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Proust controcorrente I Guermantes

Questa volta vi stupisco. A meno di una settimana dall’incontro di Proust controcorrente sono qui a raccontarvi come è andata. Come avevo previsto, siamo diminuite, qualcuna è rimasta indietro, qualcuna ha abbandonato, ma il piccolo gruppo di irriducibili che partecipa agli incontri, non ci pensa neanche a mollare. E così questo volume, rispetto al precedente, ci ha messo davvero tutte d’accordo. Lo abbiamo amato alla follia. Ma attenzione, questo non vuol dire che non abbiamo avuto qualche momento di scoraggiamento durante la parte minuziosa che descrive nomi e salotti. Abbiamo arrancato ma non ci siamo arrese. 

L’amore per I Guermantes 

Lo dirò senza giri di parole, questo volume per me coincide con la figura della nonna del narratore. L’immagine della nonna, sorpresa mentre legge un libro certa di non essere vista da nessuno è qualcosa che mi porto dietro da anni. Tutti abbiamo vissuto quel momento, spesso durato una frazione di secondo, in cui vediamo le persone per quello che sono: anziane o sofferenti, senza la patina dell’amore e del ruolo che attribuiamo loro. La morte della nonna qui è qualcosa di struggente, l’uremia – stessa malattia che ha ucciso la madre di Proust – paralizza e trasfigura la nonna, che si riappropria dei lineamenti soltanto dopo la morte. 

Proust controcorrente: All'ombra delle fanciulle in fiore

Attenzione però, I Guermantes non sono solo dolore. In questo volume il N. ci fa passare da un salotto all’altro, ci fa conoscere le battute di spirito di Oriane e non solo.

In questo volume il narratore fa il suo ingresso nel mondo che tanto ha osservato, forse anche invidiato. Folgorato a teatro dalla duchessa, comincia ad osservare i protagonisti dei salotti come a teatro: possibile che la duchessa stia salutando proprio lui?

Ne I Guermantes si ride tanto. Oriane è irresistibile e la sensazione di straniamento che provocano questi salotti fa quasi sorridere: fuori sta per infuriare la bufera – lo intuiamo con l’affaire Dreyfus che si prende sempre più pagine – e il mondo rimane cristallizzato per loro. Ma questo volume è anche quello di Saint – Loup che si dimostra un amico fedele, nonostante per il narratore l’amicizia non sia poi così importante rispetto all’amore, e ancora la folgorazione per Elstir e la ricomparsa di Odette, sia nei quadri sia nel ricordo dello studio dello zio e infine, il colpo di scena della malattia di Swann. 

Il diario di Proust controcorrente  I Guermantes

Quando I Guermantes si apre, il nostro narratore – e abbiamo riso tantissimo poverino – dimentica Albertine perché è troppo impegnato ad appostarsi davanti alla casa di Guermantes nella speranza di incontrarla, ovviamente generando fastidio. Il narratore, da sempre innamorato dell’amore è volubile e immaturo. A tratti è un bambino, chiama Saint Loup ogni volta che gli balena un brutto pensiero in mente, e a tratti pensa solo all’amore. Era successo con le fanciulle  senza nome che incontrava per la strada, con le fanciulle amiche di Albertine… la forza di questo gruppo è proprio questa, riuscire a sorridere di queste vicende come se stessimo parlando di una serie tv. 

Le parti più struggenti riguardano ovviamente la malattia della nonna. Lì il narratore diventa adulto. Appena il dottore comunica la malattia mortale, il narratore fa di tutto per risparmiare alla nonna preoccupazioni e dolori. E poi ancora Fraincoise che nella sua durezza soffre ma non lo manifesta certo con delicatezza… e il dolore della madre. La scena della finestra è qualcosa di impossibile da dimenticare.  Ecco alcune impressioni delle mie compagne di viaggio:” Concordo nel trovare questo terzo libro molto bello e ricco di avvenimenti legato a una società ormai vicina al tramonto, pressata dalla borghesia in ascesa. I temi sono tanti e cercherò di fissare dei punti. L’indagine psicologica di Proust è magistrale. Sono impressionata dalla capacità di raccontare ogni persona nelle diverse sfaccettature che emergono in vari momenti storici”.

