S maiuscola.
Per Armeni era una scommessa, scoprire cosa ci fosse in Mara: «Io ne parlo come se fosse una mia amica. Nella realtà non c’è nessuna Mara. Ho preso spunto dai discorsi di mia madre, di una mia amica di 96 anni…di tante donne che erano diventate fasciste “perché almeno al sabato si poteva uscire”». Si è parlato anche di fonti con Armeni, oltre a documenti e romanzi qualcosa d’altro l’ha guidata: «Le immagini mi hanno aiutato tantissimo. Ci sono i film e tutto quello che è stato prodotto dall’istituto Luce».
Armeni si è dovuta immedesimare in una ragazzina dalle idee completamente diverse dalle sue: «Mentre scrivevo sentivo tutte le critiche che avrebbero potuto farmi. Ma ho deciso che la cosa più onesta da fare era far parlare Mara e poi parlare io». E così Mara. Una donna del Novecento si compone di parti in corsivo (la voce di Ritanna Armeni) e la storia narrata in prima persona dalla protagonista. «Da giornalista credevo che quelle parti in corsivo sarebbero state le più facili, ma così non è stato».
Paradossale pensare che le donne potessero sentirsi libere durante una dittatura: «Il fascismo le considerava cittadine di serie B, ma pur sempre cittadine».
Il fallimento del fascismo si mostra durante la Guerra. «Le donne dovevano cercare il pane, badare ai figli… pensate di mangiare 150 grammi di pane e basta. Svenivano per la fame», i mariti lontani, la fine della Guerra un miraggio… ci sono donne che cambiano idea progressivamente con il progredire degli eventi e chi come zia Luisa, che ha abbracciato il fascismo in età adulta, continuerà a ritrovarsi in quei valori. C’è anche chi svolterà bruscamente come Anna e Nadia… ma ora visto raccontando troppo.
Ringrazio Matteo, Valeria e in generale la casa editrice per avermi permesso di partecipare a un incontro che non dimenticherò.
Mara Una donna del Novecento
La trama
Mara è nata nel 1920 e ha 13 anni quando comincia questa storia. Vive vicino a largo di Torre Argentina. Il papà è bottegaio, la mamma casalinga. Ha un'amica del cuore, Nadia, fascista convinta, che la porta a sentire il Duce a piazza Venezia. Le piace leggere e da grande vorrebbe fare la scrittrice o la giornalista. Tanti sogni e tante speranze la attraversano: studiare letteratura latina, diventare bella e indipendente come l'elegante zia Luisa, coi suoi cappellini e il passo deciso e veloce. Il futuro le sembra a portata di mano, sicuro sotto il ritratto del Duce che campeggia nel suo salotto tra le due poltrone. Questo è quello che pensa Mara, e come lei molti altri italiani che accorrono sotto il Suo balcone in piazza Venezia. Fino a che il dubbio comincia a lavorare, a disegnare piccole crepe, ad aprire ferite. Tra il pubblico e il privato la Storia compone tragedie che riscrivono i destini individuali e collettivi, senza eccezioni. Quello che resta è obbedire ai propri desideri: nelle tempeste tengono a galla, e nei cieli azzurri sanno disegnare le strade del domani.
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