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RECENSIONE: Le affacciate (Caterina Perali)

Le affacciate - Cristina Perali - Neo edizioni
RECENSIONE: Le affacciate (Caterina Perali)

Le affacciate

Valutazione:
three-half-stars
Autore:
Pubblicato da:
Data uscita:
07/02/2020

Pagine:
168
Genere:
ISBN:
978-88-96176-70-2
Acquista:

La trama

Dopo anni di lavoro totalizzante in un’importante società di eventi, Nina viene lasciata a casa. Disoccupata, cinica e piena di pregiudizi, circoscrive la vita entro i confni del suo condominio a ringhiera, mantenendo però una forida e fttizia routine tra chat e social network: più del senso di vuoto, è l'onta della disoccupazione a toglierle il sonno.Indolente, trascorre le giornate a osservare i condomini, punti di riferimento di un mondo intimo ma che sente lontano. Fin quando la sua attenzione si concentra su una vicina da sempre scostante, diventata improvvisamente perno silente e misterioso di un gineceo di tre anziane: la smilza, la leopardata e la forzuta.

 -Nervoso –

Le affacciate di Caterina Perali (Neo edizioni) è la storia di Nina, una giovane freelance precaria, simbolo di una generazione sempre di corsa, sopraffatta dagli impegni e costantemente isolata nonostante l’apparenza di comunità creata dai social.

Le affacciate - Cristina Perali - Neo edizioni

Non ho mai letto nulla di Perali e sono rimasta colpita dallo stile carico di ironia con quel pizzico amarezza che turba, scuote, fa domandare.  Nina organizza eventi e lo fa lavorando oltre all’orario canonico. Chiamate a qualsiasi ora, mansioni da sbrigare durante il fine settimana e quel maledetto tempo che sfugge dalle mani… non c’è mai il tempo per riposare, per oziare, per dedicarsi alle amiche. Ma le ore per i social network quelle si riescono sempre a trovare. Nina ha una sorta di migliore amica che potremmo definire virtuale. Con Anna non si vede mai. Solo messaggi tutto il giorno, la promessa “Ci vediamo” e il puntuale “Magari domani”.

Non lo so, può sembrare una banalità e invece questo aspetto mi ha impressionato tantissimo. Perché che esistano le amicizie virtuali posso anche comprenderlo ma che quelle “in carne ed ossa”  si trasformino soltanto in chilometriche chat… beh mi sconvolge perché è reale. Ho pensato a quante volte ho detto alle amiche “Non ho tempo perché devo lavorare” e poi ho passato la successiva mezz’ora a guardare le storie di Instagram di sconosciuti.

Non mi sento meglio o peggio di chi fa il Cammino di Santiago per farci un blog o si fa le stories su Instagram ad ogni tramonto. Ognuno cerca il suo modo per sopravvivere. Nel dominio dell’apparenza, ognuno ha il diritto di giocare come gli pare.

Le affacciate - Cristina Perali - Neo edizioni

Ma torniamo alla storia e perdonatemi se nel raccontarvela farò incursioni e paragoni con la mia vita, io sono stata la vecchia Nina. Sì a qualsiasi richiesta, a qualsiasi ora in qualunque giorno. E non perché fossi una martire, nemmeno la nostra protagonista lo è. Ma perché quella è l’unica normalità che conosciamo. Quando si trova un lavoro (in linea con le nostre capacità  e /o passioni poi è un miracolo) pur di tenerselo stretto si oltrepassa qualsiasi limite e non ci si rende conto di quanti spazi riempa, quanti vuoti colmi, quanto nasconda, quanta paura allontani.

Quando Nina perde il suo lavoro è talmente disorientata che non riesce nemmeno a dirlo a qualcuno.  Magari non si sentiva fondamentale nella sua azienda ma nemmeno così insignificante. Sbattuta fuori da un giorno all’altro per colpa dei tagli.

Ho fatto diventare tutto sostituibile, anche la mia presenza nei miei ricordi.

Le affacciate - Cristina Perali - Neo edizioni

Siamo a Milano, precisamente nell’Isola, quella con il bosco verticale e quando Nina alza gli occhi dal suo smartphone – solamente dopo aver postato qualcosa su guerra, attentati e altri articoli o considerazioni tra trend topic – si accorge della vita nel condominio. Le notti insonni, passate a contare i chiodi sul soffitto scandiscono il tempo, il senso di colpa e l’omissione nei confronti di genitori e amica consuma la mente di Nina e un po’ anche la nostra.

Ma quando la nostra protagonista incrocia  Svetlana, Teresita e Adele qualcosa cambia. Queste tre donne sono rispettivamente la forzuta, la leopardata e la smilza.  E qui Perali si sbizzarisce perché Nina si trova a cena con queste signore, diverse per età, stili di vita e visioni del mondo. Una cena che viene (per noi) costantemente interrotta dai messaggi di Anna. Nina aggiorna in diretta l’amica, in particolare sul monologo di Svetlana, slava sopravvissuta all’attentato di Sarajevo. Eppure durante il suo racconto ci sentiamo un po’ distaccati.

Trovo ingiusto che le storie ingiuste non lo siano in modo assoluto. L’ingiustizia dev’essere totalizzante per essere consolatoria.

Adele invece cattura tutta la nostra attenzione. Elegante, bella e distaccata. Le storie di queste tre donne, che inevitabilmente diventano quattro, si incrociano e danno vita a una nuova Nina. Una Nina che non si identifica più con il proprio mestiere.

Le affacciate è una doccia fredda ma anche una carezza. Perali ci mostra con durezza tutti i nostri limiti, ma il lieto fine può esserci anche per noi.


Le affacciate è…

Un libro dai tratti nervosi. Perali è pungente e soprattutto efficace. Le bastano poche, pochissime parole per dipingere una scena ma soprattutto i pensieri di Nina. Il libro è originale, i capitoli tradizionali sono interrotti dalle chat con l’amica Anna, proprio come nella realtà. Hastag e battute fanno accelerare il ritmo, mentre la stravaganza del gineceo all’inizio ci confonde, poi ci conquista. Ma attenzione, dietro a quei sorrisi per la ripetizione delle sveglie al mattino, per la vita d’apparenza costruita sui social, per gli appuntamenti rimandati… c’è qualcosa d’altro. Il sorriso si spegne inevitabilmente quando capiamo che la routine di Nina è quella di noi giovani (si può ancora dire che sono giovane?) precari, freelance, sfruttati, spaesati, impauriti dal vuoto e dal silenzio.

Che fare? Cerchiamo anche noi  Forzuta, Leopardata, Smilza e cerchiamo di non avere paura, affacciamoci, che la vita è fuori  dallo schermo di un telefono, guardiamo in faccia gli amici, diciamo qualche “no”  in più al lavoro e scopriamo che persino a Milano ci si può fermare e “perdere tempo” durante una cena.

Consigliato per chi ha voglia di una storia originale, nervosa, efficace. Le pagine si divorano, si sorride, si riflette. Non perderò di vista questa autrice.

three-half-stars

Alcune note su Caterina Perali

Caterina Perali, (Treviso), anno 1975. Dopo gli studi a Venezia si sposta tra Genova e Lisbona per irrequietezza e amore delle città d’acqua. Per falsa coerenza ora vive tra Treviso e Milano, in un quartiere chiamato Isola, dove lavora nella produzione di spot pubblicitari. È stata autrice televisiva, ideatrice di social network fallimentari, sognatrice e collaboratrice per riviste di teatro e food and beverage. Suo il romanzo Crepa (13Lab Edizioni, 2015).

 

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