E ancora: “A me questo terzo libro della recherche piace tantissimo, sembra ci siano scritte evidenti conclusioni di pensieri del nostro Marcel. Ha le idee più chiare sulle persone e non le nasconde anche se è ancora abbagliato dslla considerazione che riceve da persone del “gran mondo” in modo stupendo scrive di Françoise, che fa fatica ad ambientarsi nella nuova casa come lui del resto, ma presto si organizza per informare i suoi padroni di quello che succede nel palazzo in cui sono andati ad abitare. Altra imponente figura femminile la signora di Guermantes. Altezzosa elegantissima che rende Marcel orgoglioso di un suo saluto a teatro. Due profili femminili straordinari. Due persone diverse per ceto ma altrettanto snob”.

“Trovo esilarante il rapporto del narratore con il telefono quando, da Doncières, chiama la nonna: “Quando mi accostai al ricevitore, quel pezzo di legno si mise a parlare come Pulcinella; lo azzittii, come al teatro dei burattini, rimettendolo al suo posto, ma, come Pulcinella, non appena lo riavvicinavo a me riprendeva il suo chiacchiericcio. Senza più speranza, finii col riagganciare definitivamente il ricevitore.” Poi, quando finalmente riesce ad sentire la voce della nonna, quella voce che credeva di conoscere bene ma che aveva sempre udito seguendo le parole “sulla partitura aperta del suo volto” si emoziona: “la sua voce così com’era l’ascoltavo oggi per la prima volta” e “scoprii quanto quella voce fosse dolce”. Riesce a percepire però anche tristezza e fragilità. Quando decide di conseguenza di ripartire e tornare da lei, entrerà nella stanza senza avvisare, per farle una sorpresa, e la nonna, questa volta volto senza voce, gli apparirà per la prima volta stanca, distratta, malata, “una vecchia prostrata che non conoscevo”. Questa descrizione è molto toccante, capita a tutti noi di osservare un volto familiare e di accorgerci che è invecchiato e stanco, e ci accorgiamo che il passato è ormai un ricordo”.

E poi discorso a parte meriterebbe Rachel e la sua relazione con Saint Loup. Non solo, ne I Guermantes torna anche Albertine ma il narratore, che finalmente potrebbe ottenere quello che vuole, è troppo distratto da Madame de Stermaria. Albertine non conta più nulla… per ora.

La lite con il signor di Charlus, confusa e feroce che disorienta il lettore e ovviamente il narratore. Poi il tanto sospirato invito della principessa… Marcel è pronto per il salto di qualità che tanto stava aspettando.

Le citazioni di Proust controcorrente  

Ecco come di consueto alcune frasi che ci hanno colpito:

Le persone amate noi non le vediamo, di solito, se non dentro il sistema animato, il moto perpetuo della nostra incessante tenerezza, la quale, prima di lasciare che l’immagine proiettata nei loro volti giunga sino a noi, le attrae nel proprio vortice, le fa ricadere su ciò che da sempre ne pensiamo, le fa aderire a questa idea, coincidere con essa. Come avrei potuto, poiché alla fronte, alle gote della nonna affidavo il compito di esprimere quanto v’era di più delicato e inalterabile nella sua mente, e poiché ogni sguardo che nasce dall’abitudine è una negromanzia e ogni viso che amiamo è uno specchio del passato, come avrei potuto non omettere ciò che in lei s’era appesantito e mutato, se anche negli spettacoli più indifferenti della vita il nostro occhio, carico di pensiero, trascura, come una tragedia classica, tutte le immagini che non concorrono all’azione, trattenendo solo quelle che servono a illustrarcene il fine?

