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Viaggiare stando a casa, la collana The Passanger di Iperborea

Viaggiare stando a casa, la collana The Passanger di Iperborea

Viaggiare stando a casa? Con la collana The Passanger di Iperborea si può! Sono un po’ di giorni che sbircio i libri della collana e sono tentata di acquistarne alcuni.

Cos’è The Passenger di Iperborea

HE PASSENGER è un libro-magazine che raccoglie long read, inchieste, reportage letterari e saggi narrativi che formano il racconto della vita di un paese e dei suoi abitanti per capirne la cultura, i processi, le nuove identità, i discorsi, le questioni, i problemi, le ferite. Frammenti che insieme ne compongono il ritratto.

A fare da contorno, una serie di rubriche, come una raccolta di infografiche suggestive e inaspettate, illustrazioni originali, «consigli d’autore» di un libro, un disco e un film particolarmente rappresentativi del paese, un tentativo di sfatarne i «falsi miti» e altre ancora.

Inoltre, grazie alla collaborazione con Prospekt, ogni numero ospita un progetto fotografico originale, prodotto in esclusiva per THE PASSENGER, a cura di un fotografo internazionale inviato apposta nel paese a documentare le storie più significative.

Il logo è un richiamo a Huginn e Muninn: due corvi presenti nella mitologia norrena, associati al dio Odino, che viaggiano per il mondo portando notizie e informazioni al loro padrone. Odino li fa uscire all’alba per raccogliere informazioni e ritornano alla sera, siedono sulle spalle del dio e gli sussurrano le notizie nelle orecchie. In lingua norrena Huginn significa pensiero mentre Muninn memoria.

THE PASSENGER è un magazine firmato Iperborea: dopo anni di esplorazioni del Nord, come i corvi di Odino la casa editrice milanese comincia a viaggiare in tutto il mondo per cercare e pubblicare il meglio del long form dal taglio «geografico», mantenendo invariati i criteri di selezione: la rilevanza della tematica, la qualità della scrittura, la lunghezza dell’orizzonte temporale, evitando ogni rimando all’attualità per concentrarsi sul racconto del presente inteso come contemporaneità più che attualità.

Proprio per questo THE PASSENGER può anche essere letta dal viaggiatore come «guida di viaggio» sui generis, che non sostituisce quelle tradizionali, ma ne è complementare e soprattutto nuova, anche nel panorama editoriale internazionale. Sul dove, come e quando di una destinazione c’è abbondanza di offerta tra guide, riviste ma anche siti e app. Quello a cui THE PASSENGER prova a rispondere è il perché.

Il progetto grafico e l’art direction di The Passenger sono curati da Tomo Tomo e Pietro Buffa.

L’ultimo libro in uscita di The Passanger è India

India the passanger iperborea

Fin dai suoi primissimi contatti con l’Occidente, l’India è stata oggetto di una grande mistificazione, giunta sorprendentemente intatta fino ai nostri giorni, associata a vaghe idee di pace, spiritualità e superpoteri da fachiri. Continuamente reinventata e venerata da élite occidentali in fuga da sedicenti società razionaliste, l’India continua ad affascinare per la sua storia millenaria, il suo pantheon di divinità a ogni angolo di strada, la sopravvivenza di culti e rituali arcaici e una varietà di lingue e culture senza eguali. Una narrazione che si intreccia con quella nuovissima che vede protagonisti il mutamento frenetico di una società in prima linea nell’innovazione digitale, la vivacità della «shining India» e il dinamismo di megalopoli dalla crescita economica travolgente. Storie di successo che a loro volta convivono con i drammi quotidiani di una larga fetta della popolazione senza accesso all’acqua potabile o senza un bagno in casa, di un’agricoltura (ancora la principale fonte di sostentamento per la maggior parte del miliardo e trecento milioni di persone che affollano il subcontinente) che dipende dal monsone, ed è minacciata dai cambiamenti climatici. L’epica del più grande esperimento democratico mai tentato che però non sa estirpare una delle forme di classismo/razzismo più infami: il sistema delle caste, oggi perfino esacerbato dal nazionalismo indù al potere che discrimina per legge i musulmani e riscrive i manuali di storia.

Ciò nonostante, è difficile trovare un paese più dinamico e ottimista o, come scrive Arundhati Roy, «un popolo più irrimediabilmente disordinato», da millenni capace di opporsi e resistere «nei suoi modi diversi e disordinati». Un caos contraddittorio, terribile e gioioso, che si è cercato di restituire in queste pagine, dalla resistenza del popolo kashmiro a quella degli atei – odiati da tutte le comunità religiose – dalle danze degli hijra a Koovagam al successo della lottatrice Vinesh Phogat, simbolo di tutte le donne che provano a sottrarsi alle logiche opprimenti del sistema patriarcale: un paese tenace alle prese con un lungo cammino di emancipazione che tra mille difficoltà e qualche passo indietro sta tirando fuori dalla povertà i diseredati del pianeta.

