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RECENSIONE: L’estate del ’78 (Roberto Alajmo)

L'estate del '78 - Roberto Alajmo - Sellerio editore
RECENSIONE: L’estate del ’78 (Roberto Alajmo)

L'estate del '78

Valutazione:
three-half-stars
Autore:
Pubblicato da:
Data uscita:
2203/2018

Pagine:
176
Genere:
ISBN:
9788838937859
ASIN:
B07C78VLW1
Acquista:

La trama

Un pomeriggio d’estate Roberto Alajmo incontra la madre in una strada di Mondello. Non può immaginarlo, ma quello è un addio. «Cos’abbia fatto lei, nei tre mesi successivi, ancora oggi non lo so. È oggetto della presente indagine».

– Universale – 

L'estate del '78 - Roberto Alajmo - Sellerio editoreL’estate del ’78  di Roberto Alajmo (Sellerio) è un libro inchiesta, un giallo, una lettera d’amore. Sì, questo libro, il primo che leggo di Alajamo, è tutte queste cose insieme. Costruito con continui flashback, ha un ritmo incalzante e delicato allo stesso tempo.

Quella di Elena, la mamma di Roberto, è una storia vera e noi ci aggiriamo tra le strade di Mondello sperando di scorgere Elena con il vestito della festa, quello che la slancia, quello che la fa ancora assomigliare ad Audrey Hepburn.

Quella della maturità è di solito un periodo che si ricorda per tutta la vita. Ed è stato proprio così per l’autore. Estate 1978, Roberto sta preparando l’orale e si trova a Mondello con gli amici quando, sul tragitto per andare a prendere il gelato, incontra la mamma. Seduta, in maniera un po’ goffa lo saluta e quella è stata l’ultima volta in cui si sono visti.

Cos’abbia fatto lei, nei tre mesi successivi, ancora oggi non lo so. È oggetto della presente indagine.

Comincia proprio così L’estate del ’78 che è un racconto spaccacuore. Alajamo cerca di dare un senso, probabilmente senza trovarlo, alla tragedia vissuta dalla propria famiglia e lo fa ora, nell’età presente, ora che anche lui è genitore e marito.

Con autentici stralci di lettere, Alajamo ripercorre le origini dell’amore tra Vittorio ed Elena, i suoi genitori. Fotografie, lettere e pubblicità, arricchiscono le pagine di quello che sembra ma un romanzo, ma è realtà. I due ragazzi si innamorano e poi si sposano. Elena trascorre all’apparenza una vita felice, cresce  i figli e studia, studia e ancora studia per ottenere il posto dei sogni.

L'estate del '78 - Roberto Alajmo - Sellerio editoreA raccontarci la parabola discendente di questa donna è un ragazzino con l’inevitabile “senno di poi”. Qualcosa dentro Elena si spezza. Qualcosa che ha un nome ben preciso: dipendenza da farmaci.  Precisamente da Spasmo Oberon, medicinale ritirato dal mercato perché causava dipendenza.

Elena è una vittima di questo farmaco, la creatività della mente da pittrice e l’arguzia da insegnante si spengono dentro al blister di queste supposte. Sono gli anni Settanta, ancora niente ricette per farmaci e le vittime delle supposte ritirate troppo tardi dal mercato, sono tante.

Roberto ripercorre gli anni felici tra Natali in famiglia e giochi sulla spiaggia cercando così di ricostruire (forse inutilmente) gli ultimi tre mesi di vita della madre.

Si arriva così velocemente ai giorni della separazione tra i genitori, quell’ammissione di sconfitta. Nonostante tutto l’amore, ad Elena continua a mancare qualcosa:

Papà è uscito lasciandole campo libero, e vederla arrivare alla casa di Mondello è strano: bello in teoria, da principio; penoso quando capiamo di che si tratta.

I due figli restano a vivere con il papà, Elena si allontana per andare alla deriva. Non sarà più costretta a continui ricoveri, non cercherà più di buttare il blister vuoto nel gabinetto, risparmierà questo dolore ai due ragazzi ma inevitabilmente gliene arrecherà altro.

E così ritorniamo al punto di partenza, alle domande iniziali. Roberto sa esattamente quando è stata l’ultima volta in cui ha visto sua madre ma non ricorda l’ultima in cui ha preso in braccio suo figlio… e così tra un interrogativo e l’altro ci domandiamo che cosa sia la felicità.

Escludendo le evenienze estreme, nella maggior parte dei casi la felicità è una memoria trascorsa. Una cicatrice, anzi. Una frattura mal ricomposta che quando cambia il tempo riprende a far male. Ognuno accumula nell’arco della vita un repertorio di luoghi, persone, circostanze che rievocano ciascuno una porzione di felicità. Quando scatta il ricordo, per un attimo posso quasi riassaporarne il gusto, ma il dolore subentra quasi subito. E’ il dolore che descrivono alcuni mutilati: specialmente i primi tempi, dicono faccia male la gamba che ti hanno amputato.


L’estate del ’78 è…

Come abbia fatto Alajamo a rendere una storia personale così universale non lo so. Ma so che questo è un libro da leggere. La sua indagine non porta a nulla, probabilmente in questo caso la letteratura non sarà venuta in soccorso del malcapitato ma ha sicuramente stupito e conquistato i lettori.

Quando L’estate del ’78 si chiude si rimane commossi e non possiamo che unirci alla preghiera dell’autore, ci aggrappiamo disperatamente alla lettera di Elena e crediamo fortemente in quelle parole, messe nero su bianco.

Io ho letto il libro senza sapere nulla, non sapevo se parlavamo di omicidio, sparizione… non sapevo nulla e mi sono gustata (ho anche pianto) ogni parola e voglio che lo facciate anche voi. Ho sorvolato su tantissimi punti, rischiando alla fine di non essere chiara. Forse non vi ho dato sufficienti motivi per leggerlo, ma vorrei soltanto che vi abbandonaste alla storia. Godetevela.

Consigliato per chi vuole imbattersi in una storia vera, commovente, e anche ingiusta. Ingiusta come solo la vita sa essere.

three-half-stars

Alcune note su Roberto Alajmo

Roberto Alajmo

Roberto Alajmo (1959) vive a Palermo. Tra i suoi libri: Notizia del disastro (2001), Cuore di madre (2003), È stato il figlio (2005), da cui è stato tratto nel 2012 l’omonimo film diretto da Daniele Ciprì, Palermo è una cipolla (2005), L’arte di annacarsi (2010). Con questa casa editrice ha pubblicato Carne mia (2016), L’estate del ’78 (2018), Repertorio dei pazzi della città di Palermo (2018) e Io non ci volevo venire (2021).

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