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La città dei vivi di Nicola Lagioia diventa un podcast

La città dei vivi - Nicola Lagioia - Einaudi podcast

Appassionati di cronaca nera… riunitevi! La città dei vivi di Nicola Lagioia è stato uno dei libri più belli  letti nel 2020. Ricordo che lo andai a comprare il giorno dopo l’intervista che Corrado Formigli fece a Lagioia. Folgorata dall’incipit e dall’inquietudine crescente, sono arrivata alla fine in un battibaleno (LEGGI QUI la mia recensione).

La città dei vivi di Nicola Lagioia diventa un podcast

Inutile dire che sto amando alla follia anche il podcast  prodotto da Chora Media che sto ascoltando su Spotify. Scritto da Nicola Lagioia con Alessia Rafanelli. Sigla, supervisione suono e musica di Luca Micheli. Post produzione e montaggio di Michele Boreggi. La cura editoriale è di Sabrina Tinelli e il produttore esecutivo Valentina Meli (Per ascoltare il podcast clicca qui). 

Anche se hai già letto il libro sono rimasta conquistata dalle voci dei protagonisti: parlano familiari, conoscenti delle vittime. Sentiamo le voci degli avvocati e perfino degli assassini. Non c’è morbosità nel racconto, soltanto la voglia di comprendere e scavare più a fondo nell’animo umano, il loro e il nostro.

La città dei vivi di Nicola Lagioia

La città dei vivi - Nicola Lagioia - Einaudi

«Tutti temiamo di vestire i panni della vittima. Viviamo nell’incubo di venire derubati, ingannati, aggrediti, calpestati. Preghiamo di non incontrare sulla nostra strada un assassino. Ma quale ostacolo emotivo dobbiamo superare per immaginare di poter essere noi, un giorno, a vestire i panni del carnefice?» “Le parole di Nicola Lagioia ci portano dentro il caso di cronaca più efferato degli ultimi anni. Un viaggio per le strade buie della città eterna, un’indagine sulla natura umana, sulla responsabilità e la colpa, sull’istinto di sopraffazione e il libero arbitrio. Su chi siamo, o chi potevamo diventare. Nel marzo 2016, in un anonimo appartamento della periferia romana, due ragazzi di buona famiglia di nome Manuel Foffo e Marco Prato seviziano per ore un ragazzo più giovane, Luca Varani, portandolo a una morte lenta e terribile. È un gesto inspiegabile, inimmaginabile anche per loro pochi giorni prima. La notizia calamita immediatamente l’attenzione, sconvolgendo nel profondo l’opinione pubblica. È la natura del delitto a sollevare le domande più inquietanti. È un caso di violenza gratuita? Gli assassini sono dei depravati? Dei cocainomani? Dei disperati? Erano davvero consapevoli di ciò che stavano facendo? Qualcuno inizia a descrivere l’omicidio come un caso di possessione. Quel che è certo è che questo gesto enorme, insensato, segna oltre i colpevoli l’intero mondo che li circonda. Nicola Lagioia segue questa storia sin dall’inizio: intervista i protagonisti della vicenda, raccoglie documenti e testimonianze, incontra i genitori di Luca Varani, intrattiene un carteggio con uno dei due colpevoli. Mettersi sulle tracce del delitto significa anche affrontare una discesa nella notte di Roma, una città invivibile eppure traboccante di vita, presa d’assalto da topi e animali selvatici, stravolta dalla corruzione, dalle droghe, ma al tempo stesso capace di far sentire libero chi ci vive come nessun altro posto al mondo. Una città che in quel momento non ha un sindaco, ma ben due papi. Da questa indagine emerge un tempo fatto di aspettative tradite, confusione sessuale, difficoltà nel diventare adulti, disuguaglianze, vuoti di identità e smarrimento. Procedendo per cerchi concentrici, Nicola Lagioia spalanca le porte delle case, interroga i padri e i figli, cercando il punto di rottura a partire dal quale tutto può succedere”. (LEGGI QUI la mia recensione).

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