I volumi della collana The Passanger che vorrei acquistare

Gli altri volumi della collana The Passanger

Portogallo

portogallo iperborea the passanger«Qui un tempo era tutto impero.» Per decenni il Portogallo è rimasto prigioniero di una visione di sé senza riscontro nella realtà. Il grande impero, il decimo nella storia per estensione, non ha lasciato che ferite aperte e retornados incattiviti ed emarginati. L’avamposto sull’Atlantico, con i suoi magnifici e malinconici tramonti, non era più la speranza di grandi scoperte ma la condanna alla saudade, la certezza di una vita alla periferia del mondo. Il salazarismo, una dittatura chiusa, ottusa e bigotta prima ancora che violenta, aveva lasciato un popolo a digiuno non tanto di cibo, ma di tutto il resto: società civile, rivoluzione sessuale e dei costumi, cultura, modernità, economia dei​ ​servizi e apertura alla globalizzazione. Sarà per questo che​ ​oggi l’espressione «miracolo​ ​portoghese» non suona come una forzatura. Da qualche anno il paese ha spiccato il volo:​ ​la crisi finanziaria del 2008 è ormai un ricordo, l’economia si diversifica, il turismo esplode,​ ​il mercato immobiliare prospera e risplende anche la cultura, con un’elettricità che pervade​ ​le arti, come le lettere e la musica.

Un popolo che sta finalmente rielaborando​ ​i traumi di​ ​una guerra coloniale ignobile e trascinata troppo​ ​in là, e che oggi è più orgoglioso della sua​ ​lingua che dei suoi confini. Che nella contaminazione fra tradizione e immigrazione e nel​ ​triangolo Europa, Africa e Sud America ha trovato una​ ​voce nuova, unica.Certo, gli​ ​equilibri politico-economici sono delicati e non tutto luccica come le acque del Tago viste​ ​dalla​ ​swinging Lisbona. È tutt’altro che colmata la distanza dalle strade deserte dell’interno,​ ​con i boschi che le costeggiano decimati dagli incendi, e dai villaggi svuotati da flussi​ ​migratori mai interrotti, mentre nella società resistono sacche di razzismo e discriminazione. Ma se oggi le caravelle dovessero salpare, le armi a bordo non sarebbero​ ​i cannoni dell’uomo bianco, ma i potenti sound system di una gioventù meticcia che balla​ ​tutta la notte con la consapevolezza di voler essere qui, ora.

Berlino

berlino the passanger iperborea«Berlino è troppo grande per Berlino» è il curioso titolo di un libro del flâneur Hanns Zischler che scherza sulla bassa densità abitativa di questa città policentrica così estesa: una delle ragioni per cui la sensazione che suscita è quella di libertà e «spazio». Ma «Berlino è troppo grande per Berlino» anche in senso più ampio: come convivere e tenere viva la fiamma di un mito così ingombrante come «Berlino, città di tendenza»? Per capirlo è necessario un viaggio alle sue origini, gli anni Novanta, quando il tempo sembrava essersi fermato: cicatrici della guerra ovunque, stufe a carbone, palazzi fatiscenti, minimarket spartani, mai una casa che avesse l’ascensore e un citofono funzionante. Visitarla era un’esperienza allucinogena, un viaggio nel passato e nel futuro allo stesso tempo, quando una gioventù curiosa sembrava aver fatto proprio – ribaltandolo in positivo – il famoso aforisma di inizio Novecento di Karl Scheffler: «Berlino è condannata per sempre a diventare e mai a essere.»

La ricerca della rovina abbandonata, la caccia al cimelio del mercatino, le feste illegali negli scantinati oggi non ci sono più. Quell’epoca di archeologia urbana è finita per sempre: quasi tutti i palazzi sono stati ristrutturati, le case occupate sgomberate e i negozi con il tipico arredamento Ddr hanno chiuso. Senza più ferite del passato il corpo della città è forse meno drammatico ma di certo è più forte, sano. Anche gli abitanti hanno perso qualcosa di quello struggimento, di quella vena romantica e autodistruttiva, e oggi c’è perfino chi viene a Berlino per lavorare e non solo per «creare» o semplicemente oziare. Ma Berlino rimane una città giovane, che non si attacca morbosamente a un passato «povero e sexy» e i cui unici feticci intoccabili sono una multiculturalità che non accetta compromessi e un futuro che è sempre tutto da scrivere. Anzi, per citare uno che la conosce bene, Berlino è e sempre sarà «potenziale puro».

Gli altri titoli della collana The Passanger di Iperborea

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