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Alla scoperta di… Grande madre acqua (Živko Čingo)

Incipit Grande madre acqua - Živko Čingo - CasaSirio

Appuntamento fisso con la rubrica Gli incipit dei libri. Oggi tocca a Grande Madre Acqua (CasaSirio editore) di Živko Čingo un libro che mi ha colpito tanto. È stato il primo letto di CasaSirio e sicuramente il più bello. È una storia amicizia, di sofferenza, di amore. Grande madre acqua è un abbraccio malinconico, è un libro che non dimenticherete.

Siccome ho deciso di parlarvi di Isaac, figlio di Rané Keïten, avrò tante cose da raccontare, ricordi dolci e indimenticabili, momenti puri e luccicanti che non sarà mai possibile cancellare. Sono fiero, quando penso a Keïten, fiero come Gesù Cristo in persona. Ma vi racconterò soltanto delle ore trascorse all’orfanotrofio – solo di quelle, parola d’onore – perché in fondo non abbiamo vissuto altre ore che quelle, prima di arrivare al Monte Senterlev. Il Senterlev, questo sconosciuto.

Si diceva fosse il monte dove nasceva il sole; incredibile, dove nasceva il sole. Qualcun altro conosce un posto così? Non credo proprio. Il Monte Senterlev mi è parso unico nel suo genere. C’era forse qualcosa d’inesprimibile; anche il Piccolo Padre, il nostro direttore, il compagno Ariton Iakovleski, ignorava la verità. Comunque sia, poco più tardi ci convincemmo di una cosa: il cammino che portava al Monte Senterlev era durissimo, un vero inferno. Ancora ignoro dove abbiamo trovato il coraggio, la forza e la volontà per intraprendere un viaggio simile. Per il momento non dirò nient’altro, ma il nostro desiderio di una vita felice e libera era mille, un milione di volte più grande, più forte. Che io sia maledetto se non è questo che ci ha spinti avanti, facendoci dimenticare la paura di terribili castighi. Oh sogni dolci ed eterni! Che io sia maledetto se questo non è il richiamo della Madre Acqua.

Me lo assegnarono come compagno di fila. Che io sia maledetto, compagno di fila. Lo misero sotto la mia responsabilità, me lo caricarono sulle spalle. Ogni alunno esemplare era obbligato a prendere un cattivo compagno di fila sotto la propria responsabilità. Dico, esemplare, ho finito quasi per odiare il mondo intero a causa di questa parola. Un compagno esemplare, un pioniere esemplare, uno skoévets esemplare, un costruttore esemplare. Esemplare? Più che altro un rompiscatole. Era così, lo giuro.

Era la primavera del 1946, la prima dopo la guerra. Da allora sono trascorsi mille anni. Non mi ricordo altro, solo il cattivo tempo, la neve. Una tempesta. Una tempesta di neve si era abbattuta sulla terra, ghiacciando gli alberi in fiore. All’improvviso era sceso il silenzio. I suoni della primavera, magnifici e innumerevoli, appena nati, erano svaniti; niente, niente restava di quella luce forte e bella. Il ghiaccio. Mi ricordo bene del ghiaccio perché portavo pantaloni corti, primaverili, confezionati con il tessuto italiano di una coperta variopinta. La neve mi arrivava alle ginocchia e calpestava ogni cosa col suo candore.

( Qui la mia recensione )

 

Alla scoperta di… Grande madre acqua (Živko Čingo)

Grande Madre Acqua

Valutazione:
four-stars
Autore:
Traduttore:
Pubblicato da:
Data uscita:
03/05/2018

Pagine:
192
ISBN:
978-8899032395
ASIN:
B07CYKXMH7
Acquista:

La trama

Lem e Keïten sono orfani, due cani erranti nella Jugoslavia di Tito. Raccattati dalla strada, vivono in un ex manicomio adibito a orfanotrofio, circondati da un muro altissimo che impedisce ai loro sogni di farsi largo nelmondo reale.
Quando i pidocchi invadono la Chiarezza, Lem e Keïten sono scortati sulla riva di un lago e tosati come bestie per arginare l’epidemia. La Grande Madre Acqua li osserva inerme, sola responsabile della loro disgrazia e insieme unica fonte di speranza.
Nell’orfanotrofio vige un clima di terrore. La compagna Olivera Srezoska e il Piccolo Padre tengono le redini di un serrato controllo. L’arte e la risata sono le uniche armi con cui è possibile bucare il muro e sentire ancora il mormorio della Grande Madre Acqua.

Alcune note su Živko Čingo

Živko Čingo

Živko Čingo è stato un noto scrittore macedone e direttore del Teatro Nazionale Macedone (Velgošti, presso Ocrida, 1936 – Ocrida, 1987). Ambienta di solito le originali prose nel suo paese natio (Paskvelia, 1963; Nuova Paskvelia, 1965), per metà reale, per metà immaginario, in cui si confrontano il passato con il presente, la realtà con il sogno, le superstizioni con il nuovo modo di vivere. Ha scritto varie sceneggiature per il cinema e drammi per la radio, ma ha raggiunto il successo (anche all’estero) con il primo romanzo La piena (1971), sulla vita, i sentimenti e le aspirazioni di un ragazzo in un orfanotrofio nel primo dopoguerra. Altre opere: Il salto di canguro (1979), Ricerca del futuro (1982).

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