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RECENSIONE: Non è colpa mia (Lucia Magionami, Vanna Ugolini)

RECENSIONE: Non è colpa mia (Lucia Magionami, Vanna Ugolini)

Non è colpa mia

Valutazione:
three-half-stars
Autore:
Pubblicato da:
Data uscita:
2017

Pagine:
284
Acquista:

La trama

Ci sono mille altri modi.
La violenza è una scelta,
una scelta da non fare.

Una giornalista e una psicologa insieme per capire cosa passa nella mente e nel cuore degli uomini che hanno ucciso le loro donne, per tentare di riconnettere esperienze di femminicidi alla realtà dei fatti ma, anche, al contesto culturale e al percorso psicologico che porta uomini normali a diventare assassini e a non assumersene, però, nel profondo, la responsabilità.

Dalle interviste di Luca, Giacomo, Luigi risulta chiaro che non sono mostri, non sono malati. Sono persone normali. Le autrici lo affermano con forza: non ci sono raptus, né scatti d’ira, il percorso verso il femminicidio è più lungo, lastricato di silenzi, di prigioni culturali, di diversi modi di intendere la vita, dell’incapacità di dare un nome ai sentimenti, alle situazioni e quindi di riconoscerle.

«Arriviamo a un punto e decidiamo se usare la ragione o la forza. Se vogliamo mantenere ad ogni costo il potere su una persona fino ad arrivare a toglierle la vita o se vogliamo amare, liberamente, accettare che questo possa finire e possa far male.»

 – Reale – 

Non è colpa mia non è una lettura di evasione, non è un romanzo, non è una storia inventata. È un libro reale, di testimonianze, diviso in due parti. Il volume si apre con la prima metà che raccoglie interviste, trascritte, a degli assassini che stanno scontando la loro pena in carcere. La seconda è un’analisi psicologica della violenza. Quattro mani, quelle di Lucia Mangionami  Vanna Ugolini. Due donne, una giornalista e una psicologa, unite per raccontare la morte di mogli e madri.  Le interviste sono tre, fatte a tre uomini diversi, ma tutti hanno fatto la stessa cosa: hanno tolto la vita a un’altra persona.

Luca in questa lunga intervista aveva spostato tutti i piani: aveva minimizzato quello che era importante e dilatato i particolari meno influenti.

Aveva riso quando avrebbe dovuto commuoversi. Aveva usato parole di circostanza quando il suo cuore doveva grondare di dolore. Aveva giocato a carte con le responsabilità, sperando che mescolare in fretta il mazzo non facesse riconoscere chi era innocente e chi colpevole.  E aveva cercato di travestire da colpevoli altre persone cui aveva fatto calcare la scena di questa tragedia raccontata a distanza. Quando di colpevoli, per scelta, per una sua personale decisione, ce n’era, ce n’è uno solo. Lui.

Luca, Giacomo, e Luigi  sono persone normali, non sono malati, non sono mostri. Non è così semplice spiegare il femminicidio ma, sicuramente non si può ridurre a un raptus, le responsabilità vengono prima del gesto in sè.

[amazon_link asins=’8860748895′ template=’ProductAdDESTRA’ store=’lalettricecon-21′ marketplace=’IT’ link_id=’06d6ee08-eaf7-11e7-aa00-3b71849f99f5′] I tre assassini mi hanno portato lì, in questo crocevia dove si incontrano  e si fondono il peso della cultura, l’incapacità di accettare un rapporto dove la donna prende le redini, l’incapacità di accettare un tradimento, un no, o un cambiamento.

Ho capito che è lì, in quel crocevia che si consumano i delitti più crudeli, quelli contro la persona che abbiamo promesso di amare. Non ci sono raptus, non ci sono scatti d’ira. E’ un lungo percorso lastricato di silenzi, di prigioni culturali che non riusciamo a vedere, di diversi modi di intendere la vita. Dell’incapacità di dare un nome ai sentimenti, alle situazioni e quindi di riconoscerle. Arriviamo a un punto e decidiamo se usare la ragione o la forza.

Non è colpa mia è …

E’ un libro crudo, a tratti ostico, perchè le interviste sono fedelmente trascritte dalle registrazioni.  Non è colpa mia riporta gli stati d’animo della giornalista che si appresta ad intervistarli, lo sdegno, l’orrore, il dolore provato nell’ascoltare certe frasi,

Un libro consigliato per chi vuole saperne di più sulle storie di cronaca nera che hanno distrutto intere famiglie. L’indifferenza, l’incapacità di rendersi conto di quello che hanno fatto, da parte degli assassini, provoca un fastidio viscerale nel lettore. Importante che libri come questi vengano pubblicati, ancora di più che vengano letti da donne e uomini.

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Alcune note su Lucia Magionami

Lucia Magionami

Lucia Magionami, psicologa e psicoterapeuta, dal 2003 lavora sulla tematica della violenza di genere. Oltre alla libera professione che svolge presso i suoi studi a Firenze e Perugia, si occupa di formazione e sensibilizzazione sulla tematica della violenza di genere sia come libera professionista sia come consulente presso enti pubblici, inoltre è stata relatrice a più convegni riguardanti la violenza intra familiare. Attualmente fa parte dell’associazione “Libertas Margot” con sede a Perugia, la quale ha costituito, a livello regionale, il primo sportello di ascolto per gli uomini che agiscono violenza. Dal 2015, sempre a Perugia, ha formato il primo gruppo di “Libroterapia: parole lette, emozioni raccontate”, che organizza cicli di incontri di terapia di gruppo per parlare di emozioni e di sentimenti attraverso i libri scelti dal terapeuta per fare un viaggio attraverso la psiche. 

Alcune note su Vanna Ugolini

Vanna Ugolini

Vanna Ugolini, laureata in Economia, giornalista professionista, è vice-caposervizio alla redazione di Terni de «Il Messaggero», è madre di tre figli. Si è occupata di cronaca nera e giudiziaria seguendo i casi più importanti avvenuti prima in Romagna e poi in Umbria. Ha partecipato come docente a master post-universitari sulla comunicazione per l’Università degli Studi di Perugia e come relatrice a numerosi convegni su temi legati allo sfruttamento della prostituzione e violenza contro le donne. Nel 2011, insieme al Siulp, (sindacato di polizia) ha prodotto un documentario verità sullo spaccio di droga a Perugia dal titolo Zbun. Cliente. Ha pubblicato diversi libri tra cui Tania e le altre. Storia di una schiava bambina (Stampa Alternativa, 2007), con cui ha vinto il Premio Le Ragazze di Benin City (2008) e Nel nome della cocaina (Intermedia Edizioni, 2011). È presidente dell’associazione Libertas Margot, composta da professionisti che si occupano di violenza di genere.

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