Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe,
i capelli diventano bianchi,
i giorni si trasformano in anni.
Però ciò che è importante non cambia;
la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
Il tuo spirito e` la colla di qualsiasi tela di ragno.
Dietro ogni linea di arrivo c’è una linea di partenza.
Dietro ogni successo c`e` un’altra delusione.
Fino a quando sei viva, sentiti viva.
Se ti manca ciò che facevi, torna a farlo.
Non vivere di foto ingiallite…
insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni.
[amazon_link asins=’B076DT119W’ template=’ProductAdDESTRA’ store=’lalettricecon-21′ marketplace=’IT’ link_id=’990d3bb6-c7a2-11e7-b2e3-932a1406979e’]Si apre così, con la citazione di Maria Teresa di Calcutta, il libro di Cinzia Tani “Darei la vita”. Il volume, uscito il 26 ottobre edito da Rizzoli, è stato presentato per la prima volta a Rapallo, sabato 11 novembre.
L’incontro, organizzato dal Circolo Fons Gemina, è servito a colmare un vuoto: far conoscere la storia di queste donne presentando la ricerca di Tani.
«Ho trovato pochissime fonti in italiano. Fortunatamente conosco le lingue e ho potuto studiare le biografie di queste diciotto donne, sento di aver in qualche modo colmato un vuoto».
Tani restituisce la dignità alle grandi donne che per anni hanno vissuto accanto agli uomini che hanno fatto la storia. Nomi e volti che riemergono dall’oblio, attraverso le loro vite ricostruite vediamo con altri occhi i geni, tormentati e malati, che avevano accanto. «Io dopo aver letto la storia della moglie di Einsten, il padre della relatività, devo dirvi: lo stimo molto meno».
Diciotto donne protagoniste di ”Darei la vita”, diciotto storie di amore, sofferenza e sottomissione. «Quasi tutte accomunate dall’aver avuto una madre, o un padre, castrante». E in comune hanno tutte un’altra cosa: sono state tradite.
«Non è tanto il tradimento – precisa Tani – il filo conduttore, ma l’umiliazione. Sono state umiliate tutte. Gli uomini cercavano i loro punti deboli e se non ne avevano gliene attribuivano uno», per tormentarle, soffocarle e metterle da parte.
Quella di sabato è stata anche l’occasione per parlare di un altro romanzo di Tani: “Il capolavoro”, ambientato nella Germania nazista e in Patagonia. Due personaggi diversi, due epoche differenti ma che si intrecceranno inevitabilmente.
Non sono mancate riflessioni su alcuni tipi di donne oggi, affascinate più dal potere che dal genio dei loro mariti, e sul mestiere di scrittore in generale. Un lavoro diventato sempre più difficile in un’epoca in cui tutti si sentono professionisti:«Non sapete quanta persone sono arrivate da me dicendo di essere scrittori perchè magari hanno scritto un volume e l’hanno auto – pubblicato».
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Ora parte il conto alla rovescia per marzo 2018, gli appassionati di storia si sono già segnati la data: «Uscirà il primo volume della trilogia che sto scrivendo, a marzo 2019 il successivo e nel 2020 l’ultimo. E’ una trilogia sugli Asburgo, ma quelli del Cinquecento, non dell’Ottocento». Tani non nasconde la passione per un secolo in cui praticamente succede tutto: «Enrico VIII, Giovanna la Pazza, Anna Bolena e ancora il sacco di Roma, l’Inquisizione, Torquemada… solo per citare le cose più importanti». Un lavoro che sta richiedendo energie, e tanto studio: «Oggi tutti si sentono scrittori. Io per ogni libro ho viaggiato e studiato tanto».
Cinzia Tani si racconta…
Qualcuno durante la serata ha chiesto alla scrittrice: «Sei una macchina da guerra, come fai a scrivere così tanto?». La riposta è arrivata pronta e con il sorriso sulle labbra: «Leggo, scrivo e… non esco la sera. Passo il mio tempo a scrivere, è quello che voglio fare da quando avevo sei anni. Non ho un compagno per scelta e sono felice. La mia casa è la mia cuccia. Appena entro e mi levo le scarpe sono libera. Posso mettere la sveglia alle 4 del mattino, guardare tutta la notte Netflix, sono felice».
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