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RECENSIONE: Non sarò mai la brava moglie di nessuno (Nadia Busato)

RECENSIONE: Non sarò mai la brava moglie di nessuno (Nadia Busato)

Non sarò mai la brava moglie di nessuno

Valutazione:
three-half-stars
Autore:
Pubblicato da:
Data uscita:
2018

Pagine:
255
Genere:
ISBN:
9788893900676

La trama

La mattina del primo maggio 1947 una giovane e attraente impiegata sale fino alla terrazza panoramica all'ottantaseiesimo piano dell'Empire State Building, il grattacielo simbolo di New York, e si lancia nel vuoto. La fotografia del suo cadavere, miracolosamente intatto e bellissimo, scattata da un giovane fotografo sconosciuto subito dopo lo schianto, diventa una delle immagini più celebri e potenti mai pubblicate da LIFE Magazine. Quella ragazza si chiamava Evelyn McHale. La sua è una storia affascinante e misteriosa, come e forse più di un romanzo. Dopo anni di ricerche e interviste, Nadia Busato ha scritto un romanzo ispirato a Evelyn partendo proprio dalla celeberrima fotografia che ha suggestionato, anche grazie al lavoro di Andy Warhol, la moda e l'arte delle avanguardie pop.

 – Calamita – 

Non sarò mai la brava moglie di nessuno di Nadia Busato (Sem) è un libro che mi ha stregato. Mi ci sono imbattuta durante il Salone del libro, il titolo mi ha colpito, la foto sul retro è come se mi avesse marchiato, m è rimasta impressa e ho dovuto cominciarlo subito.

La storia è quella di Evelyn McHale, una ragazza di ventitre anni, che il 1° maggio del 1947 ha deciso di togliersi la vita gettandosi dall’ottantaseiesimo piano dell’Empire State Building. La sua foto, anche se io ammetto di non averla mai vista prima di qualche settimana fa, ha fatto il giro del mondo. Un fotografo l’ha ritratta in una grottesca sepoltura, quattro minuti dopo la morte. Una caviglia sull’altra, la calza leggermente scomposta e in mano la collana, come se ci stesse giocando. Sul viso un’espressione di beatitudine, su un biglietto la foga di sparire.

Non voglio che nessuno mi veda, nemmeno la mia famiglia. Fatemi cremare, distruggete il mio corpo. Vi supplico: niente funerale, niente cerimonie. Il mio fidanzato mi ha chiesto di sposarlo a giugno. Ma io non sarei mai la brava moglie di nessuno. Sarà molto più felice senza di me. Dite a mio padre che, evidentemente, ho fin troppe cose in comune con mia madre.

Nadia Busato, dopo anni di ricerche, interviste e raccolta di materiale, decide di scrivere un romanzo ricostruendo, in parte la vita di Evelyn, e in parte quella dei personaggi che le sono ruotati attorno. Dieci personaggi che gettano luce, o mistero a seconda dei casi, sulla vicenda di Evelyn, ritratta da Andy Wharol e citata da David Bowie.

Scopriamo così che la protagonista ha avuto un’infanzia difficile, condivisa con sette fratelli e una madre incapace di ricoprire quel ruolo con serenità e stabilità. L’abbandono della mamma, arrivato così all’improvviso ha segnato profondamente Evelyn, che non è mai riuscita a trovare la sua dimensione.

Non aspettatevi una biografia, questo libro è originale e si basa, nonostante le accurate ricerche, su emozioni e sensazioni. Tocca delle corde nascoste e continua a farle vibrare anche quando il capitolo, o l’intero libro, si è concluso.

Facciamo la conoscenza di Barry, il fidanzato che l’ha salutata quella mattina non notando nulla di strano. Facciamo i conti con il suo senso di colpa per non averle impedito di gettarsi, per non esserci stato a tenderle una mano. Accompagniamo all’obitorio la sorella di Evelyn, scopriamo con lei quel lenzuolo e facciamo i conti con gli aspetti più difficili della morte.

E’ lei che ricostruisce la vita travagliata della sorella, così instabile, così irrequieta. Sempre pronta a giocare con il fuoco, nel senso letterale, Evely diventa anche il simbolo di una generazione. A una donna non sempre bastava essere moglie e madre, a volte ci vuole qualcosa di più.

Entriamo all’improvviso nella redazione di Life, e con i giornalisti ci interroghiamo sull’effetto che suscita in noi quella foto. Loro si chiedono se è il caso di pubblicarla, noi ci chiediamo perchè non riusciamo a smettere di fissarla.  Celebrare un suicidio a Life? Un abominio, ma celebrare la bellezza, quello è il dovere della rivista.

A mandare la foto a Life è stato un fotografo che si trovava lì per caso, dopo quello scatto è stato inghiottito dall’oblio. Quella di Evelyn è la prima e ultima foto di Robert Wiles pubblicata da una rivista.

Uno dei miei capitoli preferiti è l’ultimo, quello dedicato alla ragazza che ha provato ad uccidersi nello stesso modo di Evelyn ma Dio, il destino o il caso, glielo hanno impedito. E’ forse il personaggio che c’entra meno, quello che sembra stonare di più, forse per questo Elvita mi ha colpito così tanto.

Va detto che Elvita si rese quasi immediatamente conto che, lungi dall’essere in paradiso, quella era soprattutto una situazione imbarazzante: non solo il suo plateale, drammatico suicidio era fallito, ma si ritrovava poco più in basso del piano da cui si era lanciata, viva e col culo rotto. La guardia che l’aveva inseguita dal piano terra la fissava torvo. Conosceva bene quello sguardo: era lo stesso che la vecchia le aveva riservato per tutta la vita, almeno da quando aveva memoria. L’occhio della madre sulle avversità della figlia; sia che Elvita avesse realmente combinato qualcosa, che fosse stata accusata ingiustamente, che fosse in pericolo, disperata, triste, o che non avesse scelta.

Non sarò mai la brava moglie di nessuno è…

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Un libro originale, una biografia a cavallo tra verità e invenzione, dinamica. Le domande che si pone Nadia Busato sono le stesse del lettore e lo stile mi è piaciuto immediatamente. Alla fine non ho giudicato Evelyn,  a tratti l’ho capita, e sono giunta alle stesse conclusioni di quando ho visto la foto per la prima volta: l’orrore affascina.

three-half-stars

Alcune note su Nadia Busato

nadia busato

Nadia Busato è nata a Brescia nel 1979. Si è laureata in lettere moderne e ha un master europeo in management dell’alta formazione. Collabora con Grazia e il Corriere della Sera. Scrive per il teatro, la radio, il cinema e la televisione. Ha esordito con il romanzo Se non ti piace dillo. Il sesso ai tempi dell’Happy Hour (Mondadori 2008).

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1 COMMENTO

  • Sara

    Storia Interessante, scrittura pessima troppo giornalistica. Prolissa in molte parti, si perde il filo del discorso. Deludente.

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