Siamo soliti dire che l’ora della morte è incerta; ma, quando lo diciamo, ci rappresentiamo quell’ora in uno spazio vago e lontano, non pensiamo che abbia qualcosa a che vedere con la giornata che stiamo vivendo e possa significare che la morte – o il suo primo parziale impossessarsi di noi, dopo il quale non ci lascerà mai più – potrà verificarsi in questo stesso, e così poco incerto pomeriggio, il cui impegno abbiamo preventivamente programmato ora per ora.

Fu lei (Françoise), così, la prima a suggerirmi che contrariamente a quanto avevo creduto, una persona non se ne sta davanti a noi limpida e immobile con le sue qualità, i suoi difetti, i suoi progetti, le intenzioni che nutre nei nostri confronti […..] ma è un’ombra in cui non ci è mai possibile penetrare, di cui non ci è data conoscenza diretta, intorno a cui ci formiamo numerose convinzioni fondate su parole o azioni che ci forniscono -sia le une che le altre- informazioni insufficienti e d’altronde contraddittorie, un’ombra dove possiamo di volta in volta immaginare, con lo stesso grado di verosimiglianza, il balenare dell’odio o dell’amore.

Gli uomini avanti con gli anni, e le giovani donne cui essi l’avevano rivelato, mi spiegarono che se nessuno riceveva quelle vecchie signore, era per l’incredibile sregolatezza della loro condotta, descrivendomela – quando obiettai che essa non preclude, di solito, l’eleganza – come eccedente ogni misura oggi conosciuta

I poeti sostengono che noi ritroviamo per un attimo ciò che siamo stati un tempo rientrando in quella tal casa, in quel tale giardino dove eravamo vissuti da giovani. Si tratta di pellegrinaggi molto rischiosi e a seguito dei quali si contano altrettante delusioni che successi. I luoghi fissi, contemporanei di anni diversi, è meglio cercarli in noi stessi. […] Non c’è bisogno di viaggiare per rivederlo, bisogna scendere per ritrovarlo.

Nell’attesa, il mio fantasticare rendeva prestigioso tutto ciò che ad esso potesse ricollegarsi. E persino nei più carnali dei miei desideri, sempre orientati in una certa direzione, concentrati attorno ad una medesima fantasia, avrei potuto individuare il motore primo in un’idea, un’idea cui avrei sacrificato la vita e al centro della quale, come nei sogni ad occhi aperti che facevo a Combray, in giardino, durante i miei pomeriggi di lettura, si collocava il concetto di perfezione. 


I testi di supporto

Questa parte la ripeterò ogni volta perché magari qualcuno potrebbe imbattersi in questo articolo e non nei precedenti. 

Chi mi segue da tanto tempo sa del mio amore per Forte. All’inizio dell’audiolibro lo ammetto, mi aspettavo che da un momento all’altro chiamasse “Useppe”, visto che per me la sua voce è quella di Elsa Morante ma dopo qualche ora ero totalmente abituata a Forte che ha la voce di Proust. Ho amato tantissimo questo audiolibro, è stato finora il mio preferito.

Mi permetto solo di aggiungere che sono felicissima di aver trovato delle compagne di viaggio così. Ci sentiamo libere di dire che alcune parti ci hanno annoiato, altre ci hanno fatto sorridere e altre ancora piangere. Lo diciamo come si direbbe a un’amica e questa cosa, sono sincera, mi commuove. Nel nostro piccolo cerchiamo di togliere quell’atmosfera di terrore che a volte c’è intorno a questo testo. Certo, non tutti coglieranno tutto (specialmente alla prima lettura) ma questo non significa che non capiremo mai il libro o che non riusciremo mai ad arrivare in fondo ai sette volumi. Noi, nel nostro piccolo, lottiamo contro il pregiudizio. Sbaglieremo? Sì, può essere. Ci arrenderemo e smetteremo di parlare di Proust? No. 

 

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1 COMMENTO

  • Claudia

    Bellissimo racconto del nostro cammino